Sul progetto Pilota “Scarfoglio”, concernente “Realizzazione di un impianto geotermico pilota nell’area del Permesso di Ricerca “Scarfoglio”, attualmente sottoposto a Valutazione d’impatto ambientale, un folto gruppo di movimenti flegrei solleva le seguenti OSSERVAZIONI ritenendole ostative alla concessione di parere positivo da parte del MATTM e al rilascio dell’autorizzazione definitiva:
- Violazione del Principio di Precauzione
Il principio di precauzione è citato nell’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (UE). Il suo scopo è garantire un alto livello di protezione dell’ambiente grazie a delle prese di posizione preventive in caso di rischio. Secondo la Commissione, il principio di precauzione può essere invocato quando un fenomeno, un prodotto o un processo può avere effetti potenzialmente pericolosi, individuati tramite una valutazione scientifica e obiettiva, se questa valutazione non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. Il ricorso al principio si iscrive pertanto nel quadro generale dell’analisi del rischio (che comprende, oltre la valutazione del rischio, la gestione e la comunicazione del rischio) e più particolarmente nel quadro della gestione del rischio che corrisponde alla fase di presa di decisione. La Commissione sottolinea che il principio di precauzione può essere invocato solo nell’ipotesi di un rischio potenziale, e che non può in nessun caso giustificare una presa di decisione arbitraria. Il ricorso al principio di precauzione è pertanto giustificato solo quando riunisce tre condizioni, ossia: l’identificazione degli effetti potenzialmente negativi( individuazione della zona rossa per il rischi vulcanico dei campi flegrei); la valutazione dei dati scientifici disponibili (non utilizzo di tutti i dati disponibili in quanto lo studio si basa su dati fermi al 2013 mentre esistono dati al 2015 che attestano l’incremento dell’attività di sollevamento del suolo connessa al fenomeno del bradisismo allegare foto con confronto dati grafici progetto-bollettino. Si veda anche punto 2. ); l’ampiezza dell’incertezza scientifica (discordanze tra gli studi effettuati da diversi ricercatori esperti della materia).
Nell’immagine seguente il confronto tra due grafici omologhi; in alto quello riportato nella “Relazione geologico-geotermica AMRA/INGV”, in basso quello estratto dal “Bollettino di Sorveglianza Vulcani Campani Maggio 2015” dell’Osservatorio Vesuviano. In tale confronto si nota che negli ultimi due anni le variazioni di quota sono sempre in incremento.
Si riporta inoltre una dichiarazione del Prof. Mastrolorenzo: “per il principio di precauzione e per l’assoluta imprevedibilità degli effetti , le attività di perforazione sono assolutamente da escludere in un’area in cui sono a rischio 3 milioni di persone”.
O anche una dichiarazione del Prof. Ortolani: “La reiniezione dei fluidi ad alta pressione induce normalmente attività sismica di non elevata magnitudo. In un sottosuolo particolare come quello flegreo già normalmente interessato da sismicità specialmente quando l’attività bradisismica è caratterizzata da sollevamento, da fluidi molto caldi, da discontinuità litologiche e geomeccaniche orizzontali e verticali le reiniezioni di fluidi ad alta pressione rappresenterebbero un problema antropico aggiunto a quelli naturali. Certamente non costituirebbero un intervento migliorativo! E’ inutile ricordare che l’area flegrea è densamente urbanizzata.”
Nell’immagine seguente i limiti della zona rossa e della zona gialla per il vulcanismo dei Campi Flegrei; l’area “Scarfoglio” è proprio al centro dell’ellisse disegnato:
- Livello di allerta vulcanica dell’area
Secondo quanto comunicato dall’INGV e dall’Osservatorio Vesuviano nel Bollettino di Sorveglianza Campi Flegrei del 21 dicembre 2012, “la rete permanente di controllo mostra una netta ripresa del processo di sollevamento dell’area flegrea” e la velocità di sollevamento registrata nel bollettino del 21 dicembre è pari a 2.5/3.0 cm al mese alla stazione GPS del Rione Terra. Si tratta di un dato considerato dagli scienziati il “valore massimo ad oggi rilevato a partire dalla fase di sollevamento iniziata nel 2005“. Nel Bollettino del 28 dicembre, invece, è stato segnalato dalla stazione GPS un incremento visibile del suolo pari a 0.5 cm nell’ultima settimana.
