Crolla l’occupazione in Italia a seguito della pandemia: penalizzati soprattutto “alloggio e ristorazione” che hanno perso 514mila posti di lavoro (unità di lavoro). Tra il 2013 al 2019 ne avevano creati 245mila. E’ quanto emerge dal “Rapporto Ristorazione 2020” di Fipe-Confcommercio, presentato oggi a Roma: in un anno è stato perso il doppio dei posti di lavoro creati dal 2013 e, secondo Fipe-Confcommercio, non si prevedee nessuna vera ripresa prima del 2022. Il Rapporto annuale sulla ristorazione in Italia per il 2020 appare come “un bollettino di guerra”: un anno di pandemia, si spiega, ha ridotto in macerie uno dei settori maggiormente dinamici e attivi dell’economia italiana, quello dei Pubblici esercizi. Occupazione, nessuno peggio dei Pubblici esercizi Secondo i dati Istat, nel 2020 in Italia si sono persi 2,5 milioni di posti di lavoro misurati in unità standard di lavoro, di cui 1,9 milioni nei servizi. Il più colpito è il settore della ricettività e della ristorazione che ha visto bruciare in un solo anno 514mila unità, più del doppio dei 245mila creati tra il 2013 e il 2019. Un dato allarmante che dimostra però anche l’eccezionale dinamicità pre-Covid del fuoricasa italiano. Il 2020 si è caratterizzato per un numero eccezionalmente basso di nuove imprese avviate: 9.190 a fronte delle oltre 18 mila aperte nel 2010. Per contro, i dati Infocamere certificano la chiusura nell’anno della pandemia di 22.250 attività. Un dato, che, tuttavia, sottostima la reale dimensione della crisi delle imprese della ristorazione, i cui effetti si vedranno soltanto nei prossimi mesi quando terminerà l’effetto anestetico dei provvedimenti di cassa integrazione, ristori, moratorie e via dicendo. A dicembre del 2020 negli archivi delle Camere di Commercio italiane risultavano attive 335.417 imprese della ristorazione.