Politica interna
 
Pd – Unioni civili e ius soli sono le fiches che il premier Matteo Renzi intende giocare in vista del test elettorale. Un modo per ingraziarsi la sinistra radicale, più sensibile ai diritti civili, e per spiazzare il M5S che si dice già pronto a votare il testo Cirinnà così com’è, ma a una condizione: non toccare la stepchild adoption, che permette a uno dei membri dell’unione civile di adottare il figlio del partner. Proprio sulla questione delle adozioni si registrano divisioni interne al Pd, dove i senatori cattolici punteranno tutto sulla sostituzione della stepchild adoption con l’affido rafforzato. “L’emendamento è pronto: finora lo abbiamo firmato in cinque, ma raggiungeremo facilmente le 25 adesioni”, assicura uno dei firmatari, il senatore Pd Stefano Lepri.
 
Roma – Roberto Giachetti è sicuro di essere il prescelto del premier Renzi per la corsa alla poltrona di sindaco di Roma: “Io penso che Matteo abbia già deciso, che voglia candidare me. Almeno, così va dicendo in giro”. Una candidatura che però deve passare dalle primarie: “Senza, il mio nome non esiste”, puntualizza Giachetti. E proprio riguardo alle primarie il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (Pd) e il suo vice Massimiliano Smeriglio (Sel) si troveranno il prossimo 23 gennaio al teatro Brancaccio, dove chiederanno primarie unitarie per il centrosinistra “di governo”. Il modello del “partito degli amministratori” romani è naturalmente quello di Giuliano Pisapia, che in un appello pubblico firmato assieme ai sindaci di Cagliari e Genova ha chiesto di preservare l’esperienza delle primarie del centrosinistra.
 
Politica estera
 
Medio Oriente – L’inviato speciale dell’Onu Staffan del Mistura è arrivato ieri a Riad, e andrà poi in settimana a Teheran. La sua missione è evitare che lo scontro tra Arabia Saudita e Iran inneschi “una catena di pericolose conseguenze nella regione” e soprattutto che blocchi il processo di pace in Siria. Anche gli Stati Uniti si sono mossi con il segretario di stato John Kerry che invita alla calma i colleghi iraniano e saudita, mentre il portavoce della Casa Bianca ha riassunto la parola d’ordine in queste ore della diplomazia internazionale: “De-escalation”. Ridurre cioè le tensioni tra le due potenze regionali, anche perché indeboliscono l’offensiva militare contro lo Stato Islamico.
 
Europa – Ieri mattina la Svezia, intenzionata a fermare la marea umana di migranti, ha instaurato controlli dei documenti al confine terrestre danese. La Danimarca ha risposto avviando una reazione a catena: controlli al confine tedesco, senza preavvisare la Germania. Il governo federale tedesco è in allarme: “Sono sviluppi allarmanti, Schengen rischia di morire, soltanto una soluzione europea del problema migranti può funzionare, non iniziative nazionali”, sentenzia il portavoce della Merkel. Sull’onda dello strappo scandinavo scoppia la polemica anche in Italia, dove le destre accusano il governo Renzi di “essere l’unico in Europa a non far nulla”.
 
Economia e finanza
 
Mercati – Il crollo della Borsa di Shanghai, che ieri ha perso il 7 per cento per i timori sull’economia cinese e per le tensioni internazionali, si è ripercosso sui mercati di tutto il mondo, Italia compresa (-3,2). Lo shock getta una luce sinistra sull’anno appena iniziato e molti analisti prevedono che la turbolenza continuerà ancora a lungo. Lo scivolone cinese ha innescato il blocco automatico delle contrattazioni e la fine anticipata della seduta. L’unica nota consolatoria è stata la ripresa di Wall Street a fine seduta: il Dow Jones, che perdeva 467 punti ne ha riguadagnati 191, dimezzando le perdite e chiudendo a -1,6 per cento.
 
Conti pubblici – Migliora il fabbisogno del settore statale nel 2015, sulla spinta di maggiori incassi del fisco e minori interessi sul debito pubblico. Sulla base dei dati preliminari diffusi dal Tesoro si attesterebbe infatti un risultato sui 60 miliardi, in calo di circa 15 miliardi rispetto a quello del 2014. Il ministero dell’Economia sottolinea che il miglioramento del fabbisogno “appare in linea con la riduzione del deficit tra il 2014 e il 2015 indicata nella nota di aggiornamento del Def”. Migliora anche la produzione industriale, che nelle rilevazioni del Centro studi di Confindustria chiude il 2015 in positivo, mettendo a segno un +1,9%.