Alla domanda di Enzo Biagi: “In che cosa consiste la grandezza del magistrato?” Alfredo Lamberti rispondeva: “Avere fede negli uomini e nella giustizia, malgrado tutto”. Quel malgrado tutto è un terribile delitto, è il brutale assassinio della figlia di appena 11 anni. Simonetta era una bellissima bambina, piena di vita, allegra, ed era figlia di Alfredo Lamberti, procuratore di Sala Consilina.
IL GIORNO DELL’AGGUATO
Quel giorno erano andati al mare, padre e figlia, da soli. e da soli avevano giocato sulla spiaggia, costruito castelli, un padre e una figlia normali, lontani dalla criminalità, quella con la quale Lamberti aveva a che fare ogni giorno, quella criminalità che li aspettava sulla strada del ritorno. Nemmeno quel quadretto familiare, quel giorno, ha fermato il sicario della camorra che aveva come obiettivo quello di ammazzare il procuratore, nemmeno la possibilità di ammazzare una bimba di 11 anni.E così nell’agguato, preparato contro il padre, l’unica vittima è stata lei Simonetta, mentre il procuratore veniva solo ferito. Ma oltre al terribile delitto ed oltre al ricordo di quello che può essere considerato il primo di una serie di delitti contro i bambini perpetrati dalla camorra negli anni ’80, c’è molto di più. C’è una famiglia che mette al mondo un’altra bambina, l’anno dopo, Serena e che insieme a Libera si batte perchè la sorella mai conosciuta non venga mai dimenticata e per sapere la verità sulla sua morte.
LAMBERTI “ORGANICO ALL CAMORRA”
E c’è un padre, Alfonso Lamberti, un ex magistrato che diceva di avere fiducia negli uomini e nella giustiziae che fu definito “organco alla camorra” dal collaboratore di giustizia Pasquale Galasso. Nel ’93 fu arrestato e tentò il suicidio in carcere. Un uomo che comunque è stato devastato dalla morte della figlia e che dopo pochi anni da quell’agguato ha visto la sua famiglia sgretolarsi sotto il peso di un dolore insopportabile e c’è anche una donna che si è dovuta difendere dalle calunnie dell’ex marito e dalle sue persecuzioni. Ma nonostante tutto Serena continua a lottare per arrivare alla verità.
31 ANNI PER LA VERITA’
A riaprire il caso dopo31 anni, nel 2003 fu Antonio Pignataro, un pentito legato al clan di Raffaele Cutolo, che ha confessato il delitto e fatto riavviare le indagini dichiarando già nei primi verbali di non poter più vivere con questo peso.Pignataro, unico superstite dei 5 killer sospettati del delitto. è stato condannato a 30 anni per il delitto di Simonetta,