Il ministro dell’Interno Alfano nei giorni passati ha affermato che lo Stato sta vincendo la guerra e le mafie sono ormai in ginocchio. Si afferma, inoltre, che questa maggioranza passerà alla storia come il Governo che ha inferto un durissimo colpo alla criminalità organizzata. Per onestà intellettuale, voglio solo ricordare, a titolo informativo, che autorevoli studiosi hanno stimato il fatturato delle mafie in circa 150 miliardi di euro all’anno. In questo oscuro bilancio – di certo sottostimato – primeggiano ovviamente la corruzione, gli affari negli appalti pubblici, il traffico di droga, il ruolo di primo piano del riciclaggio e delle estorsioni. Mediante la corruzione, le mafie hanno letteralmente invaso ogni angolo della Nazione coinvolgendo nei loro loschi affari manager, politici, imprenditori. Questa ingente quantità di denaro liquido ha in sé una potenzialità criminogena inimmaginabile e una capacità di corrompere e plasmare alle proprie esigenze i principali gangli vitali dello Stato e della società civile. Questo denaro, frutto dei crimini più efferati, mediante il riciclaggio e i conseguenti nuovi investimenti del denaro ripulito contamina ogni settore economico in deroga ad ogni tipo di disposizione di legge. Parlare di una vittoria contro le mafie in un simile contesto, a mio modestissimo giudizio, è un’illusione perchè la strada è ancora lunga, tortuosa e difficilissima da percorrere. Di certo, la partita è ancora aperta ma lo Stato non mi pare la stia vincendo. A questo proposito, un persistente interrogativo pervade la mia mente: mi domando se noi tutti, ciascuno nel suo campo, stiamo affrontando la lotta alle mafie nel modo giusto. A seguito della recente legislazione in materia penale mi sembra che lo Stato stia per buttare via, proprio in un momento cruciale, la possibilità di vincere contro le mafie. Per dirla con una metafora, lo Stato mi sembra un giocatore di poker che di mano ha quattro assi e poi senza alcuna logica chiede tre carte. La lotta alla criminalità organizzata, non dimentichiamolo mai, è anche un problema di strategie, di mezzi e di risorse. Le Direzioni Distrettuali Antimafia sono sempre più di freqente private dei magistrati più esperti e lo stesso sta accadendo anche nel campo investigativo. La lotta alla criminalità organizzata attualmente sta attraversando un brutto momento. C’è ancora tanto da fare se si vuole realmente vincere: bisogna partire combattendo senza mezzi termini le infiltrazioni mafiose nell’economia e nella politica, bisogna confiscare senza alcuna remora i patrimoni illeciti e occorre soprattutto che la società civile si svegli dal lungo letargo e cominci a reagire. Questa è una delle possibili ricette che se eseguita con le giuste modalità potrebbe risultare veramente vincente.