La storia è vecchia come il cucco: facta lex inventa fraus, fatta la legge trovato l’inganno, dicevano già i latini. Tuttavia secondo i “Virologi dei Lavoratori”, Quaquaraquà – come li definisce il critico Paolo Battaglia La Terra Borgese – l’arte del lavoro in nero sarebbe stata inventata e brevettata dai percettori del reddito di cittadinanza! Niente di più falso.
A questi Quaquaraquà, Cuccatori della Lotta al lavoro nero ed irregolare, detrattori della realtà e della storia si suggerisce l’uso di Wikipedia che offre dati certi sul fenomeno”lavoro nero” nell’Era Precittadinanza – tira dritto il critico d’arte.
Pertanto, e per voler non contare il triste fenomeno del lavoro minorile e dello sfruttamento degli immigrati clandestini, i su detti Quaquaraquà, Cuccatori della Lotta al lavoro nero ed irregolare, detrattori della verità e della storia, prendessero coscienza della realtà, senza perderla mai di vista – precisa Paolo Battaglia La Terra Borgese -, e la smettessero con questo continuo spaccio di idee stupefacenti volto a definire ladra a qualsiasi costo morale ed etico la Persona percettrice di quell’ammortizzatore sociale detto Reddito di Cittadinanza e che dovrebbe più onestamente e correttamente chiamarsi Rimborso del Danno Sociale Subito, perché una collettività simile: che crea così tanti poveri, disoccupati e inoccupati, è COLPEVOLE.
I su detti Quaquaraquà, Cuccatori della Lotta al lavoro nero ed irregolare, detrattori della realtà e della storia, non facciano finta di non sapere dei milioni di disoccupati che lavorano in nero per percepire ugualmente l’indennità di disoccupazione, come pure della moltitudine di pensionati che – lavorando in nero – rubano il lavoro a chi non ne ha nemmeno uno, e come pure non facciano finta di non sapere dei lavoratori “invisibili” dell’industria edilizia, e non facciano finta di non sapere nulla di quelle persone, costrette al nero, che da mattino a sera faticano per dieci ore lavorative e che pure devono sentirsi dire: «Voi non pagate le tasse», e non facciano finta di non sapere – sempre i suddetti signori – che il Reddito di Cittadinanza (reddito minimo garantito) fu istituito nel 2019 e che il Lavoro Nero è vecchio come il cucco – precisa Paolo Battaglia La Terra Borgese che ci rimanda ancora in Wikipedia – nell’Era Precittadinanza:
In Unione Europea si stima che il 25% dei lavoratori in ambito agricolo sia illegale, secondo il documento ‘Best Practices against Work Exploitation in Agriculture’, realizzato dal “Milan Center for Food Law and Policy”. In Romania e Portogallo, le stime sono di 40% e 60% di irregolari sul totale dei lavoratori in agricoltura. In Polonia si stima un dato superiore al 25%, in Italia si va oltre il 30%. In Germania e Austria, la percentuale è al di sotto del 10%.
Italia
L’Eurispes ha calcolato che l’economia sommersa in Italia ha generato nel decennio 2007-2017, almeno 549 miliardi di euro l’anno. Tutti i settori, dall’agricoltura ai servizi, all’industria, nelle forme del lavoro nero continuativo, del doppio lavoro, del lavoro nero saltuario. Secondo l’Eurispes, il 54,5% dell’economia non osservata è rappresentato dal lavoro irregolare, il 28,4% dall’evasione fiscale da parte di aziende e imprese, il 16,9% dalla cosiddetta economia informale. Secondo le stime Eurispes inoltre, ai 300 miliardi derivanti dal lavoro sommerso, si devono aggiungere 156 miliardi di euro di sommerso generati dalle imprese italiane. Basandosi sulle operazioni condotte, a partire dal 2007, dalla Guardia di Finanza con 700.000 controlli effettuati, sono stati riscontrati 27 miliardi di euro di base imponibile sottratta al fisco.
Il lavoro nero sottrae al fisco italiano 36,9 miliardi di Euro all’anno secondo stime della Cgia di Mestre su dati del 2014. Il lavoro nero ha prodotto in Italia 77,2 miliardi di Euro di PIL irregolare (4,8% sul PIL). La regione con più lavoro nero è la Calabria con incidenza del valore aggiunto da lavoro irregolare sul PIL pari all’8,7%. Poi Campania (8,4%), Sicilia (7,8%), Puglia (6,7%) e Abruzzo (6%). Trentino Alto Adige (3,6%), Valle d’Aosta (3,4%) e il Veneto (3,3%) sono le più virtuose.
Un esempio di lavoro nero è dato dalle badanti, assistenti familiari. Assieme a colf e baby sitter (oltre 500.000 le regolari), costituiscono l’esercito delle lavoratrici domestiche. Con andamenti annuali oscillanti, si raggiungono i 900.000 addetti contrattualizzati, per 7 miliardi annui, tra retribuzioni, TFR e contributi per un miliardo. Comprendendo il sommerso, il numero dei lavoratori supera i 2 milioni e il giro d’affari oltre i 15 miliardi. Il lavoro domestico in Italia e in Europa ha acquisito sempre maggior rilevanza, per l’invecchiamento demografico e alla crescente partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Si è passati dai complessivi 479.000 occupati del 2006 ai 984.000 del 2009, a oltre un milione nel 2012. Nel 2015 presso le famiglie italiane sono stati assunti in regola 886.125 lavoratori domestici. Nel 2016, 866.747 (-3,1%). Tra il 2007 e il 2015 il numero è cresciuto del 42%, il 57,6% è costituito da colf, mentre il 42,4% da badanti, il 61% dall’Europa dell’Est (rumene, ucraine, moldave e russe, solo il 20% le italiane).
[…] Il lavoro irregolare di milioni di individui, circa 3,5-4 milioni, determina una evasione contributiva di circa 11 miliardi di Euro l’anno.
Si pensi piuttosto a monitorare con dovere l’andamento fruttifero di tutti i contributi pubblici elargiti a destra e a manca, a privati e aziende, ad associazioni e coop, a tizio e a caio – conclude Paolo Battaglia La Terra Borgese.