In base a questi dati, ai Comuni flegrei è stata inviata una nota ufficiale nella quale, è stato comunicato il passaggio dal livello di allerta vulcanica ‘base’ al livello di ‘attenzione nell’allerta.’ L’assegnazione di tale livello indica che si sono verificate variazioni significative nei parametri monitorati quali incrementi significativi della sismicità, deformazioni del suolo e variazioni delle caratteristiche fisico-chimiche delle fumarole della solfatara e dell’area idrotermale di Pisciarelli. Tale livello è stato riconfermato per il 2013 e per il 2014 confermando il trend di sollevamento dell’area .
Questo dato è confermato in una recente relazione del Prof. Chiodini, dirigente di Ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia impegnato dal 1997 nello studio dei fluidi vulcanici e geotermici e del sistema fumarolico della Solfatara e dell’aria di Pisciarelli , di cui si riporta un estratto in cui abbiamo evidenziato tratti di particolare interesse:
“Quello che esprimo in questa nota lo faccio a titolo personale come ricercatore esperto nell’argomento. È dal 2000 che nell’area dei Campi Flegrei sono evidenti segni di ‘risveglio’ (unrest) vulcanico che sono stati trattati in numerosi lavori recenti (vedi bibliografia allegata). Un area ove tali segni di ‘risveglio’ sono particolarmente evidenti è quella di Pisciarelli, ed anche di via Scarfoglio dove è programmata la realizzazione del progetto geotermico che prevede la perforazione di 5 pozzi .
A Pisciarelli negli ultimi anni si è assistito ad un aumento continuo dell’attività delle fumarole accompagnato da aumento di temperatura, apertura di nuove bocche fumaroliche e polle bollenti, emissione di fanghi, attività sismica localizzata (Chiodini et al., 2015). Più in generale in tutto il settore orientale del cono della Solfatara, che include anche via Scarfoglio, si è osservata l’estensione della zona che emette dal suolo gas d’origine vulcanica (CO2 principalmente, l’estensione dell’area è ormai dell’ordine di un km2 ) e, recentemente, l’aumento del flusso totale di CO2 vulcanica. In totale nel gennaio del 2015 l’area emetteva 2500-3000 tonnellate di CO2 al giorno che è una quantità molto notevole se si considera che questo valore colloca la struttura di degassamento della Solfatara-Pisciarelli-via Scarfoglio all’ottavo posto fra i vulcani misurati della Terra (vedere tabella 2 “Mean volcanic plume CO2 fluxes from persistently degassing volcanoes” in Burton et al., 2013;).
Se si procedesse alla realizzazione dell’impianto geotermico questo costituirebbe probabilmente una ‘prima’ a livello mondiale all’interno di una struttura vulcanica così attiva, o se altre ne sono state realizzate (ma non ne ricordo in aree di degassamento così intenso), sicuramente sarebbe la prima con tali caratteristiche di elevato degassamento ubicata così vicina ad una zona abitata.
L’esistenza di variazioni che coinvolgono questo processo di degassamento e la composizione dei fluidi fumarolici emessi è un fatto noto, presentato a congressi, pubblicato su riviste scientifiche (es Chiodini et al., 2010) e su bollettini di sorveglianza, inviato con note specifiche a chi di competenza. Al momento tali osservazioni non sono state contestate da alcuno e sono conosciute sia a livello nazionale che internazionale (numerose volte sono stato invitato a congressi internazionali ad esporre i risultati delle ricerche condotte nell’area).
