di Bianca Fasano
Napoli. Stupisce il romanzo Nik Stupore (…. e i tre nodi del marinaio) Rogiosi editore, di Bruno Pezzella. Presentato da Armida Parisi , Antonio Filippetti e Gino Grossi (reading) alla libreria Iocisto, al Vomero.
Nel recensire uno dei lavori di Bruno Pezzella, ossia “Il sapere tra incertezza e coraggio- La conoscenza mobile”, del marzo 2011, ebbi a chiedermi:-“Bruno Pezzella: un insegnante scrittore o uno scrittore insegnante?”. La risposta mi è giunta dal testo presentato mercoledì a Napoli: l’educatore ha in sé il metro del volere educare, qualsiasi sia il pubblico a cui si rivolge e con qualsiasi metodo intenda/possa, farlo. Ben evidenziato tale fatto dall’intervento della perspicace giornalista del Roma, Armida Parisi, certamente usa al “dialogo coi libri”, attraverso cui “legge” anche la personalità degli autori.
Per quanti attentamente presenti nella “coraggiosa” sede della libreria “Iocisto” (del perché del termine coraggiosa parleremo in breve dopo), è apparso evidente che il connubio tra la presentazione del giornalista di Repubblica Antonio Filippetti e della già ricordata Armida Parisi sia stato felice. Davvero efficace: il primo; Filippetti, in una disquisizione erudita ma non noiosa, ha saputo parlare del concetto di “noir” e di “Giallo”, ricordandone la nascita della nomenclatura e i più vivaci protagonisti, per poi collegarsi con il presente del racconto di Bruno Pezzella.
Per “il pubblico e l’inclita” Filippetti ha dato una chiave di lettura sulla produzione narrativa del genere poliziesco, che gli editori trattano molto spesso evidenziando come “il lettore”, ma anche il fruitore dei mezzi televisivi e filmici, mai come oggi si trovi spesso (e volentieri) a confrontarsi con funzionari di polizia e commissari. Siamo, in breve, divenuti tutti in po’ detective, attenti al vero e al verosimile che parli comunque di brutali delitti e gialli più o meno irrisolti della realtà e della fantasia.
Lo provano anche i tanti i talk-show che tengono desta la nostra attenzione in ogni ora del giorno e della notte laddove i conduttori sono divenuti tutti esperti giallisti o detective, criminologi, avvocati dell’accusa e della difesa e procuratori. Trasmissioni dove sono invitati a esporre le loro opinioni, in studio o dai video in collegamento istantaneo, esperti di ogni tipo (dai sociologi ai criminologi) e che ci forniscono le immagini reiterate di volti di bimbi e figure di donne scomparse o uccise, accompagnate dall’utilizzo di un linguaggio tagliente e dei collegamenti più svariati, rimescolando senza tregua dolore, omicidio, sconfitta della legge e della logica attraverso cui, però gli ascolti salgono alle stelle. Filippetti ha poi dedicato attenzione al lavoro di Bruno Pezzella, quel “Nick Stupore … e i tre nodi del marinaio“, rilevando che l’autore, e la sua personale biografia, appaia assolutamente lontana dalle tradizionali prove narrative d’impianto poliziesco. Ha descritto lo scrittore come “uno studioso di comunicazione, esperto di formazione e docente apprezzato, autore di impegnativi volumi.” che non sembrava possibile legare alla trama di un “thriller”.
Aggiungendo poi che l’abilità con cui questi ha trattato il tema lo ha stupito., in quanto il suo romanzo, pur rientrando nel novero dei gialli, non risulta, nella storia che propone, assimilabile al “genere”, perché l’ha resa più “articolata e complessa e distante dalle vicende della quotidiana criminalità che costituisce il plot dei numerosi testi in circolazione.” Tornando all’intervento di Armida Parisi, che ha sottolineato come la natura di educatore di Pezzella si ritrovi anche nel modo con cui ha svolto e risolto la storia proposta, è interessante annotare che il nostro autore abbia presentato un personaggio lontano dal proprio sé: un creativo, impegnato nell’elaborazione di giochi virtuali, quindi in uso e abuso di computer, che crea quindi spazi virtuali, personaggi virtuali, vite “altre” dalla realtà con tanta partecipazione da fare sì che, pur essendo uomo di successo amato dalle donne, sia in effetti un solitario, e viva le sue storie (due, in particolare), con una astrazione del sentimento tale da renderlo “solo”, anche vivendo una storia di coppia.
Chi conosce l’autore sa bene che, contrariamente al suo personaggio, non ha molta pratica dei mezzi computerizzati e neanche li ama. Qual è dunque il lato “da educatore” rilevato dalla Parisi? Proprio quel sottolineare da Pezzella, nel suo lavoro, quanto poco di umano possa restare in chi viva la sua vita più nel virtuale che nella realtà sociale e quale abisso di solitudine, chi compia questa scelta, sia destinato a vivere nella propria vita reale.
Il personaggio del romanzo vive, difatti, un continuo alternarsi di realtà e finzione, trasportando con sé il lettore alternativamente e quasi senza sia possibile cogliere la differenza tra ciò che accade tangibilmente e ciò che esiste soltanto nell’immaginazione. Bruno Pezzella ama, invece quei personaggi di cui egli stesso parla i altri lavori:-
“Gente comune veramente colta, spina dorsale e coscienza di tutte le società progredite; per fortuna ancora la incontriamo nei bar, nella metropolitana, nei luoghi dove il sapere si fa per davvero, che per inciso, non sono soltanto e necessariamente le università e gli istituti di ricerca. Molta di questa gente non la vediamo quasi mai in televisione. È una condizione personale, intima, spirituale che tuttavia è sociale, porta reali e silenziosi benefici alle comunità.” In ultimo, ma non per ultimo, rimarchiamo l’abilità recitativa dell’attore che ha letto brani del libro, ossia Gino Grossi (reading),che ci ha permesso davvero di penetrare il testo, l’espressione espositiva dell’autore, gli spazi (virtuali o meno), del romanzo, la trama e la percezione dell’atmosfera.
Per quanto riguarda la biblioteca “Iocisto”, che ha accolto il pubblico attraverso l’introduzione di Federica Flocco, anche nella sera di mercoledì 21 ha visto la presenza di tante personalità di rilievo del mondo della scuola, della cultura e della politica sul territorio (uno per tutti il Presidente della V municipalità Mario Coppeto, sempre attento alle evenienze culturali). Coraggiosa istituzione, dicevo, in quanto occorre ricordare che il Vomero in particolare e Napoli, in linea generale, restato sempre più sguarnito di luoghi della cultura, ha visto, con la nascita del “Iocisto”, una luce di speranza. Nata da una idea del giornalista Ciro Sabatino, ossia quella di aprire un bookstore al Vomero “ad azionato popolare“, dove tutti i cittadini contribuiscono e sostengono la gestione, nel quartiere che ha visto chiudere librerie quali la Guida e la Loffredo, sta assumendo un ruolo molto positivo.