Abbiamo intervistato Mario Scaramella, consulente del DSNS nella regione di Kiev, per analizzare alcuni elementi del recente attentato di Mosca le conseguenze o implicazioni che potrebbero manifestarsi nelle prossime settimane
L’attentato al Crocus City Hall di Mosca, durante il quale sono state uccise 143 persone oltre a contare più di cento feriti, suscita ancora molte perplessità per modalità, tempi di reazione dei servizi di sicurezza russi e soprattutto per le accuse sempre meno velate del Cremlino sul coinvolgimento dei servizi ucraini nella preparazione. Per fare un po’ di chiarezza sugli elementi a disposizione abbiamo contattato il Dr. Mario Scaramella, esperto in materia di sicurezza e intelligence attualmente consulente in Ucraina dell’Agenzia Statale Gestione Emergenze Nazionali presso il distretto principale della regione di Kiev. Con Scaramella abbiamo messo al vaglio altre prospettivepiù legate al government russo, che già in passato ha dato prova di agire in maniera quantomeno ambigua all’interno di situazioni di questo tipo, abbozzando scenari che vanno in contrasto con la percezione indotta dalla propaganda russa o anche solo dalla rivendicazione dell’Isis. Non è semplice districarsi in queste vicende che hanno anche implicazioni geopolitiche complesse ma l’esperienza del nostro ospite può senza dubbio darci una mano nella ricerca di conclusioni forse più chiare. Di seguito l’intervista.
D.: Dr. Scaramella, partiamo da un dato che al momento viene considerato certo: matrice islamica sulla mattanza messa in atto al Crocus City Hall di Mosca. E’ davvero così?
R: Le organizzazioni terroristiche hanno sempre uno sponsor di livello statale, i gruppi clandestini non sopravviverebbero un sol giorno senza un servizio di sicurezza facente capo ad un governo per le armi, i documenti, i nascondigli, le comunicazioni, i piani operativi. Anche questo ISIS K non fa eccezione, certo non è chiaro stabilire quali o quanti servizi ci siano dietro, a volte questi gruppi sono infiltrati o eterodiretti da più e contrastanti istituzioni. La matrice, la bandiera, è certamente ISIS, quelli i disvalori per cui si combatte, quali i supporti e quali gli obiettivi politici è possibile ipotizzarlo ma non ci sono ancora evidenze.
D: Nel caso specifico, considerata la sua esperienza è possibile azzardare ipotesi, anche all’interno di un perimetro ampio ma comunque identificabile geopoliticamente e per valori?
R: La maggior parte del terrorismo è stata finanziata ed organizzata da Mosca anche se indirettamente, anche gli attentati contro la Russia negli anni 2000 sono risultati essere “stragi di Stato” finalizzate a giustificare limitazioni dei diritti civili ed invasione della Cecenia. Oggi questo ISIS, similmente a quanto avvenne con alcuni gruppi quaedisti ad esempio in Uzbekistan, con Jiuma Namamgami, sembrano riferirsi proprio al Servizi di intelligence del Cremlino.
D: A sostegno di questa ipotesi quali elementi dell’azione terroristica meriterebbero approfondimenti? Guardando i diversi video in circolazione, considerando dinamica e soprattutto tempi di intervento dei servizi di sucurezza le perplessità sono molte.
R: Si è impensabile in Russia che una manifestazione pubblica non sia presidiata dalle forze dell’ordine, chi è intervenuto ha avuto assistenza speciale perché la polizia fosse assente.
D: Pianificazione al fine di indossare abito del vittimismo per propaganda politica, quanto secondo lei può contribuire questa strategia a serrare i ranghi interni e a cosa può portare nel breve periodo in relazione alla invasione dell’Ucraina? Putin tenta di forzare una escalation?
R: Questa mossa, che richiama l’attentato al teatro del nordost e l’attacco di Beslan, in cui c’era lo zampino del GRU, potrebbe servire a giustificare gli attacchi più violenti contro Kiev, peraltro già iniziati nella giornata di ieri con missili ipersonici da 4 tonnellate, nuovi vettori che non lasciano scampo.
D: Infatti gli ultimi attacchi su Kiev sono stati portati con utilizzo di missili ipersonici Zircon, cosa sono e cosa può significare e rappresentare strategicamente l’impiego di queste armi di nuova concezione da parte della Russia?
R: Un nuovo Zircon o più probabilmente un Onix di nuova concezione, sono vettori che arrivano in pochi minuti a destinazione, l’allarme per la popolazione suona dieci secondi prima dell’impatto (si pensi che per 40 secondi hanno violato lo spazio polacco) e può portare armi non convenzionali. Temo sia possibile un attacco con armi speciali.
D: Lei conosce bene il mondo politico-militare russo, ad oggi un allargamento del conflitto ai Paesi Nato è realmente possibile? E nel giro di quanto tempo potrebbe precipitare la situazione?
R: Se il vicino comincia ad occupare gli spazi altrui, nessuno è al sicuro. L’equilibrio strategico è con gli USA, il resto è aggredibile, soprattutto gli europei non nucleari, quindi tranne Francia e U.K., ritengo sia possibile un attacco a chiunque in tempi anche molto brevi. Che poi questo possa portare ad uno scenario estremo plausibile, ovvero di scontro strategico con gli americani, onestamente non credo, ma forse il rischio lo abbiamo sfiorato ad inizio guerra russo-Ucraina. Sono analisi di scuola, ovviamente non stiamo lanciando un allarme ma solo portando l’attenzione su temi e questioni che devono coinvolgere tutti nella prevenzione e preparazione, meglio studiare questi scenari improbabili che trovarsi impreparati.
D: Secondo lei quanto è importante e fondamentale aumentare la spesa militare? In questo senso i tempi tecnici della nostra politica e della macchina istituzionale possono essere un problema, come andrebbe superato?
R: Per esperienza, qualora il gioco si facesse duro le risorse spunterebbero e le professionalità pure.
D: Attualmente sta collaborando con l’agenzia per la gestione emergenze nazionali dell’Ucraina. Può dirci qualcosa sull’organismo e su quali temi e ambiti in particolare contribuisce?
R: E’ una agenzia in carica per la protezione civile e gestione crisi, dipendeva dalla difesa ma da due anni è civile. Noi seguiamo i servizi specialistici come il NBCR o l’aerospazio, ci occupiamo di scenari non convenzionali in riferimento al pericolo nucleare, batteriologico, chimico e radiologico.
D: Chiudiamo con la questione informazione, è evidente la presenza di un esercito di disinformatori sui social e in generale anche sui media classici. Mosca è esperta in questo ambito ed ha un trascorso storico che avrebbe dovuto farci prestare la massima attenzione. Si può ancora fermare quest’onda terribile di fake news e manipolazione? L’influenza che queste hanno sulla percezione della gente in merito ad un eventuale conflitto esteso a che tipo di criticità può portare?
R: La guerra irregolare ormai si gioca soprattutto su quel fronte li, ma le democrazie sono impreparate per quanto i preposti si autocelebrino, serve un cambio di passo determinato per affrontare in maniera efficace questo problema.
Nick Iuzzolino