Appena approvata e già superata. L’economia corre più veloce del governo Renzi e della manovra economica varata ieri, in via definitiva, dal Senato. Nelle intenzioni del premier avrebbe dovuto essere una delle leve decisive per spingere il Paese fuori dalle secche della recessione. Nella sostanza, la Legge di Stabilità per il 2016, non contiene quegli elementi strutturali in grado di accelerare la crescita del Pil e, soprattutto, di fare fronte ai mutati scenari dell’economia internazionale, con il rallentamento della crescita globale e, soprattutto, con le nuove tensioni legate all’offensiva del terrorismo islamico. Senza considerare, poi, i guai di casa nostra, con il rallentamento dei consumi (molte città sono alle prese con la deflazione) e la perdita di fiducia nei confronti del sistema del credito dopo il crack di quattro piccole banche. C’è infine l’incognita dell’Ue, che non ha ancora autorizzato lo sfondamento del deficit dello 0,2% necessario per finanziare il pacchetto sulla sicurezza e la cultura.
Nella speciale classifica dei vincitori e dei vinti che segna, inesorabilmente, ogni manovra economica, ottengono sicuramente qualche risultato apprezzabile i proprietari delle prime case, con l’azzeramento delle tasse. Incassano qualcosa anche i giovani, con la riconferma del bonus (sia pure in misura ridotta) per le assunzioni. C’è poi il consueto lungo elenco di mance, distribuite un po’ a raffica e che accontentano le categorie più diverse: dai creativi alle università, dalle auto ecologiche alle biomasse. Meno soddisfatte le imprese, che vedono allontanarsi al 2017 le speranze di un taglio delle tasse. E parzialmente scontenti anche governatori e sindaci, che dovranno fare fronte ad una ulteriore sforbiciata dei trasferimenti. Nessuno sconto, invece, per i futuri pensionati , in attesa di regole meno dure rispetto a quelle previste dalla legge Fornero.
Insomma, un quadro con qualche luce (il taglio delle tasse) ma tante zone ancora in ombra. Ancora una volta, insomma, l’Italia dovrà affidare le sue speranze di crescita piu’ sul contesto internazionale che sulle sue forze. Certo, rispetto alle manovre cariche di tasse e di sacrifici degli ultimi anni, la Legge di Stabilità di Renzi rappresenta una piccola inversione di tendenza. Troppo poco, comunque,per centrare l’obiettivo del raddoppio del Pil e, soprattutto, cercare di recuperare il terreno perduto negli anni della grande crisi.Forse non si poteva fare di più considerato il peso del debito pubblico e i vincoli imposti dall’Ue. Ma in un contesto ancora segnato dalla bassa crescita forse una dose di coraggio in più sul fronte dello sviluppo sarebbe stata utile per tutti i Paesi del Vecchio continente. E non solo per l’Italia.