Dopo la sbornia delle promesse elettorali e il lungo interregno per formare il nuovo esecutivo, il ritorno alla realtà dei numeri ha tutto l’aspetto di un risveglio piuttosto brusco. E’ vero che il rallentamento dell’economia certificato ieri dall’Istat, era stato ampiamente annunciate sia dalla Banca d’Italia che dalla Confindustria. Ma i numeri diffusi ieri dall’istituto di statistica segnalano, un po’ a sorpresa, che il trend negativo era cominciato addirittura nel quarto trimestre del 2017. Una correzione che rende ancora più irrealistica la stima di una crescita all’1,5% a fine anno messa nero su bianco dall’ultimo Def (il Documento chiave della politica economica del governo).
Dal momento che le cattive notizie non arrivano mai da sole, a giugno è tornato a salire anche il tasso di disoccupazione, che si attesta ora al 10,9%, con un nuovo record dei contratti a termine. Proprio quelli che il Decreto dignità, l’unica misura varata dal governo sul fronte dell’economia, vorrebbe cancellare o, almeno, ridimensionare. Un decreto che, per la verità, non ha vita facile in Parlamento, sommerso dalle polemiche e da una pioggia di emendamenti. L’ultimo, quello proposto da Forza Italia per introdurre il “reddito di cittadinanza”, il cavallo di battaglia dei grillini. La proposta, ovviamente, è stata bocciata. Ma lo “sgambetto” degli uomini di Berlusconi la dice lunga sul clima che si respira nel centrodestra.
Insomma, sull’orizzonte si profila un autunno decisamente rovente. Anche perché, almeno nei suoi primi due mesi di vita, l’esecutivo non ha ancora convinto gli osservatori internazionali. L’Ocse ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell’Italia proprio scontando le incertezze politiche del Bel Paese. E lo stesso hanno fatto gli osservatori del Fondo Monetario Internazionale, che hanno sospeso il verdetto sui nostri conti proprio in attesa di capire quali saranno le prossime mosse del governo Conte. In più, restano in bilico anche i giudizi delle agenzie di rating, con un orientamento verso un nuovo “downgrade” in autunno. Sarebbe una nuova tegola sui nostri conti pubblici, dal momento che l’Italia è collocata appena due gradini in su rispetto al livello “junk”, cioè “spazzatura”.
L’appuntamento decisivo è, a questo punto, quello della prossima Legge di bilancio. Il nuovo governo “gialloverde” dovrà conquistarsi sul campo la fiducia dei mercati e, soprattutto, dimostrare di saper invertire la rotta dell’economia adottando misure coerenti e riforme concrete. Due parole che potrebbero anche non fare rima come gli interventi annunciati in campagna elettorale o in linea con il vento populista che ha ingrossato le vele del consenso. Ma che, di fronte ai numeri che arrivano dal paese reale diventeranno sempre più decisive.
Fonte: L’Arena