E concorda con Tovino: utile la piattaforma web per gestire la misura
“L’idea di una piattaforma web per gestire in maniera più efficaceil potenziale del Reddito di cittadinanza è interessante e andrebbe considerata studiandone la fattibilità”. Parla Isaia Sales, saggista e politico campano, docente di Storia delle mafie all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, autore di diversi saggi sul Sud d’Italia, è uno fra i più autorevoli opinionisti di Repubblica. Giornale sulle cui colonne è apparsa una ampia riflessione sul rapporto tra Reddito di cittadinanza. La stessa misura che Raffaele Tovino, direttore di Enbiform, vorrebbe agganciare a una app utile a mettere in relazione percettori e domanda di prestazioni (leggi https://www.ilsudonline.it/reddito-di-cittadinanza-raffaele-tovino-enbiform-ci-vuole-unapp-per-connettere-famiglie-e-imprese-con-i-percettori-della-misura/).
Professor Sales, in Italia – lei ha scritto sul giornale diretto da Gianni Molinari – la risposta pubblica ai senza reddito non è stata mai una priorità della politica, pur essendo il Paese interessato da estese fasce di povertà e da una divisione economica e sociale ben consolidata tra Nord e Sud. Può specificare meglio la sua opinione?
I senza reddito non hanno potuto contare su di attenzione adeguataneanche nel periodo in cui la sinistra è stata la governo a partire dal 1996. Il sistema previdenziale è stato (tutto sommato) ben organizzato, così come quello sanitario, mentre ha sempre difettato la risposta a chi non è in grado di procurarsi un reddito per evitare che la disoccupazione si trasformi in disperazione.
Lo Stato sociale italiano, dal secondo dopoguerra in poi, è stato attento a chi va in pensione e a chi si ammala…
Molto meno a chi non dispone di un guadagno per affrontare i bisogni elementari della sua famiglia. Il reddito di cittadinanza,con tutti i suoi limiti, ha coperto una necessità sempre trascurata nel passato dall’insieme della politica italiana, compresa la sinistra.
Ha scritto anche che per anni è prevalsa l’idea che la disoccupazione fosse una scelta soggettiva, una vocazione all’ozio e all’indolenza, un rifiuto preconcetto del lavoro come condizione identificativa della propria vita…
E già. Il non lavoro era visto come un segno di inferiorità morale e umana e non un momento difficile da affrontare con un sostegno pubblico. Insomma. lo stato sociale è stato modellato sulle esigenze del Centro-Nord, sulla spinta delle forze sociali, politichee sindacali in gran parte condizionati dalle esigenze della parte produttiva del Paese.
Gli “improduttivi” a suo parere sono stati emarginati dal sistema e considerati dei paria e dei nullafacenti. Non è così?
Lo Stato sociale ha fotografato la situazione produttiva del Paese creando una incredibile sottovalutazione dei senza reddito e dei senza lavoro, in gran parte concentrati nei territori meridionali.
Si è dato vita a un doppio sistema di assistenza e previdenza: Stato sociale al Centro- Nord, Stato clientelare al Sud?
La mancanza di uno strumento di sostegno universalistico alla povertà ha messo in moto mezzi incongrui per rispondere abisogni elementari di vita. Il Sud è stato il luogo di queste particolari forme di “reddito di illegalità”. I casi sono così estesi che ci vorrebbe un libro per raccontarli. Limitiamoci a qualche esempio.
Lei si dice convinto che il sistema clientelare al Sud, così come quello criminale, ha funzionato come surrogato di una protezione universale inesistente.
Ma a pagare era sempre lo Stato. Tanto è vero che nel passato la dimensione degli imbrogli per procurarsi un reddito è stata di gran lunga superiore a quella del reddito di cittadinanza. Con la differenza che nel periodo precedente per avere accesso a quelle provvidenze (non spettanti) si ricorreva a faccendieri, a politici clientelari e molto spesso a mafiosi e camorristi.
Sul reddito di cittadinanza, invece?
Non c’è stata intermediazione clientelare o controllo criminale. E non è una cosa da poco nel Sud. Un sistema universale di integrazione di reddito è mille volte preferibile al sistema di intermediazione clientelare, discrezionale e illegale. Quando c’è una domanda di assistenza legittima non soddisfatta per via legale, si mettono in moto circuiti illegali per procurarsela. Questa è la storia del Mezzogiorno e dell’Italia che bisogna buttarsi alle spalle, a partire da strumenti adeguati e universali per rispondere ai bisogni elementari di vita.