Lo spettacolo, diciamolo fuori dai denti, è “rivoltante”. Riguarda il Mezzogiorno come “oggetto”. E dire rivoltante suona come un eufemismo. Se è vero ciò che raccontano taluni giornali di oggi e cioè che una lotta feroce si sia scatenata al solo annuncio che il Pd Graziano Delrio potrebbe diventare ministro delle Infrastrutture al posto del centrista Maurizio Lupi. Logica di potere impone infatti che un altro esponente del Ncd, Gaetano Quagliariello (che tra l’altro è un meridionale) vada a occupare la casella del Ministero degli Affari regionali, libera da alcuni mesi dopo la rimozione di Maria Carmela Lanzetta.
Renzi invece vorrebbe anche lì un fedelissimo e ha scatenato una guerra preventiva usando un po’ il bastone e un po’ la carota (un giro di valzer per la presidenza di alcune commissioni parlamentari) in vista dell’imminente campagna per le Regionali, dove Ncd è destinato alla scomoda scelta tra maggioranza di governo e centro-destra ricompattato attorno all’asse Forza Italia – Lega.
La scena è rivoltante non solo perché odora in modo maleolente di trame andreottiane da prima Repubblica, ma perché il bottino di guerra è il “tesoro” dei Fondi strutturali europei, inclusi quelli per la Coesione territoriale. Piallato il ministero che fu di Carlo Trigilia con la decisione di abolire la delega, il Sud arriva all’appuntamento in ginocchio. Una danza macabra si va consumando intorno all’unica fonte di risorse che l’Europa vuole sia destinata al recupero del divario territoriale italiano. L’unico portafoglio di milioni di euro ancora disponibili per il Mezzogiorno, quelli che fino ad ieri sono stati usati in sostituzione e non in aggiunta ai trasferimenti statali. Sì, anche quello vogliono prendere…
Per contrastare Alfano e Ncd insistono nella richiesta di un posto al sole, Renzi minaccia di non trasferire al ministero degli Affari regionali il pezzo più prelibato, e cioè la delega ai Fondi europei… Intorno alle spoglie di un Sud moribondo, insomma, c’è una folla di avvoltoi in assetto rapace, inebriati dall’odore del sangue. Come la folla di parenti accorsa al capezzale del malato: non ha ancora tirato le cuoia, ma già si litiga. A chi toccano le scarpe? A chi riceverà la cipolla e il panciotto?
Lo spettacolo è anche “avvilente”, tuttavia. E’ avvilente per il Mezzogiorno come “soggetto”. Infatti da venti anni e passa il sud viene sbatacchiato, maltrattato, depredato persino, senza un rigurgito di dignità della deputazione meridionale, impegnata invece a conservare lo strapuntino in un consesso di nominati.
Più che le responsabilità di ieri e l’altro ieri, a questo pezzo di classe dirigente del Sud si deve addebitare la colpa di non essere capace di un moto di ribellione né oggi né domani. E’ questo che grida vendetta, perché questa è una partita indelebilmente macchiata dal sangue vivo dei meridionali.