E’ il grido disperato dei manifestanti di questi giorni che chiedono di ritornare a lavorare. Ma libertà, anzi “Libertad”, è la parola d’ordine della campagna elettorale di Isabel Diaz Ayuso, la leader popolare madrilena che ha stravinto le elezioni amministrative di Madrid. Uno slogan quasi blasfemo nel periodo storico così culturalmente statalista che stiamo vivendo. Una mancanza di libertà in un periodo di statalismo centralizzato e accentratore lo aveva rilevato qualche anno fa un ex politico ceco, Vaclav Klaus, insignito del premio Impegno Civico e della Medaglia d’Onore dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna.
Klaus è stato l’ultimo primo ministro della Cecoslovacchia nel 1992 e, dopo la dissoluzione di quest’ultima, primo ministro (1992-1997) e poi presidente della Repubblica Ceca (2003-2013).
La rivista Cristianità, ha proposto il suo interessante discorso che ha tenuto nell’occasione della premiazione. (“Il comunismo sovietico è finito. E la libertà?, gennaio-febbraio 2021, n. 407, Cristianità).
Il politico ceco ha ricordato il legame che lo lega all’Italia. Nel 1966 fu selezionato dal governo italiano per partecipare a un corso di specializzazione a Napoli presso l’Istituto di Studi per lo Sviluppo Economico (ISVE). Trentasei studenti provenienti da Paesi diversi. Klaus osserva che almeno nel suo caso il governo italiano ha fatto un’ottima scelta, un buon investimento. Il denaro dei contribuenti italiani non è andato sprecato.
Dopo quel soggiorno a Napoli a causa degli sviluppi successivi alla “Primavera di Praga”, soffocata dall’invasione sovietica, per venticinque anni non gli è stato più possibile visitare il nostro Paese.
Una premessa utile per fare delle riflessioni in merito alla cosiddetta Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, «ebbi il triste ‘privilegio’ di trascorrere quarant’anni della mia vita in un simile sistema». Molto abbiamo perso, ma abbiamo anche imparato tanto. Klaus ricorda che il comunismo gli ha dato l’opportunità di avere «una conoscenza profonda, intima di un sistema politico ed economico altamente centralizzato, oppressivo e antidemocratico, dirigista e interventista […]».
Guardando la realtà politica attuale in Europa, in Occidente, il politico ceco nota che sta «gradualmente acquisendo un numero sempre crescente di caratteristiche che assomigliano al nostro passato comunista».
Occorre far tesoro della nostra esperienza. Klaus ricorda che a differenza di molti osservatori vissuti in Occidente, loro non erano affatto sorpresi della caduta del comunismo. Si rendevano conto che il comunismo era come un guscio vuoto, nessuno nei Paesi comunisti credeva più all’ideologia marxista. Per l’ex politico ceco, il comunismo si è sciolto da solo, non è stato sconfitto. Tuttavia ora dobbiamo tenere viva la memoria di che cosa è stato il comunismo: «dobbiamo continuare a rammentare alla generazione attuale e a quelle future tutte le crudeltà e le atrocità dell’era comunista».
In particolare Klaus osserva che occorre analizzare soprattutto le ultime fasi della rapida sparizione del comunismo, «il suo graduale indebolimento, svuotamento e ammorbidimento […]». Klaus precisa che non vede alcun “risorgimento marxista”, ma c’è qualcos’altro che lo turba. Vede risorgere idee pericolosamente simili portate avanti sotto altri nomi. Anche se «i loro esponenti negherebbero qualsiasi legame con il marxismo e il comunismo». Il mondo odierno per certi aspetti ricorda i vecchi tempi comunisti. «Vedo un declino visibile della libertà e una mancanza irresponsabile di interesse nella libertà e nella democrazia parlamentare autentica».
A questo punto descrive alcuni tratti di queste idee totalitarie simili a quelle del passato comunista. 1.Un trasferimento di potere dai vari rappresentanti eletti a burocrati non eletti, dalle autorità locali e regionali ai governi centrali, dai legislatori ai funzionari, dai parlamenti nazionali a Bruxelles, insomma dal cittadino allo Stato. 2. si nota una crescita esponenziale di controllo di ogni tipo di attività umana. Lo Stato regolamentatore e amministrativo ha cominciato a toccare anche le sfere intime e molto personali delle nostre vite, non solo in campo economico, come succedeva in passato.
3.Si osserva una sostituzione della libertà con i diritti. «L’ideologia dei diritti, che io chiamo ‘diritt-umanesimo’, è diventata la base di un nuovo modello di società […]Fa parte dell’illusione eterna di tutti i non-democratici di abolire la politica».
4. «Li trovo nella crociata vittoriosa dell’ambientalismo e dell’allarmismo sul riscaldamento globale. Condivido il pensiero di Pascal Bruckner secondo cui ‘tutte le sciocchezze del bolscevismo [del maoismo e del trozkismo] vengono in qualche modo riformulate nel nome della salvezza del pianeta».
5. «Li vedo nelle trionfanti crociate del femminismo e del ‘genderismo’, del multiculturalismo, del ‘politicamente corretto’ e di altre simili ‘ismi’ e dottrine».
In conclusione l’ex esponente politico ceco sottolinea che non è facile trovare un minimo comun denominatore per tutti questi nuovi “ismi”. Certamente non si tratta di marxismo. Piuttosto occorre risalire più indietro nella storia, bisogna rifarsi ai pensatori che hanno ispirato la Rivoluzione Francese. Da qui che abbiamo ereditato l’idea di progresso, di progressismo trans-nazionale. «Viviamo in un epoca in cui si adorano l’utopismo, l’uguaglianza, la giustizia e il vuoto moralismo, in un’epoca di disprezzo per i risultati delle elezioni e dei referendum, in un’epoca di falsa solidarietà e di adorazione per tutto ciò che ha prefisso “global”, “multi” o “sovra”».
Tutto questo secondo Klaus ci ha portato a una monocultura intellettuale della sinistra post-moderna. Sarebbe un errore focalizzarsi soltanto sui nemici esterni come i russi, islamici o le restanti isole di comunismo. «L’Occidente è attaccato prevalentemente dall’interno, da noi, dalla nostra mancanza di volontà, dalla nostra mancanza di determinazione, dalla nostra mancanza di coraggio, dai nostri intellettuali pubblici, dalle nostre università, dai nostri mass media, dai nostri politici politicamente corretti».
Il presidente Donald Trump a Varsavia aveva detto: «la questione fondamentale del nostro tempo è se l’Occidente abbia la volontà di sopravvivere». Chiedendosi: «Abbiamo il coraggio di preservare la nostra civiltà di fronte a chi vorrebbe sovvertirla e distruggerla?».