Treni italiani troppo vecchi, lenti e lontani dagli standard europei di frequenza delle corse, questo è il risultato dello studio “Nuovi treni per una città più vivible” effettuato da Legambiente in collaborazione con Ansaldo Breda, sulla situazione di treni regionali, metropolitane e tram nelle città italiane. Su 3.920 treni che circolano su linea regionali in Italia, l’età media dei convogli è di 18,6 anni, con differenze che variano da regione a regione, dove si trovano anche treni che hanno più di 20 anni d’età (il 45% sul territorio nazionale). In Abruzzo l’84,7% in Puglia il 64,4% e in Campania il 78,3%, che scende al 35,9% solo grazie al revamping, dei convogli ha più di 20 anni. Anche se negli ultimi dieci anni le Regioni sono intervenute per la sostituzione del materiale rotabile, tali interventi risultano lenti, dato che hanno interessato solo il 19,8% della flotta totale di treni regionali attualmente in circolazione. Se si fa un raffronto sugli investimenti per acquisti di nuovi treni in testa troviamo la Lombardia dove con l’acquisto di 125 convogli e la fa da padrona con il 19% del totale nazionale, seguita dall’Emilia Romagna con 72 treni tra revamping e nuovi, segue la Campania con 63 treni tra nuovi e ristrutturati. Ma ad essere troppo vecchi sono anche i treni metropolitani ed i tram: a Milano ad esempio l’’età media è rispettivamente di 23,9 anni e 64,5; a Genova oscilla tra i 20 ed i 25 anni. Stessa situazione per la linea B di Roma e per la linea 2 di Napoli (la linea storica che utilizza treni suburbani). A ciò si aggiungono i ritardi e i disservizi che contraddistinguono il trasporto ferroviario e che caratterizzano la vita dei 5 milioni di pendolari che ogni giorno prendono treni regionali e metropolitane.
“Lo studio che abbiamo presentato oggi – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – non è solo la descrizione della situazione che ogni giorno vivono i 5 milioni di italiani che ogni giorno prendono metropolitane e treni regionali. È soprattutto un contributo importante per ragionare del futuro del Paese, perché indica una direzione precisa e percorribile di cambiamento. Per un paese come l’Italia recuperare il ritardo negli investimenti sui treni, mettendo in campo un programma nazionale per 1600 tra treni regionali, metropolitani e tram, è una scelta che non solo aiuterebbe i pendolari e la vivibilità nelle città, ma che permetterebbe di creare lavoro e innovazione nella direzione della green economy”.
Del resto sulla stessa lunghezza d’onda di Legambiente è anche il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che da quando si è insediato ha più volte ribadito la necessità di una massiccia cura del ferro. Da Legambiente chiedono un programma nazionale per rendere più moderne e sostenibili le città italiane, 1600 nuovi treni in modo da avere un servizio di livello europeo per pendolari e rispondere alla nuova domanda di mobilità. Più investimenti e un servizio più competitivo insomma per non rischiare il collasso dei trasporti.
Ma occorre anche investire di più al sud perché oggi sono numerose le linee che collegano anche importanti centri urbani (la Jonica e la Tirrenica in Calabria, Palermo-Messina, Palermo-Catania, Trapani-Palermo in Sicilia per citarne alcune) che vedono transitare ogni giorno pochissimi convogli. Per un investimento di questa dimensione si può stimare una spesa che varia tra i 4 i 5 miliardi, che può ridursi in caso di un intervento di revamping che riguardi almeno in parte il materiale rotabile ma anche se si deciderà di passare attraverso una stazione appaltante unica. Una cifra del genere, se valutata dentro un intervallo di 10 anni e considerando un intervento in cofinanziamento statale, regionale e in parte comunale, appare assolutamente alla portata di un Paese come l’Italia. Per questo Legambiente nello studio sottolinea l’importanza di una regia nazionale in grado di indirizzare in modo uniforme le politiche in tema di mobilità e trasporti e la necessità di maggiori investimenti tali.
Nel panorama italiano ci sono già diversi esempi di successo che dimostrano come questa politica funzioni. Nella Provincia di Bolzano, gli investimenti in materiale rotabile e nelle stazioni hanno portato ad un aumento dei passeggeri che sono passati da 11mila nel 2011 a 29.300 nel 2014. C’è poi il caso della metrotranvia di Firenze, che collega Firenze a Scandicci, che a quattro anni dalla sua attivazione registra oltre 13 milioni di viaggiatori all’anno. La tramvia extraurbana di Bergamo, nota con il nome “Tram delle Valli”, pensata per riattivare una linea ferrovia dismessa, in 5 anni ha registrato oltre 15 milioni di passeggeri. Più del 14% di nuovi passeggeri che oggi utilizzano il tram prima si spostavano in macchina. Infine Legambiente ricorda che una serie e innovativa politica accompagnata da interventi ad hoc permetterebbe di avere vantaggi trasportistici, di vivibilità delle città italiane, vantaggi ambientali, occupazionali, vantaggi per la spesa e la salute dei cittadini.
Dallo studio di Legambiente emerge, inoltre, come il trasporto su ferro italiano sia indietro rispetto a quello europeo. In totale la lunghezza delle linee di metropolitane in Italia è pari a 227,5 chilometri, grazie in particolare all’apertura della linea M5 di Milano e della prima tratta della linea C di Roma. Nonostante i passi avanti realizzati negli ultimi anni, la rete italiana continua ad essere lontana anche da città come Berlino (147,5 km), Parigi (219,5 km), Madrid (290,3) e Londra (464,2). Per quanto riguarda le linee ferrovie suburbane, la Penisola è dotata di una rete totale di 637,6 km mentre sono 2.033,7 quelli della Germania, 1.815,4 km nel Regno Unito e 1.400,4 in Spagna. Riguardo alle linee di tram, se fino a qualche decennio fa l’Italia ricopriva una posizione di vertice nelle classifiche europee, oggi invece vanta 9 città dotate di almeno una linea tramviaria, mentre sono 11 in Spagna, 24 in Francia e addirittura 47 in Germania.