Simona d’Albora
Nel suo discorso di insediamento, il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha insistito molto sul Mezzogiorno come punto chiave dell’Agenda di Governo in termini economici e programmatici. Un discorso che ha riacceso le speranze di chi da tempo vede il Sud abbandonato a se stesso, ha assistito a una politica di Renzi indifferente al Mezzogiorno, speranze confermate dalle intenzioni di Renzi di allargare il ministero degli Affari regionali per trasformarlo in ministero del Mezzogiorno.
“Un passo in avanti – dichiara Isaia Sales – per tanti motivi, prima di tutto perché finalmente ci sarà una persona che si occupa dei fondi comunitari e non saranno affidati a Delrio che preso dai tanti impegni del suo ruolo non può dedicare tutta l’attenzione dovuta”.
A proposito di fondi comunitari, cosa ne pensa di quanto affermato da Gianfranco Viesti che la lentezza della spesa dei fondi europei non è dovuta al sud ma alla lentezza nella realizzazione delle grandi opere pubbliche?
“Viesti ha ragione, non ci sono studi approfonditi su questo, si preferisce far passare l’idea che la lentezza dipenda dall’inefficienza delle regioni del Sud. Ma l’inefficienza delle regioni del Sud non è sufficiente a spiegare tutte le ragioni della lentezza Il vero problema sono le grandi infrastrutture, per realizzarne una ci vogliono 11 anni, il ciclo dei fondi comunitari dura 7 anni, è chiaro che ci sono come minimo quattro anni di troppo. È più facile spendere i fondi al Nord perché li usano per i fondi sociali, ad esempio i corsi di formazione. Ma i fondi vanno persi quando ci vogliono così tanti anni per realizzare un’opera. Piuttosto prendiamo spunto per sfatare un luogo comune, non è colpa dell’inefficienza delle regioni ma delle procedure complicate, luogo comune che ha avuto ricadute pesanti anche sull’economia della regione perché ha alimentato il pensiero che i fondi si perdono per colpa dell’inefficienza delle regioni ed è per questo giusto toglierli a quelle regioni. Un danno sia per l’immagine, sia per l’economia”
Ma come dovrebbe essere il ministero del Mezzogiorno?
“Dal punto di vista culturale, si afferma che in Italia c’è una questione territoriale, un grosso problema di coesione. Istituire di nuovo un ministero del Mezzogiorno significa ammettere che il problema esiste e va affrontato. Ma attenzione sarebbe ingiusto aspettarsi che da solo risolva i problemi del sud, parecchi ministeri si occupano delle questioni legate al meridione, pensiamo alla sanità o ai trasporti, sicuramente il ministro del Mezzogiorno dovrà avere la capacità di interfacciarsi con gli altri settori, dovrà essere un ministro trasversale o, come ho già detto, corsaro, in grado di occuparsi del Mezzogiorno facendo intersecandosi con gli altri ministeri che si debbono occupare dei problemi del sud.”
In che modo il ministero del Mezzogiorno potrebbe inserirsi nella riforma del Capitolo V della costituzione che prevede la nascita di macroregioni?
“Dobbiamo cercare di pensare alle macroregioni al di fuori della visione istituzionale, ma piuttosto, prima di tutto come un insieme di regioni che decidono di pensare in grande ed attraverso la capacità progettuale sovraregionale di realizzare un grande progetto che coinvolga tutto il territorio, una ferrovia, un’autostrada ad esempio. Solo così la macroregione si può formare anche politicamente e culturalmente.”
Quali capacità dovrebbe avere un ministro del Mezzogiorno?
“Dovrebbe avere autorevolezza proprio per interagire con gli altri ministeri che si occupano di alcuni segmenti del Mezzogiorno e soprattutto che non sia il frutto di una scelta correntizia ma di alta politica”