di Gilda Soccodato
Alla sospensione di 60 giorni dello sciopero nazionale, programmato per il 17 marzo dall’intersindacale della dirigenza medica, grazie alle apertura del ministro della Salute Beatrice Lorenzin su norme, contratti, livelli di assistenza, formazione e appropriatezza corrisponde in Campania un’inasprimento della vertenza Salute. Non si ferma la mobilitazione delle sigle sindacali che rappresentano circa 60 mila dirigenti medici, veterinari, sanitari e delle professioni sanitarie tecniche. “Tutta la sanità campana si fermerà se non verranno assicurati interventi diretti e tempestivi per il risanamento del settore”. E’ quanto gridano a gran voce i rappresentanti delle maggiori sigle sindacali dei camici bianchi (Anaao Assomed, Aaroi Emac , Cimo , Cgil Fp medici, Cisl medici, Uil Fpl Medici, Cgil Fp Spta, Fvm, Fassid, Fesmed, Anpo, Ascoti, Fials medici, Aupi , Sinafo, Sidirss, Ugl medici) che ieri hanno convocato gli organi di stampa nella sede della Cimo Campania (Confederazione italiana medici ospedalieri). All’indice i recenti ultimi gravissimi episodi di cronaca di mala sanità espressione soprattutto di una disorganizzazione generale di cui i medici insieme ai pazienti sono principalmente vittime.
“Il Commissario straordinario ad acta, Joseph Polimeni, insediatosi solo due mesi fa a gestire l’emergenza Salute in Campania dopo sei mesi di attesa della nomina di competenza governativa – avverte Antonio De Falco, segretario regionale della Cimo – a fronte di gravissime decisioni dei vertici delle Asl che stanno azzerando gli incarichi dirigenziali, segnatamente ad Avellino, a Napoli 2 nord e Napoli 3 sud, ci ha convocati per il 30 marzo mentre sono in corso decisioni importanti ai fini della definizione del Piano ospedaliere d egli atti aziendali delle Asl. Noi siamo competenti a pieno titolo per cooperare a una programmazione colabrodo che in questi anni ha letteralmente disarticolato i servizi per la salute in Campania e che ora si vuole riparare in un mese senza ascoltare noi che siamo chiamati ad attuare gli atti della struttura commissariale. Del resto il clima di contrapposizione tra la Regione, ovvero il presidente De Luca, e il commissario Polimeni e il suo vice Claudio D’Amario, la dice lunga sull’arroccamento inutile, ingiustificato e dannoso per la sanità campana di cui è protagonista la struttura commissariale che risponde al ministero con cui abbiamo avviato invece un percorso di collaborazione superando le rigidità dell’ultimo anno”.
Le richieste del Governo, su tagli economici, di posti letto e razionalizzazione delle risorse lavorative in Campania dovrebbero andare di pari passo con gli investimenti sui livelli essenziali di assistenza oggi posizionati in coda alla classifica nazionale.
Per questo Bruno Zuccarelli, leader dell’Anaao regionale chiede al governo centrale e al premier Renzi il superamento della stagione commissariale, “visto che ormai la Campania ha raggiunto il pareggio di bilancio, per dare il bandolo della matassa della programmazione alla regione con la nomina di un assessore alla sanità con pieni poteri”.
I camici bianchi che aspettano di essere convocati dal presidente della Regione, Vincenzo De Luca, per aprire un tavolo di approfondimento innanzitutto sulla programmazione degli atti aziendali, passando per il piano ospedaliero, per proseguire sull’emergenza assunzioni e sui temi della formazione professionale, dell’organizzazione del pronto soccorso, del 118 e delle reti di assistenza. “La prima cosa che noi lamentiamo – aggiunge De Falco è la difficoltà che abbiamo di interloquire col Commissariato di Governo. Se le cose non cambieranno, siamo pronti ad incrociare le braccia”.
“La nostra regione avrebbe bisogno di più posti letto, più ospedali e personale – dice Vittorio Russo dell’Anpo – ma mentre il presidente De Luca proclama che non si chiuderanno strutture sanitarie in Campania, c’è un’altra voce politica che afferma di fatto il contrario e mette in campo atti amministrativi volti a tagliare risorse”. Il punto dolens del discorso è, dunque, quello dei finanziamenti. Le risorse ci sarebbero, dicono i sindacati, basterebbe attingere ai fondi europei peraltro spesi solo in parte, non sono impegnati, e che per questo tornano al mittente, cioè all’Unione Europea. “Il piano dei fondi europei 2007-13 prevedeva per la Campania una valanga di soldi che avrebbero potuto risanare il sistema amnche sul fronte dell’assistenza – spiega Zuccarelli – 3 milioni di euro per la Carta Nazionale dei Servizi; 18,6 milioni per l’Ospedale del Mare; 10 milioni per il sistema informativo; 43,5 per la telemedicina. Dove sono questi soldi? Sono stati spesi? Se la risposta fosse positiva, la Campania non sarebbe il fanalino di coda in quanto a utilizzo dei fondi Fesr e Fondi sociali europei”. Una sanità campana, dunque in sofferenza continua, che “vive di sola emergenza”- come lamenta Peppe Galano, dell’Aaroi Emac – quando invece basterebbe organizzare meglio il lavoro, uscendo dalla logica del Commissariamento e procedendo alla stabilizzazione di tanti operatori che hanno dei contratti atipici. Noi abbiamo bisogno di forze giovani nella sanità, forze a cui trasferite saperi e conoscenze, che significherebbero un nuovo sprint”. Invece, il sistema è quasi al collasso. “Dal 2007 al 2016 sono andate in pensione circa 16mila unità – ricorda Giosuè Di Maro della CGL medici – e l’affanno più evidente lo vivono i pronto soccorsi”.
Intanto, la nota 506/C del Commissario di Governo Polimeri dello scorso febbraio invita ad horas a tagliare le strutture per adeguare i parametri delle Unita operative complesse (Uoc), Unità operative semplici dipartimentali (Uosd) e Unità operative semplici (Uos). “In un malinteso senso di adeguamento alle disposizioni della Corte dei conti – avvertono i sindacati – di richiede di procedere a tagli indiscriminati laddove invece il giudice istuttore, già nella fase cautelare del processo per danno erariale a carico dei commissari e manager delle Asl, ha ribadito la necessità di rispondere innanzitutto al primario fabbisogno di salute pubblica costituzionalmente garantito. Tutto ciò rende impossibile per l’utenza avere dei punti di riferimento certi nel rapporto con le Aziende sanitarie locali. Lo sottolinea chiaramente Franco Ambrosio, della FESMED. E, allora, la soluzione qual è? “Bisogna uscire dalla logica dell’emergenza e tornare a parlare di programmazione. Se i conti sono a posto, non c’è più bisogno del Commissario di Governo –conclude Pierluigi Franco, della Uil medici. Pertanto, chiediamo la nomina di un assessore alla Sanità in tempi brevissimi, che sia un interlocutore politico e dia risposte credibili alle giovani generazioni di medici bravi che paradossalmente trovano lavoro all’estero, invece che essere impiegati in Regione”.