Sviluppo delle tecnologie innovative abilitanti per la realizzazione di un micro-satellite avanzato modulare e multi-missione, con possibilità di alloggiamento di Payload (P/L) multipli interoperabili. E’ quello che prevede di realizzare PM3, il progetto di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale del valore di circa 9,7 milioni di euro.
La Piattaforma Modulare Multi-Missione PM3 alla quale lavora il partenariato del progetto, vede il DAC, Distretto Aerospaziale della Campania, capofila e ALI Scarl come leader industriale.
Partecipano inoltre Il Distretto Aerospaziale Lombardo (Lombardia Aerospace Cluster), l’Università degli Studi di Padova, l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, il CNR-ISASI, EURO.Soft S.r.l,Lead Tech S.r.l, Mapsat S.r.l., MBDA Italia S.p.A., Medinok S.p.A., Migma S.r.l, Nais S.r.l. , SAM S.c.a.r.l, SRS-ED S.r.l, Techno System Developments S.r.l., l’Università degli Studi di Salerno e l’Università degli Studi del Sannio.
Con PM3 si utilizzano tecnologie che consentono la realizzazione di un sistema a duplice uso: da un lato infatti, tale piattaforma consente la fornitura di un servizio di hosting in orbita di Payload di diversa natura e di diverso tipo; dall’altro lato consente di poter fornire un servizio dedicato di validazione e dimostrazione in orbita di nuove tecnologie (IOD/IOV).
Chi sono i fruitori? Un ampio pubblico di attori del comparto spaziale, che potranno accedere ad un servizio di dimostrazione in orbita delle proprie tecnologie, senza dovere necessariamente investire nello sviluppo e nella gestione di un satellite dedicato, attraverso un approccio Satellite as-a-service. Una tipologia di servizio che abiliterà nuove opportunità di business soprattutto per le piccole realtà industriali.
Le principali aree di innovazione sulle quali ha operato il progetto di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale PM3 sono:
· Sistemi di propulsione avanzata;
· Sistemi di rendez vous e docking innovativo;
· Tecnologie e processi per la realizzazione di smart structure avanzate tramite tecniche di Additive Manufacturing;
· Sistemi innovativi di trasferimento wireless di dati e potenza;
· Sistemi di controllo d’assetto di nuova generazione;
· Antenne basate su materiali innovativi;
· Sistemi e tecniche avanzate per la gestione e l’elaborazione dati satellitari.
Il progetto consente di sviluppare le tecnologie ed i processi necessari alla realizzazione di un prototipo dimostratore dei sistemi descritti, con un livello di maturità tecnologica (TRL) compreso tra il 4 ed il 6.
“Diversi attori del sistema aerospaziale grazie a PM3 potranno validare le proprie tecnologie in ambiente operativo – spiega il presidente del DAC, Luigi Carrino – e potranno avere accesso ad un servizio adatto a tali esigenze; un servizio e una opportunità personalizzabili ed a costo ridotto oltre che in grado di generare una positiva ricaduta sulla disponibilità di tali tecnologie nel mercato nazionale ed internazionale”.
Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia ed ai recenti eventi geopolitici – spiega il COO di ALI ing. Francesco Punzo, Responsabile Scientifico di PM3 – si è comunque riusciti a realizzare ben otto dimostratori con lo scopo di testare le tecnologie innovative sviluppate.
“Il progetto PM3 entra a far parte dello spettro di satelliti per l’osservazione della Terra, ma non è tutto, è implementata a bordo anche la capacità di monitoraggio del traffico aereo e marittimo nonché un volume dedicato all’IOD/IOV – spiega Sara Rita Merola, System Engineer del progetto – è rispettato quindi appieno l’obiettivo di una piattaforma multi-missione, così come la caratteristica di modularità, garantita dalla separazione tra modulo Payload.
“La multidisciplinarità dell’iniziativa, che vede coinvolte numerose aziende del settore aerospaziale, – spiega Valerio Striano, Project Manager del progetto PM3 – si coniuga con l’obiettivo di distribuzione capillare delle competenze acquisite durante lo svolgimento del progetto. L’affiancamento di un partner industriale e di un partner di ricerca durante tutta la fase di studio rappresenta un canale diretto di trasferimento tecnologico al mondo dell’industria, generando un’importante ricaduta dal punto di vista dei risultati direttamente sfruttabili dal settore privato”.