Il fiume Oreto è uno dei fiumi più importanti della Sicilia, nasce a sud della capitale sicula, nella
verdeggiante Conca d’Oro e scorre nella valle omonima e il suo bacino si estende per ben 23 chilometri e
attraversa Altofonte, Monreale e Palermo per sfociare nel Mar Tirreno. Dopo l’interramento dei fiumi
Kemonia e Papireto è l’unico corso d’acqua rimasto a Palermo. Il suo regime torrentizio gli permette di
mantenere un deflusso di acque sufficiente anche nei mesi più caldi dell’estate, grazie alla presenza di
molte risorgive e alla ricchezza della portata della falda che lo alimenta alla nascita.
Morfologia:
Il suo lungo percorso è frastagliato di grotte, infatti il sottosuolo calcarenitico che attraversa è
caratterizzato fa cavità a pozzo di stretta imboccatura che si allarga di molto ad imbuto o a campana, usate come cave di pietra, contribuiscono allo sviluppo urbanistico, ne sa qualche cosa anche la costruzione della Chiesa di Sant’Antonio in Corso Tukory.
Storia:
La sua storia è ultra millenaria, nei territori limitrofi sono tornati alla luce reperti del Paleolitico superiore.
Nel IV secolo A.C. la sua zona terriera e è conosciuta con il nome di “giardino di Sicilia”, per la sua
vegetazione lussureggiante. Fino all’inizio del secolo scorso è un fiume pulito che lungo le sue rive ospita
una molteplice varietà di flora e fauna davvero unica, un tempo alla sue foce nuotano anguille, tinche e
grossi storioni, oggi purtroppo estinti.
È testimone silenzioso dell’assalto cartaginese da parte del generale Asdrubale fratello del più famoso e
glorioso Annibale, nel 251 A.C.
Nel IV secolo A.C. la sua zona terriera e è conosciuta con il nome di “giardino di Sicilia”, per la sua
vegetazione lussureggiante. Fino all’inizio del secolo scorso è un fiume pulito che lungo le sue rive ospita
una molteplice varietà di flora e fauna davvero unica, un tempo alla sue foce nuotano anguille, tinche e
grossi storioni, oggi purtroppo estinti.
Da scavi archeologici del XVIII emergono fattorie e ville signorili e nel XX secolo, a Piano di Sant’Erasmo,
vengono scoperti resti di una villa romana. Del resto abbiamo sue notizie da parte di Polibio, poi non si
hanno più per diversi secoli sue notizie palesi, anche se non perde la sua importanza per irrigare le terre
circostanze.
Il primo e duraturo rapporto di questo fiume e la sua città si ha intorno al 900 D.C. con l’arrivo degli arabi,
che costruiscono lungo la sponda meridionale diversi mulino ad acqua. L’arabo ‘Ibn Hawqal, lo descrive
così: “scorre a mezzogiorno del paese un grande e grosso fiume che s’appella Wadì ‘Aabbàs, sul quale
sono piantati di molti mulini, ma l’acqua di esso non si adopera per l’irrigazione degli orti nè dei giardini”.
È nel periodo si ha una spinta edilizia di considerevole portata sulle sue sponde: Nella parte bassa sono
costruiti la Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi (1071), nel 1125 per volere dell’Ammiraglia Giorgio
Antiocchia sia il Ponte Ammiraglio, il secondo poste più antico in Europa dopo quello sul Rodano e dotato di ben undici arcate, che la Chiesa di San Michele del Ponte li vicino, chiamata anche San Michele del Ponte.
Alla fine del XVI secolo abbiamo le Chiese di San Nicolò degli Scannati e quella di Santa Maria la Sanità, nel 1602.
Nella sua parte alta, nel 1088 è costruito il Monastero della Madonna dell’Oreto, Nel 1140 il Monastero di
San Nicolò Lo Guargaro, poi chiamato Madonna della Grazia.
Nel 1304 nel castello di Altofonte la regina Eleonora, moglie di Federico II d’Aragona da alla luce Pietro che passa poi alla storia come re di Sicilia.
Nel 1793 non si allunga la via Maqueda sino al convento di Santa Maria di Gesù perché passare oltre il
fiume risulta troppo oneroso.
Il 29 Aprile del 1963, è inaugurata la linea ferroviaria Palermo-Bagheria e la prima stazione è edificata
proprio in via Oreto vicino alla chiesa di Sant’Antoninello lo Sicco, poco distante dalla stazione centrale
odierna.
Nel 1930, su una struttura precedente è costruito l’attuale Ponte Oreto.
Degrado:
Purtroppo agli inizi del secolo scorso, entrando nel palermitano, comincia insensibilmente ad inquinarsi fino a diventare letteralmente una fogna a cielo aperto, inadeguati i progetti varati per salvarlo, inattuato è pure il progetto dell’istituzione di un parco, fino a che nel 2018 è avviato un confronto per la costituzione del “Contratto di fiume” che finalmente permette di attuare azioni concrete per la sua riqualificazione.
Conclusioni:
L’altro giorno mi trovo a passare sul ponte del fiume Oreto, un’altra volta messo a nuovo, e gettando uno
sguardo distratto sulle sue acque noto qualcosa in movimento tra la rada vegetazione che sbuca dalle sue
acque grigie. Aguzzo la vista per cercare di capire cosa è, alla fine capisco che si tratta di un airone solitario che sentendosi osservato, si nasconde timidamente tra i rami dell’arbusto. Tiro fuori il mio smartphone e faccio un rapido paio di scatti e poi mi allontano lesta, per non disturbarlo ulteriormente. Spero che presto tornino nelle sue acque anche le anguille, le tinche e persino gli storioni di un tempo ormai andato.
MARIA LUPICA
FONTI:
FIUME ORETO | I Luoghi del Cuore – FAI (fondoambiente.it);
Il fiume e la valle dell’Oreto di Palermo – Nuove Verrine;
Il fiume Oreto: storia, ricordi e speranze di recupero | www.palermoviva.it;
Airone: conosciamo l’affascinante trampoliere delle paludi (tuttogreen.it).