Non è arrivato il sostegno esplicito dei vescovi, ma gli organizzatori del Family day sono contenti lo stesso e prevedono oggi al Circo Massimo un grande successo. «Sarà una piazza enorme e italiana», annuncia il portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, Massimo Gandolfini, che calcola più di un milione di persone. Uno «sciame di famiglie» in arrivo da tutt’Italia. Il cardinale Angelo Bagnasco ieri ha lanciato una bordata contro la legge sulle unioni civili, ma senza mai citare la piazza cattolica che si è data appuntamento a Roma: alle 12 l’inizio del raduno al Circo Massimo, alle 14 l’avvio dei comizi. «È in corso una equiparazione tra matrimonio e unioni civili con l’introduzione di un’alternativa alla famiglia», denunciano i vescovi. Parole che risuoneranno nella piazza cattolica, sul palco, dove sarà disteso lo striscione “Vietato rottamare la famiglia”. Messaggio per il “rottamatore” Renzi. II governo “blinda” la legge. «Sono sicuro che sulle unioni civili ce la faremo, anche con la step-child adoption», promette il Guardasigilli, Andrea Orlando. «La legge Cirinnà è inemendabile, va ritirata», sarà lo slogan di risposta del Family day. Che sul palco ha chiamato anche due testimonial contro l’utero in affitto: l’americana Jennifer Lahl e Elisa Gomez. Sarà letta anche la lettera dell’associazione Agapo, dei parenti di persone gay, e si aggiungono altre adesioni. Molti politici cattolici in piazza, oltre un centinaio, di destra, dell’Ncd, della Lega e di Fratelli d’Italia.
Dopo le adunate arcobaleno del 23 gennaio (un milione di persone in 96 città, per difendere la legge sulle unioni civili), oggi tocca al Family day contro la stepchild adoption. Che nonostante l’etichetta non si terrà sulle rive del Tamigi, bensì a Roma, al Circo Massimo; e anche stavolta sono attesi un milione di manifestanti. Insomma, una piazza spiazza l’altra. Ma chi rimpiazza questa piazza? Il Parlamento, o ciò che ne rimane. Perché ieri come adesso non è in questione il sacrosanto diritto di riunirsi, d’assieparsi in folle vocianti inalberando le proprie ragioni. No, è in questione il modo in cui la politica s ’atteggia dinanzi a tali eventi, la singolare inversione di ruoli e competenze fra popolo e Palazzo. Le prove? Già la conta delle adesioni illustri ha un che d’improprio, d’irrituale. La settimana scorsa, a sfilare in sostegno del ddl Cirinnà, c’erano ministri (Martina ), viceministri (Della Vedova), sottosegretari (Scalfarotto), governatori (Serracchiani), sindaci (de Magistris), e ovviamente frotte di parlamentari. Oggi è previsto il bis, sicché ti monta in gola una domanda: ma contro chi manifesta cotanto manifestante? Contro il legislatore, cioè contro se stesso. E no, gioco scorretto: a ciascuno il suo mestiere. Chi governa deve sfornare testi, non proteste. Almeno su quelle, lasciate il monopolio ai cittadini, dato che voi esercitate il monopolio sul le leggi. Sennonché pure quell’antico dominio parrebbe ormai senza padroni.