L’Europa si deve preparare alla guerra. Già nei giorni scorsi un appello così drammatico era stato lanciato da alcuni premier e dall’Alto Rappresentante Ue, Josep Borrell. Adesso però c’è un salto di qualità. Perché nella bozza del documento con cui si dovrebbe chiudere il Consiglio europeo che prende il via oggi – scive Repubblica – spunta addirittura un programma d’emergenza proprio in caso di attacco bellico. Nel testo si sottolinea la necessità «imperativa» di mettere a punto un piano per una «preparazione militare-civile rafforzata nonché coordinata» e di una «gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce». E non si tratta di un equivoco, perché l’invito viene inserito proprio nella parte “militare” del documento. Il Consiglio europeo, dunque, invita la Commissione e l’Alto Rappresentante a mettere in campo «azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza».
Insomma, la guerra in Ucraina è sempre più vicina e l’Ue si sente in pericolo. O meglio, inizia a contemplare la possibilità che il conflitto varchi i confini dell’Unione europea. Come aveva detto Borrell, «si vis pacem, para bellum». È vero che alcuni Stati, tra cui l’Italia, stanno esprimendo perplessità su questo punto richiamando la competenza nazionale della Difesa. Ma solo la
presenza di una esortazione del genere fa ben capire quanto la tensione stia salendo. E quanto le minacce russe stiano sortendo effetti.
Buona parte del summit europeo, infatti, sarà dedicato all’Ucraina e a come potenziare la capacità di difesa dell’Unione. E per la prima volta – con tutti i dubbi di alcuni partner tra cui la Germania – si parla esplicitamente di un nuovo debito pubblico, dopo il Recovery Fund, proprio per finanziare il settore militare.