Politica interna
Matteo Renzi: mentre cresce la fiducia degli italiani nella ripresa economica, arretra quella in Matteo Renzi, tanto che il premier scende al quinto posto nel confronto con gli altri leader europei. Il presidente del Consiglio, secondo un sondaggio realizzato da un noto istituto di statistica, è tornato al 35% di gradimento, lontanissimo dal 67% registrato subito dopo le europee del 2014; Renzi paga, in termini di popolarità, il prezzo del governo, anche se i dati rilevati settimanalmente hanno segnalato una piccola inversione di tendenza dopo la promessa del taglio delle tasse sulla prima casa. Nonostante il calo Matteo Renzi rimane il leader politico più apprezzato d’Italia, preceduto solo dal Presidente della Repubblica Mattarella.
Roma: la relazione del ministro dell’Interno Alfano sulle infiltrazioni mafiose al comune di Roma potrebbe arrivare a Palazzo Chigi prima della pausa estiva dei lavori parlamentari. Dalle prime indiscrezioni pare che non verrà proposto lo scioglimento per mafia, ma verrà evidenziata una serie di “gravissimi episodi” che hanno segnato l’attività della giunta guidata da Ignazio Marino per i rapporti con l’organizzazione di Buzzi e Carminati, lasciando così la strada aperta ad una possibile diversa valutazione politica da parte del Governo. Il sindaco ha presentato ieri la nuova giunta, un Marino-ter a metà strada tra il rimpasto soft a cui puntava il primo cittadino e la “rivoluzione” auspicata dal commissario del Pd romano Orfini. In conferenza stampa Marino ha sfidato Renzi, invitandolo a giudicare la nuova giunta in base ai fatti e rilanciando la fase due della sua amministrazione.
Azzollini: dopo l’invito del capogruppo democratico in Senato Zanda, che ha consigliato ai suoi un voto “secondo il proprio convincimento”, formula non molto distante dalla libertà di coscienza, l’Aula potrebbe questa mattina dire no alla richiesta della Procura di Trani di arrestare il senatore Ncd Antonio Azzollini. L’aria è rapidamente cambiata negli ultimi giorni e sempre più insistenti si sono fatte le voci di un salvataggio del senatore, esito che ribalterebbe il voto favorevole all’arresto espresso dalla Giunta per le immunità presieduta da Stefano di Sel; cresce l’insofferenza verso quella che viene considerata un’ingerenza della magistratura verso la politica.
Politica estera
Libia: il tribunale di Tripoli ha condannato Saif Al Islam, 43 anni, secondogenito di Muammar Gheddafi, il più “politico” tra i figli del dittatore, che secondo molti avrebbe potuto sostituire il padre per evitare il caos della guerra civile, a morte. Una condanna che non può essere eseguita, perché l’imputato si trova in carcere a Zintan, nelle mani di un gruppo che ha stretto alleanza proprio con la tribù del Colonnello e che non vuole consegnare Saif a nessuno, né al Governo ombra di Tripoli, né a quello riconosciuto dalla comunità internazionale, situato a Tobruk, né tantomeno alla Corte penale dell’Aja. La debolezza del governo centrale, privo di autentica sovranità, viene dunque ancor più evidenziata dalla sentenza, la cui esecuzione provocherebbe inoltre le reazioni negative della comunità internazionale. L’intricata vicenda dimostra con efficacia il caos in cui è sprofondato un Paese dove si è creato un pericoloso vuoto di potere, che ha agevolato la crescita di cellule legate all’Isis.
Turchia: la svolta di Ankara, che dopo mesi di ambiguità e persino di complicità nei confronti dello Stato islamico ha deciso di combatterlo, ha ricevuto ieri il sostegno politico unanime della Nato. “Tutti gli alleati sono solidali con la Turchia”, ha detto il segretario generale dell’alleanza Stoltenberg al termine di una riunione di emergenza a Bruxelles dei 28 ambasciatori della Nato, chiesta dal Governo turco. Ma le varie delegazioni hanno invitato Erdogan a moderare l’uso della forza contro il Pkk e a non abbandonare il processo di pace con la minoranza curda; proprio la nuova escalation anti-curda rimane l’aspetto più problematico della svolta di Ankara, che considera il Pkk un gruppo terrorista, anche se gruppi di peshmerga legati indirettamente al Pkk hanno difeso le zone nel Nord dell’Iraq e della Siria dall’avanzata del Califfato. Dopo l’entusiasmo iniziale gli esperti americani sono ora più scettici sul cambiamento turco.
Economia e Finanza
Sanità: primo sì per il decreto legge sugli enti locali, su cui il Governo ha ottenuto ieri la fiducia in Senato, che contiene l’annunciata stretta che dovrà generare risparmi per 2,35 miliardi l’anno già dal 2015; nel mirino in particolare le prestazioni non necessarie come accertamenti, visite specialistiche, ricoveri ospedalieri, esami inutili. La ministra Lorenzin ha difeso una volta di più il decreto a spada tratta, ed ha anche teso una mano ai medici, aprendo le porte ad un possibile ammorbidimento in corso di attuazione delle nuove regole sulle sanzioni ai dottori “spreconi”. Lorenzin ha escluso i temuti tagli, parlando solo di misure di efficientamento che porteranno a risparmi da reinvestire nel settore. Contestano le misure prese dall’esecutivo le principali organizzazioni sindacali degli ospedali e dei medici di famiglia, già preannunciando un autunno caldo, mentre le Regioni per voce del governatore lombardo Maroni promettono che “alla dichiarazione di guerra del Governo risponderemo con la guerra”.
Pressione fiscale: l’obiettivo annunciato ieri dal premier è di arrivare, per le imprese italiane, ad una aliquota complessiva sugli utili del 24%, un punto in meno di quella applicata in Spagna; la scadenza temporale per la realizzazione del prelievo è fissata al 2017. Stando alle parole di Renzi il livello del 24% dovrebbe equivalere alla somma tra le aliquote Irap e Ires, con un calo di oltre sette punti rispetto alla situazione attuale. Nebuloso resta il discorso sulle coperture finanziarie necessarie a realizzare questa ambiziosa riduzione del carico tributario, si parla di revisione della spesa, di aumento delle risorse portate dalla maggior crescita indotta dalle stessa riduzioni fiscali, ed infine di ulteriori margini di flessibilità di bilancio.