Gianni Perrino*
Il contenimento dei costi della politica ma anche della macchina della pubblica amministrazione è uno dei punti più importanti del programma del M5S. Tuttavia, sia il governo nazionale che quello regionale fanno l’esatto contrario di quel che annunciano: altro che abolizione, le province restano, con i loro costi, il loro personale e le loro funzioni. A rischiare l’estinzione sono solo ciò che resta dei diritti dei cittadini.
La “riorganizzazione” delle province è l’ennesima manifestazione di “gattopardismo legislativo”: “tutto cambia affinché nulla cambi”, fuorché porre le premesse per tagliare indiscriminatamente la prestazione di servizi fondamentali per i cittadini, soprattutto per quelli in situazione di svantaggio o difficoltà socio-economica.
La riforma “Del Rio”, nel solco autoritario del Governo Renzi, si è limitata a trasformare le province in enti di “secondo livello”, ovvero poltrone su cui siedono politici non scelti dai cittadini ma dal ceto politico locale e, quindi, a debolissima legittimazione politica e democratica. Tutte le altre funzioni, già precedentemente esercitate dall’ente provincia, sono rimaste intatte. Si pensi ad esempio alla “tutela e valorizzazione dell’ambiente” (ovvero delle competenze amministrative sui controlli e autorizzazioni ambientali, su caccia e pesca, protezione della flora e della fauna, gestione dei parchi e delle aree protette, organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale), alla “regolazione della circolazione stradale” (il che renderebbe implicito lo svolgimento sempre in capo alla provincia di funzioni di polizia provinciale, preminentemente svolte in materia di polizia ambientale e di polizia stradale) ed alla “programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto della programmazione regionale”, la gestione dell’edilizia scolastica”. Anche il D.d.L proposto dalla giunta Pittella ha applicato perfettamente il meccanismo perverso della Legge Del Rio.
Il M5S Basilicata per evitare che i servizi previsti per i cittadini lucani vengano ridotti o addirittura soppressi definitivamente ha proposto l’inserimento nell’articolato del D.d.L. di alcuni “paletti”. Si tratta di tre emendamenti che, oltre a salvaguardare i diritti fondamentali costituzionali dei cittadini, auspicano maggior tutela e garanzie per il prezioso patrimonio bibliotecario facente capo alle province.
La fase è delicata e siamo ben consci che in questi momenti di transizione possa scappare qualche regalino di troppo allo “sciacallo” di turno in termini di esternalizzazioni o “privatizzazioni”.