È con profonda commozione che mi accingo a scrivere del caro amico cilentano Giuseppe Stifano; se n’è andato lasciando nel dolore inconsolabile i tanti che hanno vissuto come lui, per lungo tempo, esperienze cilentane assolutamente indimenticabili.
Giuseppe Stifano amava fortemente il Cilento; il vivo riscontro del suo forte amore per la Terra cilentana, lo ritroviamo nelle sue tante testimonianze di vita; nelle sue tante cose fatte per il Cilento, tutto e sempre, nella consapevolezza di un mondo di valori e di saperi che è in sé un elemento fondamentale e fondante per la determinazione del suo insieme spazio-temporale, con le radici nel passato, per un presente da vivere in una saggia ed ampia dimensione umana, per così immaginarsi un futuro nuovo, il frutto di una diffusa crescita culturale endogena.
In tutto questo credeva l’amico Peppino; tutto questo animava, con crescente entusiasmo, la quotidianità del suo fare che lo impegnava ad essere senza sosta, sempre attivamente protagonista per il suo territorio, per il suo Museo della Civiltà Contadina di Pellare – Moio della Civitella, per il suo Cilento, una Terra dell’anima che amava con tutto se stesso di un grandissimo amore.
Con Peppino Stifano il Cilento perde un grande cilentano; scompare un pezzo importante di una Terra che considerava l’ombelico del mondo; un ombelico fortemente italiano, in congiunzione con l’Europa e le mitiche sponde del Mediterraneo.
Peppino Stifano, mio grande amico e grande testimone di tanti momenti di vita culturale vissuti insieme era tra l’altro, un grande sognatore.
Era innamorato del suo Cilento; era, soprattutto, innamorato della sua Moio, della sua Civitella in una con Pellare e del suo Museo della Civiltà Contadina, a cui dedicò gran parte della sua vita d’insegnante, intelligentemente attento alla Scuola come palestra di vita e di saperi umani e culturali, da ben usare per far crescere nel bambino della sua Terra, l’amore per la cultura e per i valori della vita, nel contesto di una ruralità in cammino, ricca, tra l’altro, di beni culturali ed ambientali, con le coltivazioni pregiate, come una volta, del castagno e della vite.
Il maestro Stifano è stato per decenni l’anima del Museo della Civiltà Contadina di Moio – Pellare. Uno studioso etnologo sempre sulla breccia a ricercare, a scovare materiali della vita e della memoria contadina, messi prima insieme come mostra didattica della locale Scuola elementare, poi trasformata e trasferita in un vecchio convento idoneamente ristrutturato. È da qui che nasce il Museo della Civiltà Contadina di Moio – Pellare.
Un Museo della memoria fortemente voluto da Giuseppe Stifano, nella saggia convinzione che gli oggetti raccolti e musealmente esposti, erano di grande utilità, in quanto oggetti di vita e di lavoro non solo didatticamente, ma in senso antropologico più in generale, al fine di conoscere nel presente e soprattutto nel futuro un mondo in crescente ed accelerata mutazione, anche nel rapporto con i campi e soprattutto nell’insieme delle diverse umanità paesane di cui Peppino Stifano da testimone attento e con attiva partecipazione, ne subiva le mutazioni inarrestabili, per effetto di un mondo globalmente inteso che, pur distante era sempre più vicino; tanto vicino da essere considerato come società-mondo in una Terra-Stato.
L’amore di Peppino Stifano per il suo Museo era grande; tanto grande e per questo, non facilmente descrivibile con le sole parole narranti.
Quando riceveva le scolaresche e/o i gruppi di visitatori, in prima persona oltre a fare gli onori di casa, anima viva delle cose mute e silenziose, le riempiva di suggestioni coinvolgenti, tanto da affascinare i visitatori pieni di gratitudine per la guida – cantore di tante testimonianze del passato.
Peppino ogni volta nelle visite museali, riusciva a compiere il grande miracolo di trasformare gli oggetti inanimati, in oggetti della memoria con un’anima; con una grande ed inconfondibile anima.
Un narratore che mancherà e tanto al suo Cilento; di grande valore antropico il suo raccontare, il suo passare in rassegna i materiali legati al mondo dei campi e le tante importanti testimonianze legate alla casa contadina, alla storia locale ed agli oggetti dell’anima riguardanti la pietas ed il forte sentire religioso della gente dei campi.
