Senato – Nel Pd sembra pace fatta tra maggioranza e minoranza. Tre modifiche al ddl Boschi mettono d’accordo tutti, e riguardano l’elettività dei senatori, le funzioni del Senato e quelle dei giudici costituzionali. I senatori renziani pronosticano il 9 ottobre come data per il voto finale sul testo. Ora l’ostacolo più grande è costituito dalla montagna di emendamenti (85 milioni) presentati dal leghista Calderoli. Atto ostruzionistico che però potrebbe essere bloccato dal presidente Grasso: “Non permetterò che il Senato sia bloccato da iniziative irresponsabili”. La minoranza dem con Vannino Chiti parla di “mediazione degna”. Per Chiti le proposte di modifica, a firma di Anna Finocchiaro, “esprimono una ritrovata unità nel partito e consentono un impegno unitario sui temi delle riforme e dell’azione di governo”.
Giustizia – Il Consiglio superiore della magistratura, con una decisione senza precedenti, ha affrontato uno dei capitoli più annosi dei rapporti tra giustizia e politica: giudici e pm che diventano deputati, sottosegretari o amministratori locali e poi rientrano in tribunale. L’organo di autogoverno della magistratura sollecita ora il Parlamento a intervenire con misure più stringenti. Il Csm parla di “cautele” da adottare per “segnare un più rigoroso limite di demarcazione tra le funzioni giurisdizionali e l’attività di rappresentanza politica o di governo che i magistrati hanno diritto di perseguire ed assumere”.
Verdini – Denis Verdini, ex braccio destro di Berlusconi, dopo essersi vista sfumare davanti agli occhi la possibilità di ricoprire un ruolo decisivo nell’approvazione della riforma del Senato, ha deciso di strutturarsi sul territorio: “Ci serve un movimento politico. Con la scritta, nel simbolo, “per Renzi””. La sua aspirazione è di diventare la “seconda gamba” della maggioranza renziana. Si spiega così la scelta di Verdini, arrivata ieri, di portare formalmente fuori da Forza Italia tutti i suoi fedelissimi che ancora stavano nel gruppo azzurro alla Camera. In sette lasciano FI: Saverio Romano, Pino Galati, Luca D’Alessandro, Ignazio Abrignani, Massimo Parisi, Monica Faenzi e Giovanni Mottola.
Politica estera
Ue – Durante il Consiglio straordinario dei 28 capi di Stato e di governo, tenutosi nella notte, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha promosso la “grande sfida” di “occuparsi di più delle cause delle migrazioni”. Uno slancio verso una politica comune per affrontare l’emergenza immigrazione nel Mediterraneo, che però non trova tutti d’accordo. Forti le opposizioni dei leader di vari Paesi membri dell’Est, che accusano la Merkel di aver provocato l’aumento dei flussi verso l’Europa con le sue aperture pubbliche sull’accoglienza dei profughi. Il premer ungherese Viktor Orbán ha accusato Berlino di “imperialismo morale” per aver di fatto imposto il trasferimento nei Paesi membri di 160mila rifugiati arrivati in Italia e Grecia. Il premier Matteo Renzi sostiene la necessità per l’Ue di “intervenire in Medio Oriente e in Africa”, e che la ricollocazione dei rifugiati nei Paesi membri è “un passettino in avanti” verso “il superamento del Trattato di Dublino”.
Parigi – Appuntamento a Parigi questa sera per un vertice su Siria e Libia. Oltre a Iran, Siria e Libia il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha previsto solo altri tre partecipanti: il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier, quello britannico Philip Hammond e Federica Mogherini. Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, non è stato chiamato. Da Roma nessun commento, mentre da Bruxelles si fa sapere che “gli inviti sono partiti da Parigi e che la cena è un incontro tra i componenti europei del gruppo 5+1 che negoziano con l’Iran”. Spiegazione che non convince la diplomazia italiana. I tre ministri presenti all’incontro parleranno del nucleare iraniano e dell’esodo dei siriani.
Economia e Finanza
S&P – Nel rapporto pubblicato ieri sullo stato dell’economia italiana Standard&Poor’s ha delineato una situazione di crescita moderata. Secondo l’agenzia di rating il nostro Paese è uscito dalla recessione, ma con meno sprint dei principali Stati dell’Eurozona. La domanda interna migliora ma resta debole, mentre a fronte di una forte perdita di produttività il recupero è lento. Il sistema bancario resta gravato dalle sofferenze e l’aumento del debito pubblico ha messo un freno alla capacità del settore pubblico di intervenire a sostegno dell’economia. Secondo il rapporto “la ripresa è destinata a rimanere tiepida perché la bassa crescita dei salari e l’alto tasso di disoccupazione tengono a freno la domanda dei consumatori, più che in altri paesi”.
Bce – Mario Draghi conferma che in caso di rischi al ribasso sulle prospettive d’inflazione, il piano di acquisti di titoli sarà “ampliato e allungato”. L’intervento del presidente della Bce suggerisce che il programma di politica monetaria espansiva potrebbe andare oltre il termine del settembre 2016. Draghi ha ribadito ieri, davanti alla Commissione economica e monetaria Ue, che “il calo sostenuto del costo dei prestiti sta rafforzando la domanda interna, sostenendo così il consumo di beni durevoli e gli investimenti”.