“Non mi sento rappresentato da nessuno dei due sfidanti al ballottaggio a Napoli. A maggior ragione, vorrei assistere a un confronto pubblico per vagliare le loro proposte e fare le mie scelte”. Una vita spesa in politica sotto le insegne della falce e martello e una lunga esperienza amministrativa tra gli scranni del consiglio comunale fino al 2006 (prima con Rifondazione e poi con il Pdci), oggi Mario Esposito presiede l’Associazione Unità delle Sinistre. Da una posizione politica affine ma autonoma da quella del sindaco uscente, fa sentire la propria voce: “Se il confronto pubblico può servire a me per chiarirmi le idee, può servire a tanti: è un atto dovuto ai napoletani”.
Perché è indeciso? Non sente un’affinità con De Magistris tale da spazzar via ogni dubbio in vista del ballottaggio?
“No, non sono per niente convinto. In realtà nessuno dei due mi può garantire sull’identità: quella di Lettieri è una candidatura civica, ma sostenuta dal centrodestra. De Magistris è un populista demagogo, tutto slogan e poca sostanza, a partire dalla tanto decantata ‘rivoluzione che parte da Napoli’ che di rivoluzionario ha ben poco. Gli atteggiamenti del novello Masaniello, il suo pugno chiuso, servono solo per ammaliare la sinistra, ma a me non mi fa scemo. Voglio sentire proposte concrete”.
Il punto di forza della consiliatura e oggi della campagna elettorale di De Magistris è la politica dei beni comuni. Neanche questo le sta bene?
“Sì, certo, l’acqua pubblica. Ma poi? Non dice altro. Trovo, invece, più che convincente la proposta di Lettieri sulla casa: un accordo Comune/banche per aiutare gli inquilini a comprare e a trasformare il fitto in mutuo. Significherebbe andare incontro al desiderio di tante famiglie napoletane e, allo stesso tempo, far entrare un bel po’ di soldi nelle casse comunali”.
A questo punto il suo endorsement sembra chiaro…
“No, ho fatto solo due esempi. A de Magistris dico: fai proposte di sinistra e faccele capire con chiarezza nel corso di un confronto pubblico. E’ lui che si sta sottraendo, nel silenzio della stampa cittadina”.
Ma lei chi ha votato al primo turno?
“Voto disgiunto: Valente sindaco e un consigliere della lista Bene Comune. Il Pd ne esce molto male da questa tornata elettorale, ma non è colpa di Valeria. Il partito, dopo la vicenda delle primarie, è arrivato spaccato all’appuntamento con le urne elettorali”.
Cosa pensa del nuovo protagonismo di Bassolino? Potrebbe essere lui a rimettere insieme i cocci del Pd?
“Lo escludo. Bassolino ha fatto bene a candidarsi alle primarie, ma avrebbe dovuto accettarne l’esito. E non può fare come il monello di Charlot: prima rompe il vetro della finestra e poi lo aggiusta”.