È incancellabile il ricordo delle tante occasioni culturali vissute insieme, con un fare da protagonisti impegnati nella difesa della cultura e dei saperi cilentani; tanto, soprattutto, in rapporto al mondo di un’umanità paesana legata alla vita contadina con i tanti attrezzi da lavoro, per secoli usati dai contadini cilentani nei campi per dissodare, per trebbiare, per liberare il chicco di grano (il pane della vita paesana) dalla spiga.
È altrettanto incancellabile il suo contagioso entusiasmo culturale per tutte le cose cilentane, culturalmente importanti e significative; grande era il suo spirito di attiva presenza e partecipazione nella rete dei Musei del Parco (importante il suo contributo di idee nella pubblicazione del 2001 “La rete dei Musei del Parco”, da me curata dove, fa bella mostra di sé il Museo della Civiltà Contadina di Moio – Pellare, nelle pagine pensate e scritte da Giuseppe Stifano, l’anima per decenni narrante del suo Museo, con testimonianze dell’anima recuperate alla memoria ed intelligentemente conservate al futuro.
Con il suo amico di sempre il poeta cilentano Pietro Carbone, anche lui da alcuni anni non più tra noi, l’amico Peppino era presente al momento giusto, in tutte le occasioni importanti in cui si parlava di Cilento; in cui si parlava di cultura del Cilento; in cui si parlava soprattutto di cultura contadina del Cilento.
Sempre presente, sempre in prima fila nelle manifestazioni di “Cilento Porte Aperte”, di “Cilento: la settimana ministeriale della cultura”; di gemellaggi con altre realtà umane e culturali, di iniziative delle Scuole dell’Istituto Italiano degli Studi Filosofici di Napoli, in estate funzionanti in molti Paesi del Cilento, finalizzate a far crescere i giovani creando occasioni importanti di formazione attraverso laboratori territoriali con un confronto delle idee utili per un progetto d’insieme del futuro cilentano a cui l’amico Peppino tanto, ma tanto credeva, ad un punto tale da farsene una ragione di vita, o meglio dire la ragione prima, la vera ragione della sua vita su questa Terra, purtroppo, oggi amaramente sempre più in cammino verso un futuro che non è certamente quello sognato da Stifano e da altri “sognatori cilentani” molto somiglianti a lui.
Lo stare con Peppino, persona ricca di valori, di idee e di una cultura del sapere e del fare sempre dinamicamente in azione, era, tra l’altro, un’occasione di festa; era una grande festa di vera amicizia cilentana ogni volta che ci si incontrava in occasione degli appuntamenti culturali, un simposio di saperi e di vita a cui si credeva tanto, con al centro, sempre e prima di tutto, il Cilento, il nostro Cilento ed il mondo dimenticato se non del tutto cancellato della triste umanità cilentana, con tutta la sua sofferta storia di vita contadina, purtroppo umanamente negata al futuro.
Per parlare di Peppino Stifano e considerarlo ancora vivo e dialogante al mio fianco, proprio non mi fermerei mai. Ma purtroppo, come ci insegna la caducità delle cose umane, tutte le cose terrene hanno un inizio ed una fine.
Anche questo mio dire e raccontare dell’amico scomparso deve necessariamente avere una sua fine; ma oltre ad una fine, avrà opportunamente anche idee e proposte e quindi un fine simbiotico con il Cilento per non dimenticare Giuseppe Stifano; per non dimenticare un maestro di vita, educatore, etno-antropologo e soprattutto, un intelligente uomo del fare che da vero “erede” del mondo contadino, aveva sempre in ogni cosa che faceva, un fine dichiarato per cui la faceva.
Studioso intelligente ed attento, ci ha lasciato un ricco patrimonio di saperi, di idee, di pensieri e di testimonianze da non dimenticare; da non abbandonare al nulla, perché ci appartengono; perché sono parte di noi e con noi devono appartenere anche alla memoria come testimonianze di vita, per quelli che verranno.
