Produce energia in modo autonomo e regola da sola le temperature interne in base a quelle esterne, anche grazie ai materiali con cui è costruita. Non solo. Ha un cuore hitech: una centralina collegata a un tablet che permette, anche a distanza, di chiudere o aprire le serrature, comandare spegnimento ed accensione di luci e prese elettriche, controllare sensori di temperatura, umidità e sensori anti-allagamento, gestire l’impianto di climatizzazione e di illuminazione in funzione delle condizioni climatiche esterne e delle previsioni meteo. Si chiama nZEB (nearly Zero Energy Building) ed è la casa del futuro con un consumo di energia quasi pari zero quella inauguata ieri a Benevento nell’ambito del progetto di ricerca Smart Case, attuato dal Distretto tecnologico Stress sotto il coordinamento scientifico di Giuseppe Peter Vanoli del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi del Sannio
Settantuno metri quadri, tecnologia a pannelli X-Lam con isolamento in fibra di legno, un impianto di climatizzazione costituito da un’unità in pompa di calore che copre le esigenze di riscaldamento, raffreddamento, produzione di acqua calda sanitaria, ventilazione meccanica con recupero termodinamico e filtrazione elettronica. E ancora: un campo geotermico con sonde orizzontali poste a circa 2 metri di profondità per pretrattare l’aria di immissione o operare in free-cooling e avanzate tecnologie domotiche per il monitoraggio delle prestazioni energetiche e ambientali. Sono le principali caratteristiche di questo edificio sperimentale, uno dei primi test del genere in Italia meridionale, che consentirà di mettere a sistema innovative metodologie progettuali, costruttive e impiantistiche.
Non solo ecosostenibile: nZeb è anche intelligente. La casa è, infatti, completamente monitorata attraverso le più avanzate tecnologie domotiche con l’obiettivo sia di fornire agli occupanti strumenti per la fruizione ottimale degli ambienti, sia di configurare un Living Lab per il monitoraggio dettagliato delle prestazioni energetiche e ambientali.
Particolare risalto verrà è dato a “internet delle cose”, dove oggetti di uso quotidiano si rendono riconoscibili e acquisiscono una propria “intelligenza” grazie al fatto di poter interagire con l’ambiente circostante comunicando dati su se stessi ed accedendo ad informazioni aggregate da parte di altri.
”La casa nZEB ha le caratteristiche che tutti i nuovi edifici privati dovranno avere in Italia, a partire dal 31 dicembre 2020 – dice Ennio Rubino, presidente del Distretto Stress. – Cioè è costruita con materiali rispettosi dell’ambiente, che inoltre garantiscono l’isolamento termico sia d’inverno che d’estate, e ha infissi ad alte prestazioni. Inoltre, produce da sola tutta l’energia elettrica di cui ha bisogno, grazie ai pannelli fotovoltaici, ed è dotata di un sistema geotermico per il riscaldamento”.
Al progetto hanno lavorato anche il Dipartimento di architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e le imprese socie Graded, Ett, Rina Consulting, Sea Costruzioni e Tme.
“Siamo soddisfatti di aver dato il nostro contributo alla realizzazione di quello che diventerà un laboratorio permanente per testare le tecnologie più avanzate in materia di sostenibilità degli edifici”, dice Vito Grassi, amministratore unico di Graded e vicepresidente dell’Unione Industriali di Napoli. “Questa prima abitazione a energia zero ha, infatti, le caratteristiche che tutte le case di nuova costruzione in Italia dovranno avere già a partire dal 31 dicembre 2020. ‘Nzeb rappresenta, inoltre, la dimostrazione pratica di uno dei capisaldi cui si ispira da anni l’attività di Graded: la trasformazione e la crescita del nostro tessuto produttivo passano necessariamente attraverso una collaborazione sempre più stretta tra imprese, sistema universitario e mondo della ricerca. “Smart Case” è uno dei progetti di Ricerca e Innovazione cui partecipa la Graded Spa, società napoletana che quest’anno festeggerà 60 anni di presenza nel mercato dei servizi energetici , in costante partnership con importanti realtà di ricerca e con le università sia pubbliche che private: oltre all’Università del Sannio, ci sono la “Federico II”, la “Parthenope”, l’Università di Fisciano e il Suor Orsola Benincasa”.
“Proprio con l’obiettivo di mettere in connessione imprese e mondo accademico – aggiunge Grassi – come sistema Confindustria Napoletano , in sintonia con le strategie nazionali e in coerenza con il metodo della condivisione e del rafforzamento della partnership pubblico/privato che riteniamo strategica per lo sviluppo del nostro territorio, stiamo promuovendo l’attivazione dei “Digital Innovation Hub” previsti dal Piano Industria 4.0. Si tratta di organismi che hanno l’obiettivo di avvicinare la domanda e l’offerta di innovazione – spiega il vicepresidente degli Industriali partenopei -. Di promuovere iniziative, svolgere attività e offrire servizi finalizzati alla trasformazione digitale delle imprese, al trasferimento tecnologico, alla innovazione e alla ricerca, all’inserimento in organico dei nuovi profili professionali, i cosiddetti nativi digitali, cercando costantemente un confronto costruttivo con i diversi livelli istituzionali”.