Questa storia rappresenta uno dei tanti motivi che inducono qualcuno ad emigrare per ricrearsi un futuro diverso.
Venti di guerra
Irina stava pensando alla sua famiglia a Kiev…fu interrotta da Eva, la signora anziana che la chiamava: “Irina mi dai il deambulatore, vorrei camminare per il corridoio…”.
“Subito, signora Eva. Vado a prenderlo”.
Irina corse a eseguire l’ordine. Lei trovava il tempo di riflettere, di amare, di vedere il bello della vita. Lei è una giostra che gira con emozioni per solcare il dorso della luna…
Irina era una pianista: e fino ad un anno fa, lei lavorava al Teatro Nazionale dell’Opera di Kiev.
La crisi economica, poi aveva fatto il resto…aveva perso il lavoro. Oleg si era infuriato e le aveva detto: “Sei un’incapace, come faremo a vivere? Il tuo stipendio ci bastava. Io non lavoro, la fabbrica ha chiuso. E come faremo?”.
Irina non aveva risposto. Qualche giorno dopo, Oleg, le chiese il divorzio.
Erano stati giorni neri, si era sentita come una farfalla azzurra con le ali doloranti: il suo matrimonio era finito. La decisione l’aveva presa. Doveva andare via dal suo Paese. Aveva chiesto a qualche amica, quale nazione in Europa, era più opportuna. Paula le aveva parlato della Francia, dell’Italia…aveva scelto l’Italia.
I giorni liberi erano il giovedì e la domenica.
Quel giovedì era andata a pranzare in pizzeria.
“Desidero una margherita”.
“Da bere?”, rispose il cameriere.
“Solo acqua liscia”, disse Irina.
“Lei viene spesso qua…suppongo che non sia italiana. Io sono Massimo”, si sente apostrofare.
“Mi incuriosisce. Non sono italiana, come lo ha intuito?”.
“Lei è bionda naturale. Mi ha colpito la sua pelle chiara. Le posso offrire un caffè, dopo?”.
Il pomeriggio poteva essere interessante, il cuore poteva palpitare ancora…
Rosa Mannetta