Giuseppe Stifano oltre ad essere uomo di viva umanità e di cultura del presente, del nostro presente, sarà sicuramente anche un’importante risorsa della vita umana del futuro; di quel futuro in cui credeva tanto ed ha oggi le sue radici nelle tante cose con dentro, un’anima silenziosa, che saprà parlare come sempre e per sempre agli uomini di buona volontà che si avvicineranno al saggio Giuseppe Stifano, con rispetto sacrale, per sapere, per conoscere, per scoprire e … per cercare innovando, le nuove idee del futuro che anche se nuove in tutto, non possono assolutamente mancare di umanità, senza la quale un mondo disumano, proprio non potrebbe assolutamente avere futuro.
In quel nostro futuro che, nel Cilento e per il Cilento, così come ne era fortemente convinto anche l’amico Giuseppe Stifano, è universalmente rappresentato dal grande patrimonio della immaterialità del pensiero eleatico dell’ESSERE parmenideo, una risorsa di saperi condivisi che oggi tanto servono al mondo per contenere i guasti di un’invadente condizione umana fatta di avere-apparire, assolutamente indifferente all’Essere.
Per tutto quello che ha pensato, ideato e concretamente realizzato, la figura di Peppino Stifano è la parte “nobile” del Cilento che potrà risorgere a nuova vita umana, sociale ed anche culturale, se saprà fare tesoro del suo passato e di quello che ci hanno lasciato in eredità i tanti uomini “saggi” e “giusti” che hanno vissuto con il Cilento nel cuore, lasciandoci ben indicate le tracce di percorsi da seguire per un Cilento umanamente, culturalmente e socialmente nuovo, a partire dai comportamenti umani, purtroppo oggi gravemente ammalati di forme crescenti di disumana indifferenza dell’uno per l’altro.
Caro Peppino sorveglia e veglia in modo vigile il tuo Cilento; tanto, con l’augurio che, i suoi mali causati da un fare poco umanamente illuminato ed altrettanto poco saggio nel pensare insieme ad un futuro condiviso, possano un giorno trovare le cure giuste e quindi guarire.
Il tuo amico Giuseppe Lembo, ti avrà sempre nei suoi pensieri; ti ricorderà per il tuo instancabile impegno nello scoprire i valori portanti della grande ed intramontabile civiltà contadina del Cilento.
Sono valori che hai raccolto e ben custodito nella materialità dei tanti oggetti legati alla Terra a cui intelligentemente hai dato un’anima viva, che oltre al presente, parlerà anche al futuro delle nuove generazioni che vogliono e devono sapere del loro passato; di quel mondo del passato che rappresenta le loro radici.
Concludo sperando in un giusto riconoscimento per tutto quello che hai fatto e ci hai lasciato in eredità di pensieri, di testimonianze e di saperi.
Anche se non mi compete, oso chiedere a viva voce che il Museo della Civiltà Contadina di Moio – Pellare, porti il nome di Giuseppe Stifano.
È importante ricordare e ricordarti! Per questo sarà utile una Giornata di studi da dedicare alla tua vita di intelligente studioso di un territorio fortunato ad avere uomini “saggi” e “giusti” come te.
Una giornata di riflessioni intelligenti per pensare a costruire un percorso di futuro in nome di Giuseppe Stifano, un cilentano da non dimenticare, perché serve al Cilento; perché serve al futuro umano, sociale e culturale del Cilento.
Da ultimo e con questo mio pensiero, prendo commiato da te, aggiornando il vivo dialogo per futuri appuntamenti della memoria che sicuramente non mancheranno, informandoti che sarò attivamente un promotore della cultura della memoria e del ricordo in Terra cilentana; tanto, spingendo chi di dovere, chi ha la rappresentanza istituzionale del territorio cilentano, a costruire un “giardino della memoria” sul territorio del Cilento.
Un giardino per ricordare attraverso un elemento della viva natura cilentana, i nomi dei tanti “saggi” e “giusti” del Cilento,a partire da Parmenide e con tanti altri cilentani anche Giuseppe Stifano, che ne deve fare parte di diritto, essendo un personaggio del Cilento, un valore aggiunto per l’intero Cilento; un personaggio da affidare alla memoria dei giusti e dei saggi, per non dimenticarlo mai; dico mai.
Giuseppe Lembo