La recente tragedia nel Mar Mediterraneo ha visto la perdita di almeno 60 vite umane, dopo che un gommone con circa 80 persone a bordo è rimasto alla deriva per una settimana. Queste persone, tra cui donne e bambini, avevano lasciato il porto di Zawija in Libia, sperando di raggiungere l’Europa. Nonostante l’emissione di un segnale di soccorso da parte dell’ONG Alarm Phone, non vi è stata alcuna risposta tempestiva per soccorrere i naufraghi.
La nave umanitaria Ocean Viking di Sos Mediterranée, durante la notte tra martedì e mercoledì, ha scoperto il relitto con solo 25 sopravvissuti a bordo, in una delle scene più devastanti mai incontrate nei loro sette anni di attività in mare. Questi individui, gravemente indeboliti e disidratati, erano sopravvissuti bevendo esclusivamente acqua di mare. Tra loro c’erano anche 12 minori non accompagnati, tutti traumatizzati dopo aver assistito alla morte dei loro compagni di viaggio e dopo essere stati costretti a gettare in mare i corpi senza vita.
In uno stato di estrema debolezza, un uomo senegalese ha condiviso con i soccorritori la dolorosa perdita di suo figlio di un anno e mezzo e di sua moglie. Il bambino è deceduto dopo appena due giorni, seguito dalla madre dopo altri due giorni, delineando un quadro straziante della disperazione e delle condizioni disumane affrontate dai migranti nel loro percorso pericoloso verso la speranza di una vita migliore.