Falsa partenza, anzi finta partenza della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, frutto di un’operazione propagandistica in classico “quinto stile pompeiano”. Taranto-Italia o Taranto-Paese dei balocchi, viene da chiedersi? Il dubbio è legittimo, poiché l’istituzione del nuovo ufficio ministeriale con autonomia speciale, invece di accompagnare gli sforzi di riscatto della città ionica scelta come sede, sforzi che passano (anche) attraverso la cultura, si rivela una cinica presa per i fondelli. E non dei tarantini soltanto ma di tutto il Paese. Per paradossale che sia, quell’ufficio avrà competenza, ammesso che altri e più qualificati attori gliela lascino esercitare, solo in acque internazionali. Mentre la Corte dei Conti e il Consiglio di Stato certificano quasi giornalmente la cattiva gestione del MiBACT, la nomina del primo direttore della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, la dott.ssa Barbara Davidde, realizza, in effetti, un altro progetto quantomeno discutibile del Collegio Romano.
La missione del nuovo Ufficio, messa nero su bianco nel frettoloso dPCM n. 169 del 2 dicembre 2019, consiste nella tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo per dodici miglia oltre il limite esterno del mare territoriale, dunque tra le 12 e le 24 miglia dalla costa. A parte l’intreccio di competenze, la maggior parte delle quali spettano comunque al Ministero degli Esteri, ciò significa che tutta la narrazione suggerita ai media in queste ultime settimane per celebrare il ‘lieto evento’ come omaggio a Taranto e promessa di una gestione univoca e razionale, da parte di personale altamente specializzato, dei circa 100.000 km di fondali in acque territoriali italiane (per non dire di quelli dei ca. 5000 laghi e dei ca. 1200 fiumi) è fasulla, perché la competenza resta per intero alle soprintendenze territoriali. Come potrebbe sostituirle o essere loro di aiuto, del resto, un direttore che dirige solo se stesso, non avendo il suo ufficio altro personale?
In compenso, promossa l’arch. Piccarreta a Segretario regionale per liberare la Soprintendenza ABAP di Brindisi e Lecce con il più pilatesco e usurato degli espedienti, l’esperta di archeologia subacquea, dopo avere giovato al riequilibrio delle quote rosa tra i superdirettori franceschiniani, finisce per potersi occupare solo di Taranto (città e territorio), com’è previsto dal dPCM istitutivo di quell’assurda “Soprintendenza mare-monti”, e in aggiunta dell’ufficio di Brindisi e Lecce. Come un soprintendente qualsiasi, con i piedi ben piantati per terra e lo sguardo, quello soltanto, perso sulle distese del mare infecondo…oltre le 12 miglia da riva.
Falsa partenza, anzi finta partenza della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, frutto di un’operazione propagandistica in classico “quinto stile pompeiano”. Taranto-Italia o Taranto-Paese dei balocchi, viene da chiedersi? Il dubbio è legittimo, poiché l’istituzione del nuovo ufficio ministeriale con autonomia speciale, invece di accompagnare gli sforzi di riscatto della città ionica scelta come sede, sforzi che passano (anche) attraverso la cultura, si rivela una cinica presa per i fondelli. E non dei tarantini soltanto ma di tutto il Paese. Per paradossale che sia, quell’ufficio avrà competenza, ammesso che altri e più qualificati attori gliela lascino esercitare, solo in acque internazionali. Mentre la Corte dei Conti e il Consiglio di Stato certificano quasi giornalmente la cattiva gestione del MiBACT, la nomina del primo direttore della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, la dott.ssa Barbara Davidde, realizza, in effetti, un altro progetto quantomeno discutibile del Collegio Romano.
La missione del nuovo Ufficio, messa nero su bianco nel frettoloso dPCM n. 169 del 2 dicembre 2019, consiste nella tutela, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo per dodici miglia oltre il limite esterno del mare territoriale, dunque tra le 12 e le 24 miglia dalla costa. A parte l’intreccio di competenze, la maggior parte delle quali spettano comunque al Ministero degli Esteri, ciò significa che tutta la narrazione suggerita ai media in queste ultime settimane per celebrare il ‘lieto evento’ come omaggio a Taranto e promessa di una gestione univoca e razionale, da parte di personale altamente specializzato, dei circa 100.000 km di fondali in acque territoriali italiane (per non dire di quelli dei ca. 5000 laghi e dei ca. 1200 fiumi) è fasulla, perché la competenza resta per intero alle soprintendenze territoriali. Come potrebbe sostituirle o essere loro di aiuto, del resto, un direttore che dirige solo se stesso, non avendo il suo ufficio altro personale?
In compenso, promossa l’arch. Piccarreta a Segretario regionale per liberare la Soprintendenza ABAP di Brindisi e Lecce con il più pilatesco e usurato degli espedienti, l’esperta di archeologia subacquea, dopo avere giovato al riequilibrio delle quote rosa tra i superdirettori franceschiniani, finisce per potersi occupare solo di Taranto (città e territorio), com’è previsto dal dPCM istitutivo di quell’assurda “Soprintendenza mare-monti”, e in aggiunta dell’ufficio di Brindisi e Lecce. Come un soprintendente qualsiasi, con i piedi ben piantati per terra e lo sguardo, quello soltanto, perso sulle distese del mare infecondo…oltre le 12 miglia da riva.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)