La Barilla decide di produrre la pasta utilizzando solo il grano dell’Emilia Romagna per una pasta Made in Europa. Una sorta di “embargo” al Sud, a quel Sud dove la stessa Barilla venderà la pasta.
Il grano al Sud è decisamente un grano pregiato, basta pensare a quello siciliano. Anche la Tomasello, produttore siciliano di pasta, non produrrà più pasta in formati come “gli anelletti” per il colosso italiano. Insomma il Sud è tagliato fuori da questo tipo di mercato proprio per un alimento di primario consumo. Il punto con Pottino, presidente della Confagricoltura Sicilia.
Presidente Pottino, perché il grano del Sud è “ignorato” dalla Barilla?
“Ho un dubbio che quello che non va nel nostro grano non sia la qualità ma il contesto. Mi spiego. In questi giorni riaffiora in tutta la sua gravità il disallineamento del prezzo siciliano rispetto a quello del resto d’Italia. Cosa c’è che non va ? Sicuramente una inquietante opacità del nostro mercato. Tutte le transazioni vengono fatte, o almeno proposte, su un ‘ipotetica piazza basata sul sentito dire. Grandi assenti, colpevoli assenti, sono le Camere di commercio che già da anni si sono rivelate totalmente inadeguate ad assolvere al loro preciso compito di rilevare i prezzi delle derrate agricole , in modo scientificamente corretto e che proprio nei periodi di grande euforia dei mercati, ritardano o cessano la pubblicazione dei prezzi, peraltro sempre puntualmente sottostimati.
E’ un problema di capacità organizzative?
“Sembra che quello che è possibile nel resto d’Italia da noi non lo sia .. a questo punto sorge il legittimo dubbio di cosa servano ancora, queste barocche istituzioni oltre che a far pagare agli agricoltori annualmente un ulteriore balzello. Ma insomma di necessità virtù e alla fine ci regoliamo su una fonte più attendibile che è ISMEA che si può consultare on-line per gli agricoltori digitalizzati (ancora minoranza?) o fare riferimento alle rilevazioni della piazza di Foggia (li sembra che la CCIA funzioni e i le transazioni vengano regolarmente depositate), applicando però un differenziale, attualmente di € 3.50/ ql che si dice corrisponda, non so con quale logica al trasporto dall’isola alla Puglia. Ora qualcuno mi deve spiegare questa cosa: Forse che tutto il grano duro italiano viene commercializzato franco Foggia? La Sicilia non ha un mercato interno ? E non esporta verso altre regioni con gli stessi costi che ha la Puglia? Troppa è la mancanza di trasparenza. Forse si vogliono gli agricoltori in balia degli altri attori che conducono spavaldamente il loro gioco, solamente mitigati ,dove ne ricorre il caso per quanto riguarda i commercianti di prossimità, da rapporti di amicizia personali. E’ questo il motivo perchè Barilla non compra il nostro grano ? Non lo so ma certo questa situazione nei rapporti commerciali del 21° secolo qualche problemino lo porta”.
Laura Bercioux