E ho dei sintomi. Da qualche giorno mi gira la testa,ho una febbricola e poi mi sento debole. Tanto debole. Ho deciso e domani andrò a fare un tampone.
“E’ lei Rossana C.? Venga è il suo turno”.
Sento qualcosa di scomodo nel naso e nella bocca…sono attimi. Esco dal laboratorio e il risultato lo saprò domani. E respiro a pieni polmoni. Cammino piano piano e guardo il paesaggio. Mi vedo e ho una certa paura. Spero di non avere nulla. Spero.
Noi pensiamo di vivere la vita al presente e invece è sempre un passato. Ora sono le 15.30 e fra poco, ho un appuntamento con Laura. E dopo l’incontro sarà già il passato.
“Come va, Rossana?”.
Ed io: “Cara Laura, da un po’ non sono in forma. Mi trascino una debolezza e incrocio le dita”.
“Ma non avrai nulla. Fammi sapere qualcosa…se farai dei controlli. Ora facciamo quattro passi per viale Santa Lucia. Se te la senti”.
“Ma certo!”.
E prosegue piacevolmente, il pomeriggio.
E poi a casa, mi assalgono i ricordi. Tempo fa, in un banco di un mercatino dell’usato, trovai un vecchio libro. Quelli con la copertina nera e con le pagine ingiallite. Era un libro di racconti, un feuilleton di una certa Madame Duval. Lo sfogliai con delicatezza. E chiesi al venditore da dove proveniva questo libro. Il venditore mi disse che aveva recuperato alcune cose da buttare, in una villa che dovevano ristrutturare e il proprietario era interessato a disfarsi di oggetti che riteneva inutili. Io ero affascinata dal libro e lo pagai pochi euro. Era vecchio…molto vecchio.
Io procedo con i ricordi e ho la sensazione che anche un foglio di carta mi possa far provare gioia, dolore e paura. Ho paura.
Vado a ritirare il risultato del tampone: sono positiva. Mi sono ammalata di Covid, a 27 anni.
Sono qua in ospedale e mi hanno messo l’ossigeno. E per fortuna, solo per una notte. Sto migliorando giorno dopo giorno. Il personale dell’ospedale mi cura con amore. Ho bisogno di conforto. Ho ancora paura.
E dopo dieci giorni, vengo dimessa. A casa mi sento sola. La mia famiglia è lontana dalla città in cui mi trovo. Telefono ogni giorno per sentire mamma. Sento anche mio padre. Mi mancano. Il Covid mi ha insegnato ad avere pazienza. Il tempo corre come un cavallo in corsa con il fantino che deve vincere. Questa corsa non è sempre fruttuosa. Si corre, ma la meta si raggiunge anche senza correre.
Io sono in vita. Mi fermo un attimo. Ho visto tanti carri funebri sfilare quando ero in ospedale.
La vita mi è stata regalata. Avrò anche la possibilità di vaccinarmi. Sono sollevata e vedo una luce di speranza.
Rosa Mannetta