Nel 2013 tali segni, uniti alla ripresa dell’innalzamento del suolo dopo anni di subsidenza (ripresa registrata a partire dal 2005), hanno suggerito al Dipartimento di Protezione Civile (DPC) di passare lo stato del vulcano Campi Flegrei da “quiete” ad “attenzione scientifica”. In quell’occasione fui invitato davanti alla Commissione Grandi Rischi a illustrare, fra l’altro, i risultati del lavoro scientifico: Chiodini G., S. Caliro, P. De Martino, R. Avino, and F. Gherardi “Early signals of new volcanic unrest at Campi Flegrei caldera? Insights from geochemical data and physical simulations”, lavoro pubblicato nel 2012 nella rivista scientifica Geology. Non ricordo se in quella occasione o in altre, ma sono sicuro che feci presente al DPC (anche attraverso bollettini di sorveglianza specifici) il pericolo di attività freatica nell’area di Pisciarelli e dintorni. Tale segnalazione si concretizzò, se ben ricordo, in norme restrittive per l’accesso all’area di Pisciarelli emanate dal DPC.
Viste queste premesse sono rimasto sorpreso della progettazione di un impianto pilota geotermico proprio su quelle aree che sono soggette alle forti variazioni sopra accennate, variazioni al momento dovute a fattori naturali. Sono rimasto sorpreso perché un sito dove sono in corso evidenti cambiamenti anche macroscopici che indicano una intensificazione dell’attività vulcanica-idrotermale non dovrebbe prevedere uno sfruttamento geotermico tanto più se ubicato nelle vicinanze di aree abitate. Sebbene questa sia una mia opinione, sarebbe stato almeno auspicabile che l’argomento, e cioè le forti variazioni osservate in alcuni parametri, fosse stato affrontato in modo approfondito nella documentazione del progetto geotermico dove invece questo importante aspetto del problema mi sembra sottovalutato.
Un esempio si ha nella Relazione geologico-geotermica AMRA/INGV (Documento SCA-006-SIA- 00-A01), capitolo ‘2.5.1 Composizione chimica delle fumarole’ dove gli autori presentano le composizioni e le temperature relative al solo 2004, mentre le variazioni (es. aumento di temperatura) iniziano successivamente, dopo il 2005 (nello stesso periodo si osserva l’inversione nella deformazione dei Campi Flegrei che da un periodo di subsidenza passano ad una fase di innalzamento del suolo, fase tuttora in corso e che secondo recenti interpretazioni sta accelerando, Chiodini et al., 2015). Voglio anche sottolineare che i dati riportati nel documento SCA-006-SIA- 00-A01 si riferiscono alle fumarole che il gruppo che io dirigevo fino al Settembre 2013 ha campionato ed analizzato in modo sistematico dal 1998 al 2013. I dati nel loro insieme, e cioè analizzando l’intero periodo e non il solo 2004, hanno mostrato forti variazioni nel tempo descritte in numerosi lavori scientifici (vedi bibliografia allegata) e rapporti di sorveglianza . In dettaglio i dati riportati nel rapporto sono ripresi (senza citarlo) da: Avino et al. (2005) Monitoraggio Geochimico dell’area Flegrea in: Convenzione INGV-DPC 2004-2006, Rendiconto delle attività svolte nel 2004 e nel primo semestre 2005. Pag. 136-152 (volume reperibile facilmente all’interno dell’ INGV). Dallo stesso documento è ripreso (senza alcuna citazione ed a mia insaputa) l’intero capitolo “2.6.1 Modello Geochimico del Sistema Solfatara-Agnano” che corrisponde (a prima vista quasi ‘alla lettera’) al capitolo “Reinterpretazione dei dati e nuovo modello geochimico del sistema idrotermale della Solfatara” in gran parte da me scritto nell’ambito del sopracitato rapporto di sorveglianza.
