Da il Mattino, 23 gennaio 2016, pagg. 1-51
… il convincimento che l’Italia possa continuare a prosperare anche facendo a meno di una sua parte… viene smontato da un libro di Alberto Quadro Curzio e Marco Fortis, “L’economia reale del Mezzogiorno”, edito dal Mulino per la Fondazione Edison.
La tesi fondamentale è questa: se l’Italia scommettesse sullo sviluppo industriale del Sud, accompagnando alcune sue eccellenze produttive già presenti, nel giro di pochi anni la nostra nazione diventerebbe economicamente più forte della Francia e della Germania. Con il sud sviluppato ai livelli di alcune aree del Nord, il Bel Paese sarebbe diventato primo in Europa….
Fortis nel suo saggio ricorda che se si guarda al patrimonio manifatturiero presente nel Sud d’Italia, esso esprime un valore superiore a quello di intere nazioni come la Finlandia o la Danimarca. Ad esempio, il valore aggiunto manifatturiero delle due regioni meridionali più industrializzate, cioè la Campania e la Puglia, è maggiore di singole nazioni come la Croazia e la Slovenia. Ed è bene ricordare che, nonostante tutte le differenze dell’ultimo ventennio, nel sud si concentra il 31% dell’export italiano nel settore aeronautico, il 18% dell’export agroalimentare, il 17% dell’export automobilistico, il 13% dell’export nazionale del settore farmaceutico…
Il rilancio del Mezzogiorno non è, dunque, una partita del tutto persa. Ma è evidente che ogni ritardo nel predisporre una strategia efficace per il sud si trasforma in un danno per l’economia dell’Italia intera e in un indebolimento del suo ruolo competitivo nel mondo. Se in ognuno dei settori sopra citati (industria, in particolare in tutta la filiera agroalimentare, logistica e turismo) il concorse del Sud aumentasse di qualche punto percentuale, i tassi di crescita dell’Italia raddoppierebbero.
(a cura di Asco)