CATANIA – Frammentazione degli interventi, ritardi nella certificazione della spesa e mancanza di strategie, a cui si aggiunge l’instabilità politico-amministrativa della Regione Siciliana. Queste le criticità che hanno contraddistinto la scorsa tornata di finanziamenti europei. Il meeting organizzato dal Lions Club Catania Host – presieduto da Elio Dottore – all’Hotel Nettuno, ha messo insieme le esperienze politiche, professionali e accademiche in vista della programmazione 2014/2020: più di quattro miliardi e mezzo di dotazione finanziaria da destinare allo sviluppo. «Un treno che non possiamo permetterci di perdere – ha dichiarato il parlamentare europeo Salvo Pogliese – dobbiamo invertire la tendenza, la Banca d’Italia ha certificato la drammaticità della situazione siciliana, unica regione che a seguito di una crisi che ha bruciato il 15% della ricchezza, non ha avviato un percorso di ripresa. Un’anomalia tutta siciliana, dove una politica traballante ha portato all’avvicendamento di 43 assessori durante il precedente governo regionale e di altrettanti 36 in soli tre anni di governo attuale, con una paralisi della spesa regionale». Il presidio politico degli eurodeputati siciliani a Bruxelles diviene fondamentale anche per arginare “i freddi burocrati” che proprio in questi giorni stanno verificando la rendicontazione relativa al periodo 2000/2006 chiamando in audizione i dirigenti della Regione: «Rischiamo di perdere 850 milioni di euro – ha sottolineato Pogliese – vogliono applicare le regole retroattivamente e sarebbe davvero un disastro poiché si tratta in parte di somme già erogate», ma anche con l’avvio di una compensazione sulla programmazione 2014/2020, avremmo pesanti ricadute. Dello stesso tenore le considerazioni dell’altro eurodeputato presente Giovanni La Via, che ha ricordato come «si utilizzino i fondi europei in maniera sostitutiva, per supplire all’insufficienza delle risorse del bilancio regionale, sottraendole agli investimenti: in questo modo – ha continuato La Via – perdiamo quella addizionalità che ci dovrebbe fare recuperare il gap in termini di infrastrutture, di capitale umano e di ricerca. La politica si è interessata più all’attuazione dei fondi europei che alla pianificazione: senza competenze, senza visione strategica e capacità competitiva, la Sicilia non può ripartire».
Tenere conto degli errori passati per guardare con ottimismo al futuro: «Nei 4 miliardi e mezzo del Fesr c’è tutto quello che serve per la crescita e lo sviluppo – ha commentato Michela Giuffrida nel suo videomessaggio – ma bisogna raggiungere due obiettivi: la semplificazione delle procedure e il superamento dell’ostacolo del cofinanziamento, un elemento a volte determinante per il mancato utilizzo dei fondi». «Lo scenario pregresso non è proprio confortante – ha affermato l’economista Antonio Pogliese – i dati mostrano che il Nord e il Sud d’Italia vanno in direzioni opposte, il mezzogiorno decresce con la Sicilia in testa, così facendo c’è il rischio – ha continuato il past governatore del Distretto Lions Sicilia – che al 31 dicembre 2015 non si riesca a validare circa un miliardo di euro che rappresenterebbe una quota sostanziale, ovvero il 1,5% dell’intero Pil regionale». Risorse finanziarie che dovrebbero essere utilizzate anche per ricerca e innovazione come ha puntualizzato il prof. Enrico Rizzarelli durante il suo intervento: «L’obiettivo è quello di utilizzare al meglio i capitali cosiddetti “pazienti”, che hanno un arco temporale d’impiego in linea con i tempi della ricerca – ha concluso il prof. dell’Istituto di biostrutture e bioimmagini del Cnr di Catania – coinvolgendo soprattutto le grandi imprese che hanno le strutture adeguate per predisporre piani d’investimento per l’innovazione». «Il mondo accademico farà la sua parte – ha dichiarato il Magnifico Rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro – con il bagaglio di conoscenza a supporto della progettazione e il suo capitale umano».