Lettera al direttore di Michele Auriemma
Caro direttore, mi chiamo Michele Auriemma, sono nato a Napoli, da anni vivo e lavoro negli Stati Uniti. E faccio parte del Movimento Politico “Azione USA”, collegato alla formazione politica di Carlo Calenda, partito che sento piu vicino alle mie idee. Sono stato uno dei primi ad aderire e quindi eletto “rappresentante” ufficiale di Azione della costa Ovest degli USA. E così, caduto il governo Draghi e indette le elezioni, decisa la formazione di una coalizione elettorale con Italia Viva, in tutta fretta da Roma sono arrivate delle richieste pressanti per fornire i nomi di due candidati in rappresentanza dei cittadini italiani residenti in Nord America: uno per la Camera ed uno per il Senato. E così io ho avanzato la mia cancidatura al Senato. Quella che è cominciata da quel momento è una disavventura che sarebbe aulico definire una Odissea, poiché si è risolta in un banale, insostenibile gioco dell’oca. Pur sapendo infatti che, per il tempo assai limitato, non avrei raggiunto il numero di voti necessario per essere eletto, mi sono dato da fare con entusiasmo, conscio del fatto che avrei dovuto spendere tempo e denaro, probabilmente senza esiti positivi. E qui comincia la giostra: la candidatura è stata accolta il 14 dello scorso Agosto. Soltanto il giorno dopo ho saputo di dover presentare alcuni documenti da autentificare presso il consolato italiano di Los Angeles. Ma – cosa ben piu grave – ho appreso che i suddetti documenti sarebbero dovuti arrivare a Roma entro il giorno 22: appena otto giorni dopo. Ora, considerando che in qualunque consolato italiano avere un appuntamento è un’impresa che può richiedere settimane… E considerando che in America le distanze non si misurano in pochi chilometri ma in centinaia di miglia, mi domando: come sarebbe stato possibile prendere un appuntamento, far vidimare i documenti, spedirli in modo da farli giungere a Roma entro il 22? Purtuttavia, con salti mortali ed effetti speciali, sono riuscito a spedire i documenti via fedex il giorno 18, con una tariffa esosa che prometteva la consegna entro il 22. Dopo di che ho ricevuto la conferma dalla responsabile del coordinamento estero che io ero nella rosa dei candidati. A questo punto comincia da parte mia una fervente e martellante propaganda con amici, clienti, fornitori, parenti… Per chiedere il loro voto. Lo stesso per i cari amici e conoscenti a me vicini, tra cui alcuni professionisti, che si sono spesi per me, a loro volta, con la cerchia dei loro conoscenti. E quindi? In data 30 agosto, di pomeriggio inoltrato (bisogna anche considerare che qui in California siamo 9 ore indietro) vengo a sapere una cosa nuova: che entro il giorno 4 di settembre deve arrivare a Roma un certificate del casellario giudiziale, che pero’ puo essere spedito anche via email (perché questo sì e iI precedente no? Mistero…). Si riparte quindi da zero, con un certificate de casellario giudiziale da richiedere a non so quale tribunale in Italia per competenza, stando a 10000 km di distanza e con 9 ore di fuso orario di differenza… Ma anche in questo caso, con notti insonni e congrue prebende, riesco a ottenere iI suddetto certificate che invio via email. Non una, ma due volte. Nel frattempo continuo la campagna pubblicitaria e allestisco anche un video a supporto del partito di Calenda. E resto in attesa di ricevere l’agognato plico elettorale. E invece ricominciano le sorprese. Ricevo cioè telefonate dei miei amici che sì, hanno ricevuto il plico elettorale ma… il mio nome non c’è! Non c’è? E come è possibile? Mi attacco al telefono per chiedere spiegazioni a Roma. La mia coordinatrice dall’altro capo cade dal pero, perché non ne sa nulla. Anzi mi manda anche una snapshot in cui si evince che la mia candidature, viceversa, è stata eccettata. Proseguendo l’indagine, si arriva ad un super coordinatore che palleggia la responsabilità con una collega, che era stata assente nei giorni precedenti senza informarlo di alcun intoppo. Infine si viene a sapere a cosa è dovuta la mia esclusione: al fatto che I documenti autenticati in gran fretta al consolato sono arrivati in ritardo. Domanda: dal momento che sono stato escluso il giorno 22 agosto, perché non sono stato informato in tempo? E ancora: perché mi sono stati chiesti altri documenti solo dopo una settimana? Perché i coordinatori non sono stati informati della esclusione? Ma non e’ ancora finite perchè al danno in breve si aggiunge la beffa. Facendo una verifica nel sito ufficiale di Azione (di cui ho gelosamente conservato uno screenshoot..), in lista io c’ero ma con un cognome sbagliato! Caro direttore, mi dica lei se un “disguido” di questo genere non sia indice di grande incompetenza organizzativa e totale mancanza di professionalità da parte degli organi amministrativi centrali preposti alla gestione del voto all’estero… E mi lasci la possibilità di una semplice ulteriore considerazione: qualunque questione burocratica in Italia si puo’ facilmente risolvere avendo comunque uffici disponibili a breve distanza della sede centrale e si pensa che qui sia lo stesso… avendo solo un consolato disponibile e a non meno di 500 km. Conclusioni: il mio partito ha perso dei voti, forse anche qualche migliaio. Io ho perduto un mucchio di soldi e una montagna di tempo. A parte una buona dose di stress, di cui non sentivo il bisogno, quello che conta è la figura barbina (per non dire peggio) con amici, clienti, fornitori, professionisti. Per me il danno di immagine è stato enorme. Mi domando se il voto degli italiani all’estero non sia tenuto apposta in tale regime discrezionale. Privo di logica e linearità e trasparenza, a chi giova? Ai posteri l’ardua sentenza!