La privatizzazione? “La prerogativa è dell’azionista, non del management”. Il futuro del gruppo? “Abbiamo difeso la presenza sul territorio, con 13mila uffici postali operativi. Investiremo ancora nella logistica e per migliorare i servizi offerti ai cittadini”. Matteo Del Fante, amministratore delegato delle Poste, mette in fila i numeri del gruppo davanti ai deputati della commissione Trasporti della Camera, nell’ambito dell’esame dello schema di decreto del Presidente del Consiglio sulla vendita di una quota della partecipazione detenuta dal Mef. Numeri di un gruppo che, fa capire l’Ad di Poste, ha saputo negli anni, cambiare pelle ed affrontare la competizione, facendo i conti con i colossi che nel frattempo si sono presentati sul mercato. I risultati non sono mancati. “Da quando si è insediato questo consiglio di amministrazione, nel 2017 – ribadisce Del Fante – la nostra presenza sul territorio è rimasta intatta. Nell’ultimo anno abbiamo consegnato 256 milioni di pacchi, attraverso una flotta di 30mila mezzi”. E, ancora: “Abbiamo un impatto diretto e indiretto misurabile nell’arco 2018-2023 in 65 miliardi, tramite la nostra attività di acquisto e investimento, ma anche mediante i salari che paga l’azienda”.
Nel core business c’è anche la finanza. “Abbiamo 30 milioni di carte di pagamento emesse e gestiamo risparmi degli italiani per 580 miliardi. Nel settore assicurativo, sempre nel 2023, abbiamo raccolto 18 miliardi lordi. Siamo i primi identity provider nell’ambito di Spid”. In particolare, da segnalare la crescita in ambito assicurativo con “il collocamento di polizze di risparmio, raggiungendo circa 160 miliardi di riserve, quindi di risparmi degli italiani investiti. Siamo di gran lunga il primo investitore in titoli di Stato italiani. Le risorse sui depositi e i conti correnti attivi che abbiamo con gli italiani le investiamo in titoli di Stato, così come i proventi delle polizze che collochiamo, per un ammontare di 140 miliardi di euro”. E nei prossimi mesi dovrebbe essere ampliato il perimetro dei servizi offerti dagli uffici postali. A partire dalla possibilità di rilasciare i passaporti, uno dei punti più dolenti della nostra burocrazia a causa delle lungaggini necessarie per ottenere questo documento. “Abbiamo consegnato i primi 10 passaporti pilota in due comuni del bolognese. Nove sono stati consegnati a casa, una persona è venuta a ritirarlo nell’ufficio postale”, ha annunciato Del Fante, precisando anche che il tempo della pratica è stato complessivamente di 15 giorni. “I margini sono sostanzialmente positivi su tutto quello che non è postale, andiamo molto bene come margine operativo sull’assicurazione, sulla banca, sui pagamenti. Ma l’ambito dove l’azienda continua a perdere è quello della posta tradizionale, perché il nostro Paese è molto più avanti nel processo di sostituzione della carta in fatture elettroniche, nell’uso dell’email per le comunicazioni, rispetto alla media europea. “Ciascun italiano riceve una corrispondenza ogni 10 giorni. La rete di Poste per questo servizio conta 50.000 dipendenti per un costo del lavoro di 2,5 miliardi”. La sfida è “sostituire la consegna a casa della corrispondenza con la consegna dei pacchi”.
In compenso, l’azienda ha avuto un percorso importante di crescita nei dati finanziari. “Questo ci permette di continuare gli investimenti negli uffici e in tecnologia che, dal 2016 a oggi, sono più che raddoppiati. Sono cresciuti i nostri ricavi: da 10,6 miliardi nel 2017 a 12 miliardi. Il nostro margine operativo è più che raddoppiato: da 1,1 a 2,6 miliardi; l’utile netto da 0,7 a 1,9 miliardi”, ricorda del Fante. Annunciando i due settori che, nei prossimi anni, saranno al centro degli investimenti: la riorganizzazine logistica e il modello omni-canale.
“La nostra strategia – ha aggiunto – è quella di assolvere alle esigenze per i vari prodotti del cliente, dandogli il canale per interagire con Poste più comodo e consono. Questo può essere l’ufficio postale, il digitale, il call center. Spesso verifichiamo che è un misto di questi canali”.