Avanti adagio, anzi fermi. Siamo in letargo. Un paese che ha perso la capacità di progettare. E che la crisi ha irrimediabilmente spaccato in due. Il rapporto Censis, da molti anni, riesce a disegnare un quadro denso di pennellate e di suggestioni sulla situazione italiana. Ora, però, nell’anno ottavo della grande crisi, le parole dell’istituto guidato da De Rita, assumono un colore sempre più orientato verso il grigio. Se non altro perchè spengono sul nascere quelle attese di ripresa e di rinascita che erano state alimentate all’inizio dell’anno. Così, per una coincidenza non si sa fino a che punto calcolata, il dossier dell’istituto di ricerca viene diffuso proprio nel giorno in cui l’Istat rivede al ribasso le stime di crescita dell’Italia, confermando, quasi al millimetro, uno di verdetti contenuti nell’ultimo rapporto: siamo il paese dello zero virgola, che marcia a ritmi modestissimi, che ha smesso di inseguire i suoi sogni e si interessa, sempre più, al suo “particulare”, alla capacità dei singoli di arrangiarsi e di tirare avanti.
E’ l’altra faccia di un paese “duale”, dove si allarga la forbice sociale fra ricchi e poveri, fra Nord e Sud, dove una famiglia su cinque non riesce ad arrivare a fine mese. E’ la conseguenza, forse, più evidente della crisi che ha investito il ceto medio, un tempo motore del Bel Paese, ora sempre più sospinto verso i margini della società, ad un passo dalla soglia della povertà o, in qualche caso, scalzati addirittura dall’ascesa sociale ed economica degli emigranti. Le politiche degli ultimi anni, l’aumento delle tasse ma, soprattutto, le scelte compiute dai governi hanno finito per pesare più di ogni altro proprio su questa fascia della popolazione, finendo per scoraggiare o attenuare quell’impulso verso la creatività ma anche il rischio che sono stati i fattori principali dell’ormai vecchio miracolo economico.
Certo, non tutto è perduto. Il Censis di De Rita intravede, fra le righe di una crisi che è diventata strutturale, ancora qualche sprazzo di vitalità. Abbiamo ancora qualche carta da giocare, a cominciare dalla nostra capacità di inventare nuove traiettorie di sviluppo o di trovare spazi di mercato all’estero. Vince chi si dà da fare, si rimbocca la maniche e si rimette in gioco. Lo stellone italiano, insomma, potrebbe ancora riservare qualche bella sorpresa per il futuro. Ma il Paese ha bisogno di voltare pagina rispetto al recente passato e, soprattutto, di ritrovare la fiducia perduta. Da questo punto di vista, il Censis lascia intravedere qualche spiraglio di speranza che va al di là dei dati raccolti sul campo dai suoi sociologi. Ma, per centrare l’obiettivo, non ci si può affidare solo all’inventiva o alla fantasia italica. Occorrerebbe uno sforzo collettivo, magari rimettendo al centro della politica proprio quel ceto medio che, negli ultimi anni, ha pagato il prezzo più alto della grande crisi.
Fonte: L’Arena