Appare sorprendente che in un periodo caratterizzato da grande mobilità politica, da volatilità delle opinioni e da comportamenti elettorali decisi last minute sia di fatto già iniziata la campagna referendaria sulle riforme costituzionali promosse dal governo Renzi. La consultazione infatti si terrà nel prossimo autunno e l’aver dato avvio alla campagna a distanza di mesi evoca quella che nel gergo ciclistico viene definita una «volata lunga», che spesso risulta non priva di sorprese. La maggioranza degli italiani si dice molto (23%) o abbastanza (37%) interessata al referendum, ma permane un a quota rilevante (40%) di elettori che non mostrano interesse o non si esprimono in proposito.
È un disinteresse che fa riflettere, dato che le modifiche della Costituzione riguardano tutti i cittadini, e sembra dipendere da due aspetti: l’atteggiamento di distacco e di disillusione nei confronti della politica e la limitata conoscenza dei contenuti della riforma e delle sue implicazioni. Non a caso l’interesse è più contenuto tra le persone meno istruite e i ceti più popolari. Quanto alla partecipazione al voto, a oggi meno di un italiano su due (4 6%) mostra l’intenzione di recarsi alle urne e tra coloro che dichiarano di voler votare il 21% si esprimerebbe per l’approvazione della riforma, il 16% contro e il 9%, pur volendo partecipare alla consultazione, al momento risulta indeciso. Escludendo astensionisti e indecisi, i «sì» prevalgono sui «no», 57% a 43%. Confrontando i dati con quelli dei precedenti sondaggi si registra una riduzione del vantaggio del «sì» che da gennaio scende da 32 punti a 14 punti.