Ancora scintille. Non c’è pace fra il governo e Stellantis. Neanche le parole dell’amministratore delegato dell’ex gruppo Fiat, Carlos Tavares, sono servite a far tornare il sereno. Eppure, il numero due dell’azienda non aveva usato mezze parole per allontanare i sospetti su un ridimensionamento della presenza italiana del gruppo. Sospetti alimentati da una sua precedente intervista, nella quale aveva sottolineato i ritardi del Paese sul fronte della mobilità elettrica. Ora, invece, in un’intervista al Quotidiano Nazionale, spiega che “l’Italia è uno dei nostri Paesi d’origine, amiamo l’Italia e sentiamo una repsonsabilità etica verso i nostri dipendenti che voglio ringraziare per tutto quello che stanno facendo”. Poi, l’annuncio di un piano “consistente” per Mirafiori che smentisce le voci di un taglio della produzione. Senza contare, poi, gli investimenti in programma sul fronte del “manifacturing”, per oltre 240 milioni di euro. Confermato anche l’impegno sull’auto elettrica: “E’ l’unico Paese in cui abbiamo investito su due piattaforme native e dove avremo tre gigafactory per celle a batterie”.
Netta, invece, la replica sull’ipotesi di un secondo costruttore cinese in Italia. “Il mercato – oggi siamo i leader con il 33% – sarebbe più frammentato, non aumenterebbe in dimensione né in produzione. La battaglia vera sarebbe sui costi. Un produttore cinese assemblerebbe automobili utilizzando fornitori cinesi. Le dico questo: noi non abbiamo paura della sfida cinese, ma indebolire Stellantis in Italia non aiuterebbe l’Italia”.
Parole che non hanno convinto per niente il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ha deciso di continuare sulla sua strada alla ricerca di un secondo brand disposto a produrre in Italia. “Le parole del ceo di Stellantis, Carlos Tavares “confermano la diversa narrazione sulle potenzialità produttive del nostro paese anche per quanto riguarda il settore delle auto. La competizione fa bene, il nostro è l’unico Paese in Europa che ha un unico produttore. Nei Paesi storicamente produttori – Francia, Germania, Spagna, Polonia, Ungheria, Slovacchia – ci sono 5/6 produttori di auto. La competizione può servire a migliorare la presenza e i modelli realizzati”.
Per quanto riguarda, invece, i possibili partner, Urso è abbottonato: “La nostra interlocuzione è sia con case automobilistiche asiatiche sia occidentali, non riguarda solo la produzione di auto ma anche di batterie elettriche. Dobbiamo proseguire su questa strada per colmare un gap”. Secondo le ultime indiscrezioni, la pista porterebbe ai cinesi di Chery, che potrebbero aprire un nuovo stabilimento nel nostro Paese. L’obiettivo del governo è portare la produzione nazionale a 1,3 milioni di veicoli all’anno, contro gli 800 mila del 2023. Il gruppo Chery nel nostro paese ha una partnership con il marchio DR che vende i suoi modelli dopo aver apportato lievi modifiche come l’installazione, ad esempio, dell’impianto a Gpl. “Noi siamo impegnati a tutelare la filiera dell’automotive, orgoglio del made in Italia – ha proseguito Urso -. Mi auguro che anche Stellantis condivida con noi la necessità di tutelare la filiera e l’indotto”. Tra pochi giorni, ha annunciato infine il miistro, “convocheremo il tavolo Stellantis perchè si è concluso il primo ciclo di lavori dei cinque gruppi tecnici, che aveva appunto l’obiettivo di approfondire gli impegni del gruppo insieme agli altri attori della produzione, l’indotto, gli enti locali. Poi si passerà al secondo tempo: l’analisi stabilimento per stabilimento di cosa significa questo impegno dell’azienda in ricerca e sviluppo, innovazione, nuovi modelli e transizione elettrica, e quindi livelli produttivi ed occupazionali su cui si impegna con l’obiettivo di raggiungere un milione di veicoli prodotti nei prossimi anni”.
Scettici anche i sindacati. “Le dichiarazioni di Tavares, non corrispondono alla realtà che vivono ogni giorno le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti italiani. È da tempo che abbiamo chiesto unitariamente un confronto con l’amministratore delegato e la presidente del Consiglio. In realtà stiamo assistendo ad una lenta dismissione degli stabilimenti Stellantis attraverso uscite incentivate delle lavoratrici e dei lavoratori e il continuo utilizzo degli ammortizzatori sociali”, spiega Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil. “Noi vorremmo che si passasse dalle di-
chiarazioni di intenti ai fatti –insiste il segretario generale della Cgil Piemonte Giorgio Airaudo – L’amministratore delegato di Stellantis dovrebbe incontrare i sindacati di Torino per Mirafiori e i sindacati nazionali per il resto d’Italia e dire delle parole conclusive. Abbiamo bisogno di sapere quali prodotti, quanta occupazione e in quanto tempo si possono saturare gli impianti uscendo dalla cassa integrazione”.