Politica interna
Riconoscimento Palestina – Rinviata la mozione del Pd alla Camera sul riconoscimento dello Stato palestinese. Il rinvio è arrivato dopo una giornata nervosa, segnata da un acceso dibattito interno tra la fazione favorevole al riconoscimento diretto sull’esempio della Francia (Sel e sinistra Pd) e quella più vicina a Israele, decisa a dire sì solo dopo le Nazioni Unite e solo all’interno di un quadro negoziale. Il testo unico avrebbe dovuto essere presentato stamattina ma gli ordini del giorno sono saltati (a data da definirsi) per via della fiducia al Milleproroghe. Contro il riconoscimento della Palestina presenterà una mozione la Lega.
Forza Italia – Sono giorni difficili per il partito di Silvio Berlusconi. In attesa che si ridefiniscano i rapporti con il governo (l’ex Cavaliere starebbe cercando qualche forma di contatto con Renzi per riprendere il dialogo), al centro dell’attenzione ci sono gli accordi per le Regionali e lo scontro interno al partito. Si inasprisce la faida con Raffaele Fitto: l’epurazione iniziata con il commissariamento degli azzurri in Puglia continuerà con la rimozione di ogni dirigente fedele al capo dei frondisti. Intanto, continua il dialogo con Alfano (Fi ha bisogno di Area Popolare per vincere le Regionali in Campania) e il tira e molla con la Lega: Berlusconi non esclude la rottura con il Carroccio nel caso Salvini continui a porre il veto su Alfano. Intervistato da La Stampa, il leader padano dice che in Liguria la Lega va avanti da sola e presenta il candidato per le prossime consultazioni.
Politica estera
Libia – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito da ieri sera, chiede una soluzione politica, non militare, della crisi libica. Il governo italiano espone alle Nazioni Unite la propria posizione e ribadisce che il nostro Paese è pronto a guidare una missione di pace in Libia. Mentre l’Egitto lancia la prima offensiva di terra contro l’Isis nella cittadina di Derna, uccidendo oltre 150 miliziani, l’Eni ritira il personale italiano dal Paese per ragioni di sicurezza. Intanto, c’è timore per possibili infiltrazioni di terroristi sui barconi di migranti diretti in Italia dalle coste libiche. In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro della Giustizia Andrea Orlando propone di dare in carcere più diritti ai prigionieri di religione islamica per evitare che passino alla jihad.
Ucraina – I soldati di Kiev abbandonano l’enclave di Debaltsevo, dopo aver resistito oltre una settimana senza munizioni né viveri circondati dalle truppe dei ribelli filorussi. L’ordine di lasciare le posizioni conquistate lo scorso giugno è arrivato direttamente dal presidente Petro Poroshenko. Ora tutti si chiedono se, nonostante il cessate il fuoco entrato in vigore sabato notte, i separatisti continueranno la loro offensiva per la conquista di altri territori. La presa di Debaltsevo è stata condannata da Germania, Unione Europea e Stati Uniti, e definita una grave minaccia al processo di pace.
Economia e Finanza
Grecia – Pressing globale su Atene, che oggi farà la sua proposta per disinnescare il rischio bancarotta. Bruxelles boccia la proposta di proroga degli aiuti ma con ridimensionamento dell’avanzo di bilancio e delle privatizzazioni. L’Europa insiste nel rispetto del programma di risanamento e di riforme. Qualche segnale incoraggiante arriva dalla cancelliera Merkel, meno intransigente del suo ministro Schäuble. Intervengono anche gli Stati Uniti: il segretario del Tesoro americano Jack Lew chiama il ministro delle Finanze greco Varoufakis per ribadire che se non si trovasse l’accordo per la Grecia le difficoltà sarebbero immediate. Intanto, da ieri alla guida del Paese c’è un nuovo capo dello Stato, l’europeista Prokopis Pavlopoulos. Nonostante i segnali contrastanti, continua la fiducia dei mercati su una prossima intesa: Piazza Affari guadagna l’1,8% e Atene l’1%.
Jobs act – Il contratto a termine manterrà il limite di durata di 36 mesi. Lo ha assicurato ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti nell’incontro con le parti sociali sui decreti attuativi della riforma. Inoltre, il governo intende bloccare l’utilizzo dei contratti di collaborazione e di quelli a progetto. Domani, il Consiglio dei ministri darà l’ok alle tutele crescenti. Resta però ancora irrisolto il nodo dei licenziamenti collettivi.
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