Gela e’ una citta’ ferita che pero’ non si arrende. Lo dimostra la manifestazione cittadina odierna, che ha visto sfilare migliaia di persone. Le stime ufficiali parlano di 7 mila manifestanti, qualcuno azzarda 10 mila. Al corteo partito dalla zona dell’ospedale Vittorio Emanuele c’erano i rappresentanti della societa’ civile, della classe politica, imprenditoriale ed esponenti delle forze sociali. In testa, insieme al primo cittadino, Domenico Messinese, i sindaci dei comuni vicini, Butera, Niscemi, Mazzarino. I consiglieri comunali indossavano una fascia in segno di lutto con la scritta “Uniti per il lavoro”. Innumerevoli gli striscioni.
Ci sono anche quelli degli studenti delle superiori e di alcune scuole medie come la Mattei e la Quasimodo. “Cosi’ non c’e’ futuro per noi giovani – gridavano – i nostri padri come faranno a sostenerci se non c’e’ piu’ lavoro neanche per loro?”. “Gela non deve morire, senza lavoro non c’e’ dignita'”, recitava uno degli striscioni dei lavoratori. A gran voce si e’ levata la richiesta che venga data un’accelerata al protocollo d’intesa firmato al Mise il 6 novembre del 2014, che prevede la riconversione in green refinery e investimenti per 2,2 miliardi di euro per produrre bio carburanti. Gli operai dell’indotto non hanno alcuna forma di ammortizzatore sociale. Dalla Regione il presidente Rosario Crocetta pensa ad un fondo speciale di 8 milioni di euro e chiedera’ oggi a Roma la copertura finanziaria