Questo testo – unitamente a quello di De Luca – ci ha convinto, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la storia di questo paese non sia affatto da scoprire. Essa è stata scientemente nascosta o cancellata, dalle classi dominanti che hanno gestito il processo unitario.
Negli anni che vanno dal 1860 al 1863 ci fu un dibattito continuo – anche a livello parlamentare – sulla piemontizzazione dell’ex-Reame delle Due Sicilie. In quegli anni gli ambienti colti conoscevano di ciò che stava accadendo molto di più quanto gli stessi ambienti sappiano oggi.
Poi, con la emanazione della legge Pica, scritta da un meridionale e voluta soprattutto dalle consorterie meridionali, calò la coltre dell’oblio, sancita dall’eco lontana dei plotoni d’esecuzione.
Si mise il bavaglio alla stampa, si asservì la magistratura, si militarizzarono le regioni a sud del Tronto, si fece strame dello stesso statuto spaccando il paese in due aree giuridiche distinte. Si condannarono milioni di esseri umani ad un esodo biblico.
Inutile recriminare e dire che si poteva fare una Italia diversa, che lo stesso Minghetti si vide bocciato un progetto che esaltava le autonomie. Tanto chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto.
Ora rimane la necessità storica e l’obbligo morale di ovviare a tutto questo.
Compito che spetta alla politica, ai meridionali soprattutto, i quali “scoprendo” la propria storia non si sentiranno più figli di un dio minore e sapranno darsi un futuro e forse lo daranno anche a questa specie di paese chiamato Italia.
Zenone di Elea, RdS 24 Aprile 2009 –
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