Ferdinando II, non eccessivamente colto, ma intelligente ed abile a sbrigare gli affari di stato questo “re Lazzarone”, come fu battezzato dal popolo, fece ben sperare. Si fece fama di liberale e cominciò a identificare la figura ideale del “sovrano italiano” facendo schiumare di rabbia e di gelosia Carlo Alberto che si riteneva il più indicato alla bisogna. Il Congresso liberale riunitosi a Bologna nel 1831 gli offrì la corona d’Italia, ma il re, mostrando in quell’occasione una forte miopia politica ed una profonda sudditanza psicologica per la Chiesa, tale e quale come l’Italia di oggi, pago che il regno fosse fra “l’acqua salata e l’acqua santa”, rifiutò l’offerta. Per Ferdinando il suo regno era quello ricevuto dal padre.
Sua missione era sanarlo e di garantirne l’indipendenza, mostrando più volte la sua insofferenza ai suggerimenti ed alle interferenze esterne, irridendo e destreggiandosi arditamente sia da Metternich sia da Luigi Filippo che dagli Inglesi. Inoltre ostava al disegno dei liberali l’estrema posizione periferica di Napoli e la sua particolare situazione etnico-sociale. Il sovrano napoletano non si illudeva di riuscire laddove Murat era miseramente fallito. Suo immediato e per allora unico scopo era quello di sanare il regno della cui situazione si era fatta un’idea personale dopo il ricordato viaggio compiuto in incognito ed in quest’opera profuse le sue migliori energie.