Il presidente Vincenzo Schiavo: “Accettiamo anche regole più rigide e multe più salate, ma occorre riaprire. Il coprifuoco delle 22 sino al 31 luglio ammazzerebbe il turismo, solo il 30% delle attività di ristorazione in Campania ha aree aperte. 60mila imprese e oltre 300mila lavoratori sono fermi e sul baratro”.
Confesercenti Campania alza la voce, ancora una volta, a favore delle proprie aziende e contro l’immobilismo del Governo, inadeguato a dare risposte su sostegni e ristori alle imprese, inefficace nei controlli e nel piano vaccini, indeciso su orari e modalità di apertura e chiusura delle attività. Le aziende della Campania sono al collasso. «Ora basta – esordisce Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania -, vogliamo chiarezza, risposte e ristori e, soprattutto, che vengano riaperte le nostre attività. Diciamo basta al governo delle chiacchiere, basta al governo dei proclami, basta al governo che mortifica gli imprenditori della nostra regione, al governo che perde tempo sui vaccini: non si intravede una soluzione, la percezione è che non ci sia. E intanto le aziende falliscono, le famiglie di lavoratori e imprenditori sono disperate, senza lavoro e senza soldi. Ci stanno togliendo anche la dignità del lavoro. Sono troppe le categorie delle nostre imprese che sono ferme».
L’incertezza legata alle nuove disposizioni rende tutto più grave, denuncia Confesercenti Campania. «Il coprifuoco che resta alle 22 e forse sino al 31 luglio è un assurdo: significa distruggere ancora di più il mondo del turismo che è già chiuso da troppo tempo. La chiusura dei ristoranti – afferma Schiavo- e dei bar alle 18, la chiusura ancora del comparto del wedding sono e sarebbero misure troppo pesanti, insostenibili per le imprese. Il Governo si è posto la domanda: ma come faranno a sfamare i propri figli imprenditori e lavoratori fermi? Evidentemente no. Non possiamo consentire più tutto questo. Il Governo deve darci la possibilità di riaprire le nostre attività. Siamo disposti ad accettare e rispettare misure anti-Covid ancora più severe, chiediamo anche multe ancora più salate per i trasgressori dei protocolli, ma vogliamo riaprire, anzi dobbiamo riaprire le nostre attività. Non è un problema solo di sopravvivenza delle aziende ma di sostentamento delle famiglie. Il mondo delle imprese è sul baratro, continuano a spostare sulle spalle delle nostre aziende il peso della pandemia, mostrando debolezza e inefficienza su quello che è il loro compito, ovvero provvedere ai controlli per scongiurare gli assembramenti che avvengono per strada o sui trasporti e non nelle nostre attività, sicure e sanificate perché rispettano regolamenti che ci siamo imposti e che Confesercenti ha voluto addirittura più severi e rigorosi per blindare la salute dei propri consumatori. Non siamo noi gli untori, è lo Stato che è incapace di controllare e distanziare le persone sui trasporti e nelle piazze. Le imprese, che già subiscono la condizione di essere in sostanza soci di minoranza dello Stato a causa della fortissima e inaccettabile pressione fiscale, non hanno alcuna responsabilità sulla diffusione dei contagi».
Vincenzo Schiavoentra poi nello specifico: «Abbiamo superato i 400 giorni totali di chiusura, 50mila attività di ristorazione in Campania – tra ristoranti, bar e pub- sono in ginocchio. Delle 24.600 attività di questo comparto solo il 30% (7800) ha, o avrebbe, la facoltà di riaprire, in zona gialla, avendo aree esterne. Vorrebbe dire che il restante 70% (16800), che dà lavoro a oltre 100mila persone dovrebbero rimanere chiuse. Non è corretto fermare le 31 categorie della filiera del wedding, bollandole come attività legate ad “eventi”. Si tratta di tenere ferme 31 categorie che rappresentano in Campania 50mila imprese e oltre 250mila lavoratori. Per questo chiediamo al governo di fare chiarezza e deve finirla di trasferire alla collettività l’idea che è nelle nostre attività che si diffonde il Covid-19. Non è così, nel resto del mondo assistiamo ad aperture di attività commerciali, qui invece il governo non ha avuto la capacità di dare ristoro alle nostre imprese».