Politica interna
 
Unioni civili: con parole caute, ma anche nette, che non danno spazio a troppe interpretazioni, il Papa ribadisce la posizione della Chiesa su unioni civili e matrimonio. Parlando davanti alla Rota romana a pochi giorni dal family day organizzato dal mondo cattolico, il pontefice ha detto che “non può esserci confusione tra famiglia voluta da Dio ogni altro tipo di unione”, per la Chiesa la famiglia si fonda sul matrimonio “indissolubile e procreativo”. Il premier Renzi è tornato sull’argomento davanti alla direzione del Pd, affermando che per il partito la legge è irrinviabile, pur essendo giusto che vi siano posizioni diverse; se non ci sarà accordo allora ognuno voterà secondo coscienza. Ma lo scontro fra laici e cattolici all’interno del Pd è totale. In Parlamento intanto non ci sono schiarite, come dimostrano i 6.000 emendamenti al testo Cirinnà finora presentati e che aumentano il rischio caos a Palazzo Madama.
 
Rimpasto: già lunedì, o forse mercoledì dopo il voto del Senato sulla mozione di sfiducia, il premier potrebbe dare il via al rimpasto di Governo. Il presidente del Consiglio ha già anticipato che il professor Tommaso Nannicini assumerà il grado di sottosegretario di Stato presso la presidenza del Consiglio, con l’obiettivo di arrivare ad un Jobs Act dei nuovi lavori autonomi con una serie di agevolazioni che “rendano più facile fare il proprio lavoro”. Nannicini è già braccio destro del premier per i dossier più delicati dell’economia e già a Palazzo Chigi si parla di una struttura molto solida e di tutto rilievo a sua disposizione. Altra partita aperta quella dei due posti di viceministro rimasti vuoti allo Sviluppo economico, una andrebbe all’ex sindacalista Teresa Bellanova, la seconda al sottosegretario all’Economia Zanetti. Ai centristi andrà il ministero degli Affari regionali, per il quale in pole position è Enrico Costa, che lascerebbe il suo posto di vice ministro della Giustizia a Gabriele Albertini o alla collega Federica Chiavaroli.  
 
 
Politica estera
 
Tunisia: è in arrivo la seconda ondata della rivoluzione tunisina, quella che tutti paventano più irrazionale, violenta e ingestibile? Le notizie che arrivano dal Paese pioniere delle primavere arabe non sono rassicuranti, il ministro dell’interno ha imposto il coprifuoco notturno su tutto il territorio nazionale, il governo teme l’infiltrazione di elementi jihadisti nelle proteste dei disoccupati, dilagate negli ultimi giorni fino ad arrivare alla capitale. Il presidente Essebsi ripete che la situazione è sotto controllo, che lo Stato è forte e resisterà con determinazione, ma la paura è forte. Nelle ultime 24 ore sono stati 40 i feriti negli scontri.
 
Europa: la Germania ed altri Paesi che hanno introdotto controlli temporanei alle frontiere, ormai vicini alla scadenza, possono chiedere di prorogarli per due anni. Lo ha confermato la Commissione europea, questa facoltà è concessa dalle attuali regole di applicazione del trattato di Schengen. Se ne parlerà lunedì prossimo al Consiglio dei 28 ministri degli interni convocato ad Amsterdam, dal quale però non sono attese decisioni ma piuttosto preparazione di accordi in vista dei prossimi summit dei capi di Stato e di governo in febbraio e marzo. A quei vertici viene rinviata la valutazione della tenuta di Schengen davanti al rischio di arrivi di profughi in Europa, nel corso del 2016, stimato intorno al milione di persone. Certo la distruzione del sistema di libera circolazione metterebbe drammaticamente a rischio l’Europa sia dal punto di vista politico che economico. Secondo il presidente del Consiglio Renzi “non è sospendendo Schengen che si bloccano i terroristi”.       
 
 
Economia e Finanza
 
Draghi: dal palcoscenico di Davos il presidente della Bce ribadisce che già a marzo potrebbe mettere mano al suo “bazooka” e conferma che le banche stanno benone. Ammette però una certa preoccupazione per l’inflazione, penalizzata dal calo del petrolio e ridotta quest’anno allo 0,7% dall’1% che era, secondo il sondaggio periodico degli economisti Bce. Draghi avverte che Francoforte ha tutti gli strumenti per cambiare la situazione e soprattutto che il board ha “il potere, la volontà e la determinazione ad usarli”. Per quanto riguarda gli istituti italiani, Draghi ha detto c’è stata una errata interpretazione del questionario inviato da Bce su come ogni Paese stia gestendo i crediti in sofferenza, non essendovi in esso nulla di più che la richiesta di conoscere le diverse pratiche nazionali in merito. Nessuna altra richiesta dunque di accantonamenti o aumenti di capitale; una buona notizia per l’Italia e le sue banche sotto osservazione da giorni da parte dei mercati.  
 
Mercati: secondo giorno di deciso rimbalzo per Borse e petrolio, ma l’interrogativo che circola  fra analisti e operatori è se la tempesta che ha investito in pieno le piazze finanziarie sia davvero alle spalle. La risposta è complicata, in chiave europea molto dipenderà da come Mario Draghi riuscirà a gestire le aspettative durante la non breve transizione verso il prossimo Consiglio dei governatori delle banche centrali, fissato per il 10 marzo.  Ieri l’Europa ha mediamente recuperato un altro 3%, con performance delle singole borse piuttosto variegate, dal +3,3% di Madrid al +1,67% di Milano dove la seduta è stata piuttosto movimentata, a testimoniare che le tensioni non si sono ancora completamente sopite. In risalita anche il prezzo del petrolio, tornato vicino ai 32 dollari anche se i fondamentali non sono certo cambiati; non c’è dubbio però che il greggio abbia ormai smesso di rispondere alle dinamiche di domanda e offerta, inutile cercare di spiegare i motivi per cui il suo prezzo abbia recuperato in due sedute il 15%.