Faccio notare che nella interpretazione riportata nella mia capitolo “2.6.1 Modello Geochimico del Sistema Solfatara-Agnano”, interpretazione che ritengo valida, viene descritto un sistema in cui i fluidi presenti in un’ampia zona del sottosuolo dell’area ove è progettata la realizzazione dell’impianto geotermico sono costituiti da gas e vapore acqueo e non da liquido. Mi pare che tale modello concettuale contrasta con una delle assunzioni progettuali fondamentali, e cioè che il fluido reperito dalle perforazioni sia un liquido. Non è chiaro come si farà ad essere sicuri di non incontrare una di queste zone a vapore (la cui esistenza è prevista dal modello geochimico sopradescritto) durante le perforazioni anche perché le perforazioni saranno ubicate in zone prossime a fumarole e a zone di elevato flusso di CO2 dal suolo (fino a 100-1000 superiore a quello tipico di suoli normali). Cosa succede nella ipotesi probabile che i fluidi estratti contengano già una quantità notevole di CO2 separata, non disciolta? Verrà questa re-iniettata insieme al liquido? E se la reiniezione andrà ad interessare una zona molto calda con presenza di vapore, come possiamo escludere che il liquido re-iniettato localmente non vaporizzi (con conseguente aumento di volume) generando fenomenologie indesiderate (attività sismica, esplosioni, ecc.)?
Come si può escludere che l’estrazione e re-iniezione di fluidi non modifichi l’attuale ‘pattern naturale’ causando l’apertura di nuove fumarole o l’esaurimento di quelle esistenti, la nascita di polle bollenti o il prosciugamento di quelle esistenti?
Infine come possiamo escludere che le perforazioni non vadano a destabilizzare un sistema che di per se mostra di essere vicino a condizioni critiche come testimoniato negli ultimi anni dal ripetersi sistematico di attività sismica di debole entità?
I terremoti recenti dei Campi Flegrei, che sono al momento di debole intensità, sono infatti localizzati all’intorno della zona prevista dal progetto per la perforazione dei pozzi geotermici (vedere sismicità del periodo 1989-2010 in D’Auria et al., 2011). Il lavoro di D’Auria et al. (2011) suggerisce che questa sismicità “si origina a causa dell’iniezione di fluidi nella parte profonda del serbatoio geotermico (circa 2.5 km) ed il loro trasferimento verso le parti più superficiali del sistema (circa 0.75 km) ..” (…. “originate from the injection of fluids into the deep part of a geothermal reservoir (about 2.5 km depth) and in its transfer toward a shallower part (about 0.75 km depth…” D’Auria et al., 2011) . In altre parole già ora, in modo ‘naturale’, il trasferimento di fluidi è riconosciuto come una delle cause principali della sismicità dell’area. È probabile, a mia opinione, che il ‘trasferimento artificiale’ di fluidi previsto nel progetto possa agire come ulteriore causa di sismicità analogamente a quanto già avviene in natura.
È da notare che alcune informazioni relative alla sismicità naturale descritta nel rapporto mi sembrano errate. Ad esempio a pagina 86 del Documento SCA-006-SIA-00-A01 sta scritto: “ ….Anche questi calcoli trascurano però l’osservazione più generale, supportata dall’esperienza di circa 40 anni di fenomeni bradisismici, che gli strati più superficiali (almeno i primi 1-2 km) sono sostanzialmente asismici…..” . Nello stesso documento la figura ‘2.3.2 Sismicità, con indicazione degli epicentri e della frequenza dei terremoti in funzione della profondità, registrata nel corso della crisi bradisismica del 1982-84 e dal 1989 al 2010 (da D’Auria et al., 2011)’ fa vedere che nella crisi del 1983-1984 circa il 50% dei terremoti è avvenuto a profondità inferiori a 2 km e che una percentuale ancora più grande ha caratterizzato la sismicità superficiale nei periodi successivi. Senza entrare in altri dettagli, un rischio è certo: nell’eventualità di attività freatica nella zona di Pisciarelli, e dintorni, (cioè emissioni violente di fluidi, colate di fango caldo, fino a vere e proprie esplosioni con formazione di crateri e lancio di detriti in aree adiacenti) e di aumento della sismicità rimarrà il dubbio legittimo sulle cause degli eventi. Fino ad ora tale fenomenologia è avvenuta in forma limitata (debole attività freatica nel solo sito di Pisciarelli, terremoti di bassa magnitudo), ma se un domani accadesse con maggiore intensità e/o in altre aree adiacenti, potrebbe risultare molto difficile stabilire se sarà dovuto all’evoluzione naturale del processo in corso o alla perturbazione del sistema indotta dalle perforazioni, dallo sfruttamento della risorsa e dalla re-iniezione di fluidi nel sottosuolo dell’area. Tale incertezza, fra l’altro, complicherà non poco l’interpretazione dei dati di che vengono sistematicamente acquisiti nell’area del previsto impianto geotermico nell’ambito della sorveglianza vulcanica dei Campi Flegrei.
