Alessandro Scarlatti, compositore di musica barocca, vissuto dal 1660 al 1725, è considerato uno dei più importanti rappresentanti della scuola musicale napoletana, fu il maggiore compositore d’opera italiano tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Di origini siciliane, trasferitosi a Roma nel 1672. Sostenuto da Cristina di Svezia, fu assunto a suo servizio come Maestro di Cappella. Nel 1683 si traferì a Napoli, probabilmente qui chiamato dal vice Rè Marchese del Carpio e dallo scenografo Filippo Schor, per mettere in scena alcune opere teatrali già rappresentate a Roma. Nel primo periodo napoletano che va dal 1683 al 1702 Scarlatti compose diverse serenate e musica sacra. Il musicista rimase in contatto con gli ambienti romani, e con alcuni cardinali tra cui Benedetto Phamphilj e Pietro Ottoboni. Su libretto del cardinale Ottoboni che fu il suo committente, nel 1712 al teatro del palazzo della cancelleria in Roma fu rappresentata l’opera di Scarlatti. Entrò a servizio del cardinale tre anni dopo, nel 1705. Ormai, allontanatosi da Napoli per le difficoltà politiche del periodo, dovute ai contrasti tra gli Asburgo ed i Borbone, in Roma papa Albani, alias Clemente XI, gli conferì il titolo di cavaliere dell’Ordine di Gesù Cristo. Divenuto universalmente celebre, nel 1721 al teatro di Haymarket di Londra, fu eseguita la sua cantata “ La gloria di primavera”. Negli ultimi anni della sua vita, vissuti a Napoli, ricevette ripetute visite dai più apprezzati musicisti dell’epoca.
Alessandro Scarlatti era stato Maestro con il musicista Arcangelo Corelli del musicista di origini lucchesi Francesco Xaverio Geminiani, che fu per un breve periodo a inizi settecento il direttore dell’Opera di Napoli, prima di recarsi definitivamente a Londra, a partire dal 1714. Entra in gioco, visti i rimandi storici, il ruolo determinante del nipote cardinale di papa Clemente XI, alias il cardinale Alessandro Albani. Se questi fu sicuramente vicino allo zio pontefice, e sostenne i padri gesuiti al punto che, una volta eletto papa il successore dello zio, il cardinale Lambertini, che abolì l’Ordine, di fatto l’Albania si mise contro alla decisione del nuovo pontefice, è altresì vero che a inizi settecento, ed esattamente negli anni in cui Geminiani si trasferì a Londra e divenne non solo il primo massone d’Italia ma in relazione stretta con gli Hannover ed in particolare con l’erede al trono Federico, figlio maggiore di Giorgio II. Fu lui a sostenerlo nel suo ingresso in Massoneria ed a lui Geminiani dedicò sue opere. Leggiamo nell’Archivio apostolico vaticano[1] che il cardinale Alessandro Albani, nonostante fosse membro della famiglia di papa Clemente XI che aveva accolto a Roma il pretendente Giacomo Stuart, l’Albani dapprima segretamente, poi apertamente, si unì al partito contrario. Nel 1715 era venuto in rapporto a Roma con l’antiquario Filippo di Stosch, che ritornò nel 1722 come agente segreto del governo inglese per riferire sulle attività del pretendente e dei suoi fautori. Lo Stosch, nei suoi dispacci in Inghilterra, scritti sotto il nome di John Walton, attribuì qualche sua informazione all’Albani, che – egli diceva – gli permetteva di menzionarlo come autore. Dopo che lo Stosch fu costretto, per un attentato, ad abbandonare Roma nel 1731, riferì che l’Albani, con grande rischio, gli inviava informazioni in cifra. V’è motivo di credere che dopo la partenza dello Stosch l’Albani abbia avuto rapporti segreti con l’Inghilterra e altresì che abbia passato, come protettore della Sardegna, al d’Orma, che era particolarmente filobritannico, informazioni. L’Albani fu rappresentante austriaco e continuò a mantenersi filo britannico e favorevole agli Hannover. Protettore di artisti britannici presenti in Roma. Era un Arcade e gerosolomitano. Una domanda regna sovrana. Se il musicista Scarlatti fu Maestro di Geminiani, che si allontanò da Napoli proprio quando gli Hannover andarono al potere, nel preciso periodo in cui il cardinale Albani divenne intimo degli stessi Hannover, e se a pensar male non si fa mai peccato, potevano non esserci correlazioni? Voglio dire che sì, gli Stuart furono accolti a Roma, ma con i nuovi arrivati, a Londra, cioè gli Hannover, presumibilmente, viste queste particolari coincidenze, non dovettero essere poi così nefasti. Perché il cardinale Albani, che con papa Clemente XI, lo zio, si mostrò sempre in buoni rapporti, avrebbe dovuto rischiare al punto da correre così seri rischi? Non sappiamo quali furono le motivazioni del musicista Geminiani per il suo allontanamento definitivo da Napoli. Ma Scarlatti fu sempre per lui punto di riferimento e Scarlatti era in ottimi rapporti con papa Clemente XI. Poteva non esserlo con suo nipote, il cardinale Alessandro Albani? Coincidenze che fanno riflettere e che ci pongono nella condizione di pensare ad un “Risorgimento” ante litteram, dove alcune realtà romane volessero precorrere i tempi. Esattamente un secolo dopo troviamo situazioni analoghe fotografate, nel primo Risorgimento, in alcuni scritti che ho pubblicato in rete e nell’opera particolare del personaggio della mia tesi, l’ex gesuita padre Gioacchino Prosperi.[2] La comunione con alcune realtà politiche italiane, sia i Borbone di Napoli (Scarlatti e gli ambienti musicali napoletani) che i Savoia in Piemonte dell’Albani, lasciano presagire questa possibilità. Del resto se la massoneria si sviluppò particolarmente a Napoli, come studi recenti documentano, possiamo tener presente l’equazione Alessandro Scarlatti sta a Gioacchino Rossini come Francesco Xaverio Geminiani sta a Giuseppe Verdi?Il ruolo del primo massone d’Italia acclarato, il musicista Francesco Saverio Geminiani potrebbe lasciarlo supporre.
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[1] G. Sofri, Archivio Apostolico Vaticano.
[2] “Padre Gioacchino Prosperi, dalle Amicizie cristiane ai valori rosminiani”, tesi discussa nell’anno accademico 2009-2010 presso l’Università di Pisa, autore elena Pierotti, e scritti sulle vicende risorgimentali di approfondimento pubblicate su www.storico.org sempre dall’autrice della tesi.