Tira aria nuova alla Camera di Commercio di Napoli. Aria nuova e fresca. E’ martedì 13 luglio 2016, giorno della quattordicesima Giornata dell’Economia, che si svolge nel contesto davvero suggestivo del Salone delle Grida dell’ente camerale di Piazza Bovio. L’introduzione è affidata al presidente di Unioncamre Campania Andrea Prete, la presentazione del Rapporto Economia Regione Campania 2016 al direttore della Fondazione Tagliacarne Domenico Mauriello.(fotogallery).
I dati proposti segnalano inequivocabilmente che c’è una ripresa anche in Campania, “anche se meno dinamica – spiega Andrea Prete – rispetto alle altre regioni italiane”. Il tasso di crescita del valore aggiunto regionale è di 0,9 punti percentuali contro la media italiana di 1,3. Tuttavia altri due specifici elementi oggettivi inducono a un moderato ottimismo. Ed è ancora Andrea Prete a indicarli. Anzitutto “nessuna provincia campana mostra segnali di flessione. In secondo luogo anche il numero delle imprese iscritte al Registro delle Cciaa è in aumento, con un indice significativamente maggiore rispetto al dato nazionale: + 1,2 per cento contro lo 0,3”.
E non basta. Aumenta la componente di imprese composte di stranieri e di giovani. Sono inoltre in crescita le startup innovative (336 in Campania, pari al 26,5% dell’intero Mezzogiorno. Qualche segnale incoraggiante viene anche dal fronte occupazionale, con un incremento dell’1% rispetto alla media nazionale di 0,8%. Di contro resta elevato il tasso di disoccupazione (19,8%), di ben 8 punti in più della media italiana (+12 punti per quello giovanile).
Fin qui i dati. Che hanno fornito il destro per una analisi approfondita, al quale Prete ha dato il via con alcune importanti considerazioni. “Che coa frena la competitività delle nostre imprese? In primo luogo l’illegalità diffusa – ha ribadito il presidente regionale di Unioncamere –, che deprime i potenziali del sistema economico campano e alimenta una distorsione delle regole del mercato più accentuata rispetto ad altre regioni italiane”.
Altro fattore frenante è la pressione tributaria sulle imprese e sulle famiglia campane, nonché l’elevato costo del credito bancario con medie rilevate dalla Bce di 9,25 punti percentuali applicate alle aziende contro la media del 6,95”