La denuncia di fondatore di Marino Ruzzanenti, ambientalista fondatore di «Cittadini per il riciclaggio»: «La provincia di Brescia smaltisce 57 milioni di metri cubi di rifiuti tossici, quella di Caserta, nella Gomorra di Saviano, 10 milioni»
di Bruna Bianchi
Terra dei Fuochi del Nordè un’espressione che fa inorridire. «E allora chiamiamola l’immondezzaio d’Italia».Marino Ruzzenenti ha l’età della memoria storica , quella di chi ha accumulato la lunga esperienza di cittadino di Brescia e la forza morale di un ambientalista convinto. Non è fanatico, non fa barricate: mette in fila i fatti e i dati.«La provincia di Brescia smaltisce 57 milioni di metri cubi di rifiuti tossici, quella di Caserta, nella Gomorra di Saviano, 10 milioni». La verità fa male se si mettono in fila altri dati: l’incanto delle colline moreniche dei laghi, quelle dolci e succose di Franciacorta, le bellezze della Brescia antica attorniate da cave piene di amianto, pcb, metalli ferrosi.
Ogni tanto qualcosa si incendia, i fumi neri escono dai comignoli degli impianti di trattamento e poi tutto tace e il lavoro dei camion e dello smaltimento prosegue, un tempo selvaggio, ora approvato a suon di piani e delibere. «La situazione del Bresciano è del tutto eccezionale. Noi tumuliamo in discarica circa il 70 per cento dei rifiuti speciali della Lombardia. Questo territorio è diventato di rifiuti per vocazione»
Torniamo indietro nel tempo
«Fino agli anni ’80 non c’era una legge sullo smaltimento dei rifiuti speciali e le cave di terra e sabbia erano buche perfette. Le aziende pagavano il proprietario e buttavano tutto lì».
Che tipo di scorie?
«Il 50 per cento dei rottami dell’industria siderurgica ha trovato posto in tutta la provincia di Brescia»
Altro?
«Non ci manca proprio niente! Abbiamo anche quattro discariche di scorie radioattive. Per una sola, a Lumezzane, è stato costruito un bunker».
E sottoterra c’è quello che ancora non è stato trovato…
«Decine e decine di cave chiuse nascondono rifiuti fantasma ricoperti da terra e erba. Sappiamo che esistono ma non sappiamo dove siano».
Signor Ruzzenenti, lei, insieme a Legambiente e altre associazioni ha fatto un lavoro certosino di denuncia.
«C’è un’indagine in corso alla procura di Brescia sui rifiuti tossici provenienti dall’estero. Come si dice? Rifiuto chiama rifiuto. Ormai qui è stata fatta una scelta produttiva, come le armi. Ad esempio, lo smaltimento dell’amianto a Montichiari in teoria è legale, ma quando un camion si è rovesciato è stato scoperto che non era trattato come avrebbe dovuto essere prima di finire in discarica. I controlli sono praticamente impossibili. Con l’autocertificazione si possono trasformare rifiuti pericolosi in non pericolosi».
È un bell’affare, no?
«Lo stanno facendo a spese nostre. Compreso Manlio Cerroni, il re della monnezza di Roma»
I bresciani cosa dicono?
«Cominciano a ribellarsi, osteggiano le nuove discariche. Hanno già dato tanto».
C’è anche l’inceneritore più potente d’Europa.
«Anche quello. In una città già avvelenata dalla Caffaro…»
Pure la Valcamonica ha scoperto la sua gatta da pelare…
«Il sindaco di Berzo Demo si è ritrovato in casa migliaia di metri cubi di scarti di alluminio provenienti dall’Australia».
Cosa chiede ai politici?
«Basta discariche e almeno una mappatura per sapere dove sono nascosti altri veleni. Non è tutto inquinato, sia chiaro: dobbiamo solo individuare il marcio per evitare che si estenda»
fonte: http://www.ilgiorno.it/brescia/rifiuti-terra-fuochi-1.1028832