Per tali motivi, anche se in principio ritengo la geotermia una risorsa molto utile e potenzialmente importante per il nostro territorio, sono contrario alla realizzazione del progetto in oggetto.
Faccio inoltre presente che sono venuto a conoscenza dell’esistenza di tale progetto in modo fortuito, e soltanto in tempi recenti, e non perché ci sia stata discussione interna all’ INGV o, se tale discussione c’è stata, io non ne sono stato informato pur essendo stato il responsabile per oltre 15 anni della sorveglianza geochimica dei Campi Flegrei, nonché autore di numerose pubblicazioni inerenti l’argomento, nonché co-direttore di un progetto specifico finanziato dal DPC sui Campi Flegrei finalizzato allo studio dei precursori d’eruzione. In fede Giovanni Chiodini
Bibliografia recente sulle fenomenologie che stanno interessando I Campi Flegrei inclusa la zona Solfatara-Pisciarelli e dintorni
Chiodini, G., S. Caliro, C. Cardellini, D. Granieri, R. Avino, A. Baldini, M. Donnini, and C. Monopoli (2010), Long term variations of the Campi Flegrei, Italy, volcanic system as revealed by the monitoring of hydrothermal activity, J. Geophys. Res., 115, B03205, doi:10.1029/2008JB006258. Chiodini G., S. Caliro, P. De Martino, R. Avino, and F. Gherardi (2012) Early signals of new volcanic unrest at Campi Flegrei caldera? Insights from geochemical data and physical simulations. Geology, doi:10.1130/G33251.
Caliro S, Chiodini G, Paonita A (2014) Geochemical evidences of magma dynamics at Campi Flegrei (Italy). Geochimica et Cosmochimica Acta 132:1
Vilardo G., F. Sansivero, and G. Chiodini (2015), Long-term TIR imagery processing for spatiotemporal monitoring of surface thermal features in volcanic environment: A case study in the Campi Flegrei (Southern Italy), J. Geophys. Res. Solid Earth, 120, 812–826, doi:10.1002/2014JB011497
Chiodini, G., Vandemeulebrouck, J., Caliro, S., D’Auria, L., De Martino, P., Mangiacapra, A., Petrillo, Z. (2015) Evidence of thermal driven processes triggering the 2005-2014 unrest at Campi Flegrei caldera: Earth Planet. Sci. Lett. , v. 414, p. 58–67
Chiodini G., Pappalardo L., Aiuppa A., Caliro S. (2015) The geological CO2 degassing history of a longlived caldera. Accepted in Geology
D’Auria, L., Giudicepietro, F., Aquino, I., Borriello, G., Del Gaudio, C., Lo Bascio, D., Martini, M., Ricciardi, G.P., Ricciolino, P., and Ricco, C., 2011, Repeated fluid-transfer episodes as a mechanism for the recent dynamics of Campi Flegrei Caldera (1989-2010): J. Geophys Res., v. 116, B04313, doi: 10.1029/2010JB007837”
- Pericolosità del vulcano della Caldera Flegrea – collegamento sotterraneo con il Vesuvio
Dati scientifici elaborati da Illustri vulcanologi tra cui il dott. Giuseppe Mastrolorenzo, notoriamente riconosciuto come uno dei massimi esperti vulcanologi, confermano l’imprevedibilità del Vulcano dei Campi Flegrei: “Ricerche recenti mie e di altri esperti di livello internazionale dimostrano che, a causa dell’elevatissime temperature e pressioni dei fluidi, sistemi geotermici come la caldera dei Campi Flegrei sono estremamente suscettibili a sollecitazioni naturali o indotte come le trivellazioni le quali possono causare sequenze sismiche, esplosioni del pozzo, esplosioni freatiche e addirittura eventi eruttivi. I rischi sono più elevati nel caso in cui si proceda l’iniezione di fluidi in profondità, come previsto per le centrali geotermiche. “Perforazioni analoghe come quelle condotte negli ultimi anni nelle Azzorre, hanno provocato esplosioni e devastazioni di vaste aree intorno ai pozzi” continua l’esperto e ancora: “casi simili sono stati registrati in altri vulcani ed esplosioni si sono verificate proprio nei Campi Flegrei in precedenti attività di trivellazione. In assenza di un piano d’emergenza, per l’alta densità di popolazione e per la rapida ed imprevedibile escalation degli eventi, nel super vulcano qualsiasi incidente potrebbe tradursi in una catastrofe. Da oltre 10 anni ho pubblicato le mappe di pericolosità in caso di eruzione dei Campi Flegrei, ma fino ad oggi non esiste un piano d’emergenza. Inoltre, da pochi anni, la rivista scientifica NATURE SCIENTIFIC REPORT, ha pubblicato una mia ricerca che dimostra l’esistenza di un’enorme camera magmatica a bassa profondità comune a Vesuvio e Campi Flegrei, con rischio di eruzioni esplosive anche di grande portata in qualsiasi momento e con breve preavviso”. Questo dato già da solo dovrebbe far escludere qualsiasi interferenza seppur minima con lo stato del sottosuolo fosse anche solo per una remota possibilità che possano innescarsi fenomeni sismici indotti anche a distanza di tempo dalle perforazioni .
- Reiniezione dei fluidi
Lo stesso Direttore dell’INGV Dott. De Natale, garante di questo progetto Pilota, in occasione delle rassicurazioni offerte ai cittadini in merito all’altro progetto insistente nell’area Flegrea a Bagnoli Deep Drilling Project, ha affermato che il Deep Drilling non può rappresentare un pericolo per la popolazione in quanto non prevede prelievo o immissione di fluidi. Il progetto Scarfoglio prevede la reiniezione dei fluidi. È logico dedurre che i maggiori rischi stando ai casi di incidenti verificatisi in occasione di perforazioni svolte in altri luoghi siano connessi a tale tipo di intervento (fonte https://sites.google.com/site/cfddpproject/faq : “D: Gli esempi di gravi incidenti riportati da alcune persone ed evidenziati da alcuni mass-media sono pertinenti al Progetto CFDDP? R: No, assolutamente. Si tratta di esempi limite presi dalla letteratura che non hanno alcuna attinenza con il CFDDP. Il CFDDP ha l’obiettivo di effettuare perforazioni senza prelievo o immissione di fluidi, ossia dei semplici carotaggi (estrazione di campioni di roccia) per scopi scientifici. Tutti i casi eclatanti menzionati si riferivano invece ad incidenti causati NON DALLA PERFORAZIONE, bensì dalle successive attività industriali per cui la perforazione era stata effettuata…”).
A supporto di quanto affermato, riportiamo un testo tratto da un articolo del Prof. Ortolani: “Nei Campi Flegrei sono state individuate due aree nelle quali è possibile avviare ricerca e produzione di energia elettrica utilizzando le risorse geotermiche del sottosuolo (…) mediante estrazione dei fluidi e loro successiva reimmissione mediante pompaggio ad alta pressione.
Numerosi pozzi sono stati già realizzati in passato tra i Campi Flegrei (…) ed Ischia che pure è compresa in un altro permesso. Se il progetto della Società Geoelectric dovesse andare avanti sarebbe la prima volta che nel sottosuolo flegreo avverrebbe la reiniezione dei fluidi ad alta pressione.
La bibliografia internazionale evidenzia che la reiniezione di fluidi ad alta pressione nel sottosuolo causa una sismicità (sismicità indotta) di non elevata magnitudo a meno che non inneschi terremoti a causa di energia già accumulata nel sottosuolo. In tal caso la magnitudo può essere maggiore. Tra i terremoti causati dalle attività geotermiche si ricorda quello del 1 Aprile 2000, che come illustrato dal Prof. Marco Mucciarelli dell’UNIBAS, con magnitudo 4,5 ha provocato danni alle abitazioni, è da imputare all’attività geotermica dell’Enel.
Il sottosuolo flegreo è caratterizzato da una sismicità naturale con ipocentri a profondità comprese tra circa 1 e 5 km, in prevalenza, che durante il bradisismo del 1982-85 ha raggiunto magnitudo 4,0. Attualmente tutta l’area flegrea è stata inserita nella zona a massimo rischio vulcanico e in base ai livelli di allerta previsti dal piano di emergenza predisposto dalla Protezione Civile lo stato attuale ai Campi Flegrei corrisponde al LIVELLO GIALLO, ovvero livello di attenzione.”
- Mancanza/inadeguatezza dei Piani Comunali/intercomunali di protezione civile e di informazione alla cittadinanza
Il Sindaco, ai sensi della legge n 225/92 e del D.Lgs n 112/98 , è autorità comunale di Protezione Civile e ad esso la legge conferisce, tra gli altri, i seguenti compiti:
– attuazione delle attività di previsione e di prevenzione dei rischi nel comune
– predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza. Per questa ragione i comuni flegrei dovrebbero tutti essere dotati di un piano di previsione e prevenzione e di un paino di emergenza possibilmente coordinato con i comuni limitrofi specialmente per la gestione delle vie di fuga. ALLO STATO IL COMUNE DI POZZUOLI NON RISULTA DOTATO DI TALI PIANI, lo stesso dicasi per il Comune di Napoli e per gli altri comuni Flegrei i quali non risultano dotati di paini adeguati . questa mancanza o inadeguatezza necessità la sospensione immediata del progetto in quanto seppur definiti “altamente improbabili” lo stesso studio d’impatto ambientale prodotto dai proponenti non ha potuto escludere totalmente il rischio di effetti sismici indotti . la stessa società consortile AMRA, di cui è membro tra l’altro INGV, riporta di essere impegnata in studi per la riduzione del rischio di sismicità indotta confermando in tal modo l’ESISTENZA DI TALE RISCHIO.
Obbligo ulteriore previsto dalla legge è alla divulgazione di tali informazioni alla cittadinanza. L’obiettivo della norma è fare in modo che nella denegata ipotesi in cui si verifichi una attività sismica o un’eruzione vulcanica , ciascun cittadino sappia esattamente cosa fare dove andare e come. ALLO STATO TALE INFORMAZIONE ai cittadini manca del tutto. per cui il progetto di perforazione non potendo escludere rischi violerebbe ogni principio di prevenzione nella tutela della sicurezza pubblica.
Si riporta in tal senso una dichiarazione dell’Ass. Cosenza, del 15/11/2014 “ I piani andranno redatti in base anche alle Linee Guida approvate dalla Giunta Regionale con delibera numero 146 del 27 maggio 2013, pubblicata sul BURC n. 29 del 03 giugno 2013, ma è evidente la necessità di coordinamento specie per le vie di fuga e per le ‘aree di incontro’. Sono in fase di approvazione le <indicazioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di emergenza per la zona rossa> che, in particolare, devono essere ancora approvate dalla Conferenza Unificata e necessitano poi di un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Nel frattempo riteniamo però molto importante che si diano prime indicazioni ai cittadini, nella forma che ritenete”.
E sempre in un articolo del Prof. Ortolani: “…Le Centrali geotermoelettriche funzionerebbero tramite l’estrazione dei fluidi caldi dal sottosuolo e la loro successiva reiniezione a forte pressione nel sottosuolo in quanto non possono essere dispersi nell’atmosfera per il loro contenuto dannoso per l’ambiente e la salute dei cittadini.
Pertanto la reiniezione a forte pressione avverrebbe nel sottosuolo che naturalmente è già “instabile” ed è notoriamente pericolosa in quanto si può innescare una sismicità (come già accaduto in Italia in Toscana ed in altre parti del mondo) che può risultare dannosa per i manufatti e la sicurezza dei cittadini e sicuramente può risultare “non piacevole” per i cittadini che abitano nelle zone e per le migliaia di turisti che le frequentano.
Lavorando in area urbanizzata si deve pretendere la massima garanzia, verificabile, per i cittadini e l’ambiente.
Non dichiarazioni giornalistiche come fino ad ora è stato fatto.
Assunzione di responsabilità da parte della società e da parte dei funzionari che devono validare quanto dicono.
E’ necessario che i cittadini di Napoli, Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida e dell’Isola d’Ischia siano informati ed abbiano accesso a tutti gli atti che riguardano il permesso citato; in pratica sono i primi interessati e devono avere tutte le garanzie che gli interventi dell’uomo non aumentino i rischi già esistenti.
Non è assolutamente il caso di destare inutili preoccupazioni; si vuole solo incentivare una sana partecipazione dei cittadini alle azioni amministrative sovracomunali che possono creare situazioni rischiose in un territorio già naturalmente a rischio.
Per concludere si sottolinea che sarebbe un vero miracolo se le attività previste con estrazione e reiniezione ad alta pressione dei fluidi geotermici potessero avvenire a “basso impatto ambientale” come sostenuto da UNMIG, trattandosi di aree già interessate da tettonica attiva e sismicità e densamente abitate…”
- Osservazioni sull’impiantistica
Dall’analisi della Scheda tecnica di impianto, che qui riportiamo,
rileviamo le seguenti incongruenze:
– Il rendimento totale netto della centrale è di appena il 7,8% (mentre normalmente centrali a media entalpia sono intorno al 10%), per cui non è dato comprendere come un progetto che si presenta all’avanguardia in merito alle tecnologie adoperate possa poi conseguire così scarsi risultati in termini di efficienza energetica – singolare appare il dato impiantistico della potenza di 5 MW per una centrale a media entalpia laddove, ad esempio, a Vicenza, 5 MW si ottengono per il teleriscaldamento con un impianto a bassa entalpia.
– L’energia termica che viene dissipata nell’ambiente attraverso le torri di raffreddamento è dell’87,5% di quella estratta; l calore dissipato provocherà un aumento della temperatura media dell’area circostante e quindi una variazione del microclima che potrebbe rilevarsi impattante dal punto di vista dell’eco-sostenibilità del progetto. Difatti l’energia dissipata dal condensatore è di 56 MWt e ciò contraddice quanto riportato nella sintesi non tecnica in merito alla non incidenza degli effetti microclimatici sull’ambiente (oltretutto ci si trova in una conca molto umida dove il maggior calore immesso renderebbe alta la temperatura percepita)
Si solleva il dubbio che l’impianto sia volutamente sotto utilizzato per consentire l’ottenimento degli incentivi del GSE per impianti geotermici a discapito dell’efficienza dello stesso e con maggiori dispersioni di calore nell’ambiente circostante.
– La temperatura di reimmissione del fluido dovrebbe essere intorno ai 70° rispetto ai 165° di prelievo… e questo non comporta alcun problema alla stabilità del sistema? Questa differenza di temperatura tra prelevato e immesso crea certamente una circolazione di fluido all’interno della falda per il naturale processo di riequilibrio termico, modificando l’equilibrio termodinamico del sottosuolo, il che non è certamente un intervento valido nel cuore di una caldera vulcanica come quella dei Campi Flegrei.
– In definitiva, quali sarebbero i vantaggi del progetto in termini di costi benefici laddove a parità di costi (circa 20 milioni di euro) si potrebbero realizzare circa 2000 impianti a bassa entalpia di 5 kw (per un totale di ben 10 MW) che indirettamente permettono un risparmio di energia?
- Suscettibilità di allagamento
Dall’esame degli allegati presentati nella documentazione per la VIA, si rileva che il pozzo 3 di via Pisciarelli è collocato in “area ad elevata suscettibilità di allagamento”.
Non è dato rilevare quali siano le precauzioni adoperate per la salvaguardia delle strutture di controllo monitoraggio e sicurezza del pozzo in caso di emergenza idraulica
- Sicurezza del fluidodotto
Per il tratto fuori terra (in immagine ne vediamo il profilo, nella foto è il tratto in rosso) non si fa nessuna menzione alla sicurezza e alle relative protezioni; inoltre non viene meglio specificato cosa sia il “microtunnel”(nella foto in blu).
Infine, rispetto alla prevedibile microsismicità indotta, che tenuta hanno i due fluidodotti?