di Bianca Fasano
Ottavo appuntamento del ciclo di incontri culturali “’Apeiron … o dell’indefinito, principio di tutte le cose”, ideato e coordinato da Bruno Pezzella, al Vomero. Tema (molto discusso a fine conferenza), della serata, la filosofia della libertà relazionato dal prof. Ernesto Paolozzi. Viene alla mente Dante con quel suo:-“ « Or ti piaccia gradir la sua venuta: libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta. » sono le parole rivolte da Virgilio, nella Divina Commedia, a Catone l’Uticense, riferendosi al suicidio di Catone a Utica, all’appressarsi della dittatura cesariana. Viviamo un tempo ipocrita e contraddittorio in cui si fa confusione tra libertà e libertinaggio, tra diritto di espressione e rischio di querela per offesa a pubblico ufficiale o per diffamazione, ribellione all’attacco terroristico al giornale satirico Charlie Ebdo, per difendere la “libertà di stampa” e leggi contro il vilipendio alla religione.
Libertà di espressione? Forse la riteneva tale Andrea Ghiotto, imprenditore di Arzignano, nel Vicentino, dichiarando che “l’evasione fiscale non rappresenta un reato grave”, Ma è stato condannato a pagare una multa di un milione di euro a favore dell’Agenzia delle Entrate. L’art. 13 sulla – Libertà personale asserisce che “Viene garantito a ogni individuo il diritto a non subire perquisizioni e ispezioni personali, e a non essere sottoposto a detenzione preventiva”. Ma l’intera vita dell’uomo sembra spesso in bilico tra il desiderio di libertà e la paura della perdita della propria privacy.
Il liberalismo nasce come un movimento di pensiero e di azione politica che riconosce all’individuo un valore autonomo e tende a limitare l’azione statale in base a una costante distinzione di pubblico e di privato. Nell’introdurre l’argomento, il prof. Bruno Pezzella ne ha tratteggiato brevemente i concetti, puntualizzando come il liberalismo possa essere interpretato, in modo restrittivo, soltanto come un movimento storico – politico che parte dal seicento e si determina attraverso diverse fenomenologie nei secoli successivi, chiarendo poi l’alternativa, ponendolo come un insieme di dottrine quali la teoria giusnaturalista, quella economica del libero mercato (liberismo) o anche come separazione dei tre poteri dello Stato ( legislativo, esecutivo, giurisdizionale). Ha poi ricordato come questa dottrina possa essere stata reinterpretata nella filosofia che da Loke a Friedman ha accompagnato per più di tre secoli la storia dello sviluppo sociale ed economico della maggior parte del popoli. In seguito ha posta l’alternativa di considerarla come una concezione della vita,
e come metodo ( un metodo liberale), che al di là delle diverse dottrine e delle determinazioni storiche, cerchi di interpretare la storia e insieme cerchi concretamente di realizzare il massimo di libertà e di giustizia possibile.
Chiedendosi poi in che misura si possa rispondere a questi ed ai numerosi altri interrogativi e tentare di superare le diverse anime della dottrina liberale ritenute sorpassate o, quantomeno, consumate, per concludere con l’attualizzazione della questione, domandandosi se si possa rifondare tale filosofia della libertà. Non possiamo che congratularci con il “presentatore”, che anche in questa occasione ha mostrato la sua multiforme capacità di adattarsi all’impegno dell’argomento, poi svolto in modo più completo ed esaustivo dal Prof. Ernesto Paolozzi, docente di storia della filosofia contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa; docente presso l’Istituto italiano per gli studi filosofici, componente del comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, autore di vari libri e saggi e collaboratore di riviste e giornali. Argomento non facile, come si può comprendere, accolto dal pubblico presente di giovani e meno giovani (occorre ricordare che molte serate dell’Apeiron, come in questo caso, si svolgono in una sala messa a disposizione dalla biblioteca Benedetto Croce, del Vomero, per cui gli studenti sono attratti dall’argomento e lasciano i libri per ascoltare e dibattere), con la volontà di considerare in quale modo il concetto possa essere attualizzato e debba essere posto a paladino delle libertà messe i discussione, comprese le situazioni come quella che vide nel 2014, come richiesto dalla Procura di Roma, l’on Francesco Storace condannato a sei mesi di reclusione, con sospensione della pena, per vilipendio del capo dello Stato.
In quella occasione, secondo il capo d’imputazione, Storace definì “indegno” Giorgio Napolitano. Libertà di espressione? Al Krudttoenden di Copenhagen, si era da poco aperto il convegno dal titolo “Arte, blasfemia e libertà di espressione” e l’ambasciatore francese si apprestava a introdurre il dibattito, quando una raffica di colpi di arma da fuoco ha colpito i vetri dell’ingresso. «Attacco terroristico» è stato definito.
Beppe Grillo, senza colpi d’arma da fuoco è stato comunque indagato per istigazione dei militari a disobbedire alle “leggi”: in una lettera aperta chiedeva ai vertici di Polizia, Carabinieri ed Esercito di non schierarsi a protezione della classe politica italiana. Occorre ammettere che – al di là di un discorso che tratti l’argomento “ab origine”, partendo dalle premesse del pensiero liberale, da ricercarsi nella storia europea a partire dal Rinascimento e dalla Riforma, tratteggiando i vari elementi dell’individualismo economico, nel lungo percorso che ci conduce fino ai processi economici e sociali legati alla globalizzazione dei mercati ed all’affermazione di teorie volte a esaltare la razionalità di questi ultimi e la logica della competizione- l’argomento trattato nel corso della serata non era dei più semplici e il prof. Ernesto Paolozzi è riuscito a renderlo piacevolmente complesso, ma accettabilmente comprensibile.
D’altra parte sul “ futuro del liberalismo”Paolozzi si è già interrogato in molte occasioni tra le quali nel suo libro “Croce e il metodo liberale” (Edizioni Libro Aperto, pagg. 158), in cui sono raccolti alcuni scritti pubblicati dall’autore nel corso degli anni, sulla prestigiosa rivista “Libro Aperto”, dedicata alla discussione sul liberalismo, e nei quali viene valutato anche quali siano i pericoli maggiori per la democrazia liberale, in un’epoca contraddistinta da una forte rivalutazione dei temi del liberalismo. L’autore la definisce come “una sorta di galoppante inflazione” in cui la parola “libertà” non è più pronunciata con disprezzo. Nel testo viene trattato in particolare, il liberalismo di Benedetto Croce, chiarendo che questi, pur nella sua laboriosità, rappresenta un riferimento sostanziale per comprendere integralmente lo sviluppo dell’idea di libertà nel nostro paese. Avendo quindi il pubblico presente avuto modo di relazionarsi con una persona profondamente preparata sull’argomento, sono stati molti e vivaci gli interventi successivi alla relazione, cui ha fatto seguito la puntale risposta del relatore. Serata molto interessante sotto ogni profilo.