In principio erano solo gli esodati. Ma c’è poco da fare: la riforma Fornero, lacrime a parte, è la legge delle disparità e delle ingiustizie sociali. Tutti contro tutti: anziani contro giovani, donne contro uomini, lavoratrici del privato contro quelle del settore pubblico. E, dal 2016, le differenze saranno ancora piu’ marcate dal momento che le donne impegnate nel lavoro autonomo, dovranno lavorare ben 22 mesi in piu’ per tagliare il traguardo della pensione. Uno “scalone” che di fatto ha già spinto, chi ha potuto, alla grande fuga dal lavoro.
Nata sull’onda lunga della crisi economica, addolcita dalla-promessa di una spending review che avrebbe colpito tutti i privilegi, benedetta dalla Germania della Merkel e spinta dalla inesorabile legge dello “spread”, la riforma Fornero, mese dopo mese, mostra invece tutte le sue crepe. E soprattutto ribadisce un principio sacrosanto: non si possono fare le riforme utilizzando le pensioni come il bancomat privilegiato per risolvere i problemi della finanza pubblica.
L’errore piu’ grosso commesso dall’ex ministro del governo Monti è stato proprio questo. Se ne è reso conto, per tempo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che non a caso ha presentato, subito dopo la Legge di stabilità, le sue proposte per mandare in soffitta la Fornero e varare un sistema piu’ equo. Missione fallita dal momento che Palazzo Chigi non ha trovato le coperture finanziarie necessarie. Ma il tema resta tutto sul tappeto e, l’anno prossimo, con le regole che entreranno in vigore proprio il primo gennaio, diventerà sempre piu’ pressante.
E’ vero che, in quasi tutti i paesi occidentali, le regole per andare in pensione sono state modificate per adeguarle all’innalzamento dell’aspettativa di vita. Ma questo non giustifica il fatto che il nostro sistema sia quello piu’ duro a livello europeo e che i sacrifici chiesti agli italiani stiano diventando insostenibili. Oggi, insomma, occorre mettere al piu’ presto mano alla riforme per cambiare le regole del gioco, salvaguardando i diritti di chi ha lavorato per una vita e di chi, invece, si appresta solo ora a farlo. E’ vero che il tema delle pensioni è già nell’agenda del premier Renzi. Ma, dopo le parole bisogna passare al piu’ presto ai fatti per evitare la Fornero produca ulteriori danni e, soprattutto, che penalizzi un’intera generazione di pensionati costretti a lavorare sempre di piu’ e di giovani che, a parità di contributi versati rispetto ai genitori, otterranno pensioni da fame. Un prezzo troppo alto per un Paese che vuole continuare a investire sulle giovani generazioni e, quindi, su se stesso.