di Giuseppe Buttà
Il 1 agosto del 1860, i popolani di Bronte, grosso paese nella provincia di Catania, si levarono a tumulto a causa dei demanii di quel paese: gridarono repubblica, e moschettarono non pochi borghesi. Ad alcuni di costoro arsero le case, altri buttarono da’ balconi, non esclusi bambini e donne.
Accorsero sei compagnie di soldati piemontesi, e poi Nino Bixio con due battaglioni cacciatori, quello dell’Etna, e l’altro delle Alpi, i quali entrarono in Bronte tirando fucilate alla cieca. Il Bixio con la urbanza e col dispotismo di un generale moscovita in Polonia, chiamò a sè il Sindaco, l’arciprete, ed altri notabili del paese. Dichiarò a costoro che Bronte era reo di lesa umanità, ed impose una multa di lire trecento per la prima ora, di cinquecento per la seconda, di mille per le sussequenti, sino a che si svelassero i ribelli. La paura di queste multe indusse a scoprire i rei della ribellione. Bixio ne fece fucilare ventiquattro immediatamente nella pubblica piazza, indi riscosse le multe di guerra da quelle stesse famiglie ch’erano state saccheggiate ed assassinate: legò i meno rei e li menò a Catania.
È certo che que’ popolani di Bronte, i quali commisero que’ terribili delitti, erano rei di morte. Ma non si devono fucilare gli uomini senza neppure un giudizio sommario. Secondo Bixio bastava la semplice denunzia per fucilare un cittadino, non avendo riguardo a que’ tempi di terrore e di funestissime passioni. Difatti tra quegli infelici fucilati vi furono degli innocenti designati come ribelli per isbaglio, o per vendetta private. E poi un Bixio fucilare i ribelli e gli assassini! egli il primo ribelle ed istigatore dei massacri de’ poliziotti di Palermo! L’entrata di Bixio in Bronte, le sue taglie di guerra alla turca, e a danno di quegli stessi che furono vittima della rivolta, e le fucilazioni senza giudizio, mostrano un bestiale rivoluzionario in trionfo.
Qual conto poi si facesse Bixio della umanità, da lui dichiarata lesa in Bronte, lo dimostra pure il seguente fatto. Un uomo di civile condizione di Bronte si avvicina a Bixio o per difendersi, e per difendere gli altri, o per altre ragioni: il Bixio infastidito, trasse la rivoltella e freddò quell’uomo a’ suoi piedi!
Bixio morì ancora non vecchio, in estraneo e lontano paese, e gli sia lieve la terra che lo ricopre. Noi cattolici, speriamo che l’infinita misericordia di Dio gli abbia ispirato il pentimento e l’orrore de’ suoi delitti, e che l’avesse perdonato, ad onta che avrebbe voluto gettare nel Tevere il Senato cattolico, cioè tutti i Cardinali!
(da In viaggio da Boccadifalco a Gaeta)
Ecco cosa scrive Nino Bixio
Gli assassini, ed i ladri di Bronte sono stati severamente puniti – Voi lo sapete! la fucilazione seguì immediata i loro delitti – Io lascio questa Provincia – i Municipi, ed i Consigli civici nuovamente nominati, le guardie nazionali riorganizzate mi rispondano della pubblica tranquillità!… Però i Capi stiino al loro posto, abbino energia e coraggio, abbino fiducia nel Governo e nella forza, di cui esso dispone – Chi non sente di star bene al suo posto si dimetta, non mancano cittadini capaci e vigorosi che possano rimpiazzarli. Le autorità dicano ai loro amministrati che il governo si occupa di apposite leggi e di opportuni legali giudizi pel reintegro dei demanî – Ma dicano altresì a chi tenta altre vie e crede farsi giustizia da se, guai agli istigatori e sovvertitori dell’ordine pubblico sotto qualunque pretesto. Se non io, altri in mia vece rinnoverà le fucilazioni di Bronte se la legge lo vuole. Il comandante militare della Provincia percorre i Comuni di questo distretto. Randazzo 12 agosto 1860.
IL MAGGIORE GENERALE G. NINO